che figura di merda, che figura di merda, che figura di merda.
Eh sì, eh.
Ore 00:40 di mercoledì sera.
Io, altre tre pupazzette coi tacchi e un amico ci stavamo allontanando dal centro per portare a casa due delle pupazzette e andare a farci l'ammazzacocktail (no, non l'ammazzacaffè perché il caffè non l'avevamo preso).
Era stata una serata organizzata per far conoscere all'amico una delle pupazze. La situazione s'era complicata, scoprendo che la tipa dell'appuntamento al buio non mangiava pesce e voleva solo carne stracotta; era, oltretutto, schizzinosa con le verdure e mezza astemia.
Insomma, camminavamo verso la macchina.
Una delle pupazzette condivide con noi il suo stress emotivo: il moroso le ha regalato un brillocchio da 156 carati, dopo che ormai lei s'era messa via che non c'era verso di fargli cambiare testa... anzi, forse era meglio cambiare moroso. E, giustamente, non sapeva cosa fare perché, anche se non ne avevano parlato apertamente, sapevano entrambi di essere al capolinea.
"Perché il brillante? Perché adesso? Cosa faccio?"
"Sono quei gesti disperati che fanno per tenersi una donna..." me ne esco, "pensa che giusto pochi mesi fa ho ricevuto anch'io un anello da un quasi-moroso e sono caduta dal pero... per fortuna non un diamante... ho aspettato altre tre settimane per fuggire, ma solo perché mi sono trattenuta".
Neanche il tempo di finire la frase.
"LISAAA!!!!!"
Uomo affannato, trafelato e di peso inesistente alle mie spalle.
Mi giro.
Minchia è lui. Che figuradimerda, che figuradimerda!
E' lui, l'ex quasi-moroso, il mio terrore dell'ultimo mese e mezzo, con sei chili in meno. Mi si attacca tipo zecca al semaforo:
"Ti vedo molto bene, io invece da quando mi hai mollato, come già sai sono dimagrito, non ho fatto ferie, non mi hanno pagato al lavoro e ho bucato la ruota della macchina proprio sotto il tuo studio nuovo, che coincidenza... beh, comunque, trecento euro per la ruota, sai? Ci mancava, sì! ...ti accompagno a casa?"
E come, non lo so?! L'unica volta in cui ho accettato un aperitivo "in amicizia" mi hai tolto la vita due ore perché non mangi e non dormi.... e comunque non ti hanno MAI pagato, perché quello NON E' un lavoro! Comunque, dimmi, la peste bubbonica non è ancora arrivata...?
"No, grazie, non sto andando a casa... sono con loro..." (ma và?)
"Ci vediamo però... io voglio rivederti, non ti ho chiamata perché so che ti disturbo e poi quando ero venuto sotto il tuo studio l'altra volta non sei scesa"
E ci mancherebbe, maniaco!
In qualche modo riesco a fuggire e a interrogare le pupazze: avrà sentito?
"No, figurati, mentre dicevi quella cosa stava correndo come un fulmine per raggiungerti urlando il tuo nome a tutta la piazza... ma perché, era lui...?"
"Sì, era lui"
"Ma che sfiga!"
Il giorno dopo, di nuovo. Sms, stavolta: "ci vediamo? Andiamo a berci una cosa, abbiamo tanto da raccontarci!"
Eh no, caro. Stavolta col cazzo. Col piripicchio.
Credetemi, ho molto rispetto per il dolore altrui. Ma ci vuole dignità.
Tutto ciò per dirvi che se non scriverò più sul blog non vi resta che guardare sui giornali al titolo: giovane donna trovata a pezzi in un cassonetto dell'umido.
Perché lui fa la differenziata.
P.S.: Ho scordato un aggiornamento di vitale importanza.
Ricordate questo post, in cui ci chiedevamo perché il maschio alfa avesse un bidet in studio, nonostante molte cose in lui gridassero "sono impotente"?
La sua collega di più vecchia data, all'aperitivo del corteo trionfale in cui me ne sono andata, mi ha svelato l'arcano: quello studio una volta era una casa.
"Anzi, se apri l'armadio, altro che bidet... c'è ancora la vasca da bagno! Ma perché, cos'avevate pensato? Ma come vi viene in mente, quello è sposato col lavoro!"
Se il lavoro va male, faccio l'astrologa.
venerdì 31 agosto 2012
martedì 28 agosto 2012
Mr Big- epilogo
E' il momento giusto per raccontare la fine di questa storia. Le puntate precedenti le trovate in archivio, alla categoria "Mr Big". Sì, perchè ancora oggi e nonostante tutto per me è così.
Pochi mesi erano passati dopo quel biglietto che la moglie di Davide lasciò sulla sua macchina.
Continuavamo a vederci, semplicemente perché non potevamo farne a meno, ma lui era sempre più distante.
Spesso, litigavamo. Lo accusavo di avermi mentito e, anche se non ero mai stata così stupida da non aver capito che si trattava di bugie, capivo finalmente che mi ero sentita abbastanza forte da sopportare la situazione... ma alla fine mi ero innamorata sul serio, e non sapevo affrontare quella matassa che mi stava intrappolando e consumando. Chissà cos'avevo sperato di ottenere.
Durante uno di quei litigi, Davide mi chiese se avrei voluto vivere con lui. Ricominciare daccapo, insieme.
"Lisa, ho avuto tante donne nella mia vita, è vero. Ma la tua dolcezza, il modo in cui ancora adesso abbassi gli occhi e il modo in cui ancora adesso ti abbandoni completamente, come fossimo a letto insieme per la prima volta... non vorresti vivere con me? Ce la caveremo, vedrai. Ci vorrà solo poco, pochissimo tempo. Troverò una casa..."
Le sue valigie erano per terra: se n'era andato di casa. Dormiva da me da due notti.
Ma altre volte l'aveva fatto, per pochi giorni, e io non gli credevo più.
Non potevo più credergli, e quella dolcezza era diventata odio.
Così gli dissi quello che non avrei mai voluto mi uscisse di bocca, perché non credevo più che mi avesse mai amata.
"A vivere insieme... e per cosa? Per essere quella che ti aspetta a casa mentre ti fai le altre? No, Davide... no: è molto meglio essere la tua amante che la tua donna."
Non disse nulla. Mi guardò e gli occhi luccicavano. Non so ancora adesso se di stupore, rabbia, umiliazione, incredulità, dolore o tutte queste cose insieme. Mi accarezzò la guancia e mi baciò la fronte. Mi guardò come fossi ormai consumata, col dito sfiorò la mia pancia magrissima.
In silenzio, prese le valigie.
Uscì dalla porta, senza nemmeno una parola.
E non lo rividi più.
Non seppi più nulla di lui.
Per settimane aspettai che riaccendesse il telefono, che chiamasse.
Forse cambiò semplicemente numero.
Dopo mesi, la madre del mio ex mi disse "non dire niente, ma so che ti stai tormentando... taci, Lisa, non so neanche perché ti sto facendo un favore dopo le lacrime che ho visto piangere a mio figlio per te... ma sono una donna, e so tutto, perciò ascolta bene: lui è partito con sua moglie, hanno traslocato, lontano da qui... Davide era pieno di debiti."
"Non me l'ha mai detto..."
"E perché avrebbe dovuto?"
Così, era finita. Sapevo anche perfettamente dove andarlo a cercare, ma a cosa sarebbe servito?
Conservai in una scatola quella conchiglia che avevamo raccolto insieme sulla spiaggia, e che è ancora lì.
Dopo sei anni, mi trovavo a passeggiare per le strade di Verona, dove eravamo stati felici.
Vidi un uomo che mi fissava dalla veranda di un ristorante.
Guardai meglio.
Era Davide.
Io ero con un altro, passeggiavamo e ridevamo... ma mi fermai a guardarlo, per una manciata di secondi che sembrava infinita, e nei nostri occhi c'era tutto: nostalgia, amore, l'implicita domanda "stai bene?" e niente, niente da perdonare.
Poi, una donna e una ragazzina uscirono dal ristorante e si sedettero con lui. Guardai meglio: la donna era Monica, e la ragazzina era la bambina di tanti anni prima.
Senza quasi accorgermene, guardai a terra, annuendo con un sincero sorriso.
"Cosa c'è, Lisa..?" mi chiese l'uomo al mio fianco.
"Niente, tesoro... andiamo, è una bella giornata."
Gli presi la mano e mi allontanai, dicendo a me stessa che un cerchio, finalmente, si era chiuso... avrei amato di nuovo.
Pochi mesi erano passati dopo quel biglietto che la moglie di Davide lasciò sulla sua macchina.
Continuavamo a vederci, semplicemente perché non potevamo farne a meno, ma lui era sempre più distante.
Spesso, litigavamo. Lo accusavo di avermi mentito e, anche se non ero mai stata così stupida da non aver capito che si trattava di bugie, capivo finalmente che mi ero sentita abbastanza forte da sopportare la situazione... ma alla fine mi ero innamorata sul serio, e non sapevo affrontare quella matassa che mi stava intrappolando e consumando. Chissà cos'avevo sperato di ottenere.
Durante uno di quei litigi, Davide mi chiese se avrei voluto vivere con lui. Ricominciare daccapo, insieme.
"Lisa, ho avuto tante donne nella mia vita, è vero. Ma la tua dolcezza, il modo in cui ancora adesso abbassi gli occhi e il modo in cui ancora adesso ti abbandoni completamente, come fossimo a letto insieme per la prima volta... non vorresti vivere con me? Ce la caveremo, vedrai. Ci vorrà solo poco, pochissimo tempo. Troverò una casa..."
Le sue valigie erano per terra: se n'era andato di casa. Dormiva da me da due notti.
Ma altre volte l'aveva fatto, per pochi giorni, e io non gli credevo più.
Non potevo più credergli, e quella dolcezza era diventata odio.
Così gli dissi quello che non avrei mai voluto mi uscisse di bocca, perché non credevo più che mi avesse mai amata.
"A vivere insieme... e per cosa? Per essere quella che ti aspetta a casa mentre ti fai le altre? No, Davide... no: è molto meglio essere la tua amante che la tua donna."
Non disse nulla. Mi guardò e gli occhi luccicavano. Non so ancora adesso se di stupore, rabbia, umiliazione, incredulità, dolore o tutte queste cose insieme. Mi accarezzò la guancia e mi baciò la fronte. Mi guardò come fossi ormai consumata, col dito sfiorò la mia pancia magrissima.
In silenzio, prese le valigie.
Uscì dalla porta, senza nemmeno una parola.
E non lo rividi più.
Non seppi più nulla di lui.
Per settimane aspettai che riaccendesse il telefono, che chiamasse.
Forse cambiò semplicemente numero.
Dopo mesi, la madre del mio ex mi disse "non dire niente, ma so che ti stai tormentando... taci, Lisa, non so neanche perché ti sto facendo un favore dopo le lacrime che ho visto piangere a mio figlio per te... ma sono una donna, e so tutto, perciò ascolta bene: lui è partito con sua moglie, hanno traslocato, lontano da qui... Davide era pieno di debiti."
"Non me l'ha mai detto..."
"E perché avrebbe dovuto?"
Così, era finita. Sapevo anche perfettamente dove andarlo a cercare, ma a cosa sarebbe servito?
Conservai in una scatola quella conchiglia che avevamo raccolto insieme sulla spiaggia, e che è ancora lì.
Dopo sei anni, mi trovavo a passeggiare per le strade di Verona, dove eravamo stati felici.
Vidi un uomo che mi fissava dalla veranda di un ristorante.
Guardai meglio.
Era Davide.
Io ero con un altro, passeggiavamo e ridevamo... ma mi fermai a guardarlo, per una manciata di secondi che sembrava infinita, e nei nostri occhi c'era tutto: nostalgia, amore, l'implicita domanda "stai bene?" e niente, niente da perdonare.
Poi, una donna e una ragazzina uscirono dal ristorante e si sedettero con lui. Guardai meglio: la donna era Monica, e la ragazzina era la bambina di tanti anni prima.
Senza quasi accorgermene, guardai a terra, annuendo con un sincero sorriso.
"Cosa c'è, Lisa..?" mi chiese l'uomo al mio fianco.
"Niente, tesoro... andiamo, è una bella giornata."
Gli presi la mano e mi allontanai, dicendo a me stessa che un cerchio, finalmente, si era chiuso... avrei amato di nuovo.
mercoledì 22 agosto 2012
come fare sesso in un monastero
(Seconda puntata. Per andare alla prima scorri in basso, se no non ti trovi.)
Ecco, dicevamo che quando ho mandato a puttane le mie ferie col moroso mollando il moroso, ovviamente mi ero messa via che sarebbe stata un'estate improvvisata.
Dopo le prime settimane nel Salento e in attesa di unirmi alle amiche verso il 20 agosto, decido all'ultimo minuto quale sarà la mia nuova meta.
Un monastero buddhista.
Ero in cerca della quiete e dell'amore cosmico, dopo un anno decisamente stressante. Solo Buddha può salvarmi dalla follia omicida, mi ero detta.
Primo giorno.
Mente di Lisa: che cazzo sono venuta a fare? Qua non c'è nulla se non 'sti tibetani dal sorriso ebete e i devoti a Buddha col sorriso più ebete del loro. Maledetti fricchettoni, datemi un'ascia.
Secondo giorno.
Mente di Lisa: forse sono stressata sul serio. Volevo meditare e invece non faccio altro che lamentarmi. Proviamo a trovare 'sto amore cosmico.
Con smalto e messa in piega perfetti, mi dirigo verso il tempietto di meditazione. La scena era degna di un film di Fantozzi: "...Fantozzi e Filini meditavano dalle 7:30 del mattino alle 22, con pause pranzo e cena e due ricreazioni di mezz'ora. Il terzo giorno, Fantozzi, rientrando nella sua camera con vista colline toscane, colpito da un trasversale raggio di sole negli occhi, vide entrare in camera il Buddha. Filini, illuminato dalla santa compassione, decise di ritirarsi in silenzio sull'Himalaya per sette anni".
Molto vicina alle lacrime con cui si riaprì il mio vecchio, stanco e malconio cuore a causa delle meditazioni sulla compassione, la gratitudine, il sentirsi fortunati e un sacco di cose a cui non pensavo dal 1997, a cena mi colpì una visione divina: davanti a me si sedette un esemplare di uomo perfetto.
Il mio cuore, già aperto all'amore universale, ringraziò con le lacrime agli occhi la Sacra Famiglia, i Tre Gioielli e la Madonna del Carmine, sospirando: "dio esiste: ora c'ho le prove. TAPPHAMI LEVANTE! TAPPHAMI SE TU MI VUO' BBENE!".
Siccome è l'uomo perfetto, non mi degna di uno sguardo.
Ma, parlando con la mia vicina di tavolo, le dico quanto sono contenta del bellissimo ritiro di meditazione che sto facendo, e che non vedo l'ora che arrivino le 7:30 di mattina per tornarci.
E infatti, ore 7:30 del mattino lui è al ritiro di meditazione.
Ore 15:00: cambio posto e mi metto di fianco a lui, con la scusa che in quel posto arriva meglio l'aria del ventilatore.
Ore 19:30, il sosia di Jeff Buckley si siede di fianco a me per la cena e con somma gioia scopro che sa anche parlare.
Da brava rana pescatrice, so che il maschio (specialmente se è l'uomo perfetto e tra tre giorni sei a casa tua) va incoraggiato. Quindi gli dico che il ritiro è bellissimo ma oggi è una così bella serata che forse non vado alla meditazione.
Propone un caffé in paese.
Fingendo stupore per l'ardita proposta, dopo due secondi rispondo "beh... dai, perché no?".
Purtroppo per me, l'uomo perfetto è davvero perfetto e in poche ore gli cado tra le braccia. Due volte.
Poi pensiamo bene di dirigerci ognuno verso il suo letto e vederci l'indomani.
L'indomani è identico al primo giorno, se non fosse che la sera Jeff mi trascina a un ristorantino di pesce sul mare dove mi offre la cena, e dove decido di accendere un cero a Santo Cupido, Eros, Afrodite e il clero di Ishtar.
Il cameriere ci dice che siamo una bellissima coppia. Appena lo informiamo che ci siamo conosciuti il giorno prima in un monastero buddhista, fa una faccia incredula e dice "allora ci vado anch'io!".
Arriva il momento che la povera Lisa vada via. Abbiamo dormito tre ore, ci vediamo a colazione: lui con le occhiaie, io trasfigurata di luce cosmica (mi succede così quando passo una bella nottata, forse sono una specie di vampiro sessuale).
"Allora vai via davvero? Per un attimo ho sperato che restassi un giorno in più con me".
"Sì, parto tra 10 minuti"
"Mi lasci il tuo numero?"
Tiro fuori il bigliettino col mio numero, preventivamente profumato perché tanto in fondo rimango una quindicenne e il Buddha peggiora soltanto la situazione, lui fa per darmi il suo.
"No... tieni il mio, e se mi vuoi mi chiami, altrimenti va bene così".
Scivolo via con un bacio sulla guancia mentre mi dice "magari potremmo davvero rivederci se vuoi..." "vedremo... chiama!".
Un'ora dopo, il suo primo sms.
E anche se so perfettamente che le storie vacanziere finiscono nel nulla dal quale cominciano, non credo avrò le forze di farmi Johnny Depp finalmente single sul tavolo della cucina, domani.
Tapphami Levante.
Ecco, dicevamo che quando ho mandato a puttane le mie ferie col moroso mollando il moroso, ovviamente mi ero messa via che sarebbe stata un'estate improvvisata.
Dopo le prime settimane nel Salento e in attesa di unirmi alle amiche verso il 20 agosto, decido all'ultimo minuto quale sarà la mia nuova meta.
Un monastero buddhista.
Ero in cerca della quiete e dell'amore cosmico, dopo un anno decisamente stressante. Solo Buddha può salvarmi dalla follia omicida, mi ero detta.
Primo giorno.
Mente di Lisa: che cazzo sono venuta a fare? Qua non c'è nulla se non 'sti tibetani dal sorriso ebete e i devoti a Buddha col sorriso più ebete del loro. Maledetti fricchettoni, datemi un'ascia.
Secondo giorno.
Mente di Lisa: forse sono stressata sul serio. Volevo meditare e invece non faccio altro che lamentarmi. Proviamo a trovare 'sto amore cosmico.
Con smalto e messa in piega perfetti, mi dirigo verso il tempietto di meditazione. La scena era degna di un film di Fantozzi: "...Fantozzi e Filini meditavano dalle 7:30 del mattino alle 22, con pause pranzo e cena e due ricreazioni di mezz'ora. Il terzo giorno, Fantozzi, rientrando nella sua camera con vista colline toscane, colpito da un trasversale raggio di sole negli occhi, vide entrare in camera il Buddha. Filini, illuminato dalla santa compassione, decise di ritirarsi in silenzio sull'Himalaya per sette anni".
Molto vicina alle lacrime con cui si riaprì il mio vecchio, stanco e malconio cuore a causa delle meditazioni sulla compassione, la gratitudine, il sentirsi fortunati e un sacco di cose a cui non pensavo dal 1997, a cena mi colpì una visione divina: davanti a me si sedette un esemplare di uomo perfetto.
Il mio cuore, già aperto all'amore universale, ringraziò con le lacrime agli occhi la Sacra Famiglia, i Tre Gioielli e la Madonna del Carmine, sospirando: "dio esiste: ora c'ho le prove. TAPPHAMI LEVANTE! TAPPHAMI SE TU MI VUO' BBENE!".
Siccome è l'uomo perfetto, non mi degna di uno sguardo.
Ma, parlando con la mia vicina di tavolo, le dico quanto sono contenta del bellissimo ritiro di meditazione che sto facendo, e che non vedo l'ora che arrivino le 7:30 di mattina per tornarci.
E infatti, ore 7:30 del mattino lui è al ritiro di meditazione.
Ore 15:00: cambio posto e mi metto di fianco a lui, con la scusa che in quel posto arriva meglio l'aria del ventilatore.
Ore 19:30, il sosia di Jeff Buckley si siede di fianco a me per la cena e con somma gioia scopro che sa anche parlare.
Da brava rana pescatrice, so che il maschio (specialmente se è l'uomo perfetto e tra tre giorni sei a casa tua) va incoraggiato. Quindi gli dico che il ritiro è bellissimo ma oggi è una così bella serata che forse non vado alla meditazione.
Propone un caffé in paese.
Fingendo stupore per l'ardita proposta, dopo due secondi rispondo "beh... dai, perché no?".
Purtroppo per me, l'uomo perfetto è davvero perfetto e in poche ore gli cado tra le braccia. Due volte.
Poi pensiamo bene di dirigerci ognuno verso il suo letto e vederci l'indomani.
L'indomani è identico al primo giorno, se non fosse che la sera Jeff mi trascina a un ristorantino di pesce sul mare dove mi offre la cena, e dove decido di accendere un cero a Santo Cupido, Eros, Afrodite e il clero di Ishtar.
Il cameriere ci dice che siamo una bellissima coppia. Appena lo informiamo che ci siamo conosciuti il giorno prima in un monastero buddhista, fa una faccia incredula e dice "allora ci vado anch'io!".
Arriva il momento che la povera Lisa vada via. Abbiamo dormito tre ore, ci vediamo a colazione: lui con le occhiaie, io trasfigurata di luce cosmica (mi succede così quando passo una bella nottata, forse sono una specie di vampiro sessuale).
"Allora vai via davvero? Per un attimo ho sperato che restassi un giorno in più con me".
"Sì, parto tra 10 minuti"
"Mi lasci il tuo numero?"
Tiro fuori il bigliettino col mio numero, preventivamente profumato perché tanto in fondo rimango una quindicenne e il Buddha peggiora soltanto la situazione, lui fa per darmi il suo.
"No... tieni il mio, e se mi vuoi mi chiami, altrimenti va bene così".
Scivolo via con un bacio sulla guancia mentre mi dice "magari potremmo davvero rivederci se vuoi..." "vedremo... chiama!".
Un'ora dopo, il suo primo sms.
E anche se so perfettamente che le storie vacanziere finiscono nel nulla dal quale cominciano, non credo avrò le forze di farmi Johnny Depp finalmente single sul tavolo della cucina, domani.
Tapphami Levante.
la cyborgfemmina e l'ormai-amico
Per molte donne sarebbe stata una tragedia scoprire, il 17 luglio, che non passerai delle romantiche vacanze accoppiandoti come un furetto nella salata acqua del mare notturno.
Ma per una cyborgfemmina, ciò si può trasformare in una meravigliosa opportunità di flirtate estive multiple con barrette antirisucchio (e questo mi fa anche pensare a quei momenti della vita che vediamo come disgrazie, mentre sono enormi fortune).
Non starò qui a raccontarvi il come e il perché dellla fine della mia storia con lo psicologo, perché guardare al futuro invece che al passato è sempre una buona abitudine, anche se può causarti una miopia da sforzo.
Andiamo con ordine, e terrò il dulcis in fundo per il prossimo post.
A questo post, invece, è dedicato il delicato tema dell'"ormai-amico".
Questa razza di uomini rientra in quei crudeli casi della vita in cui una potenziale, meravigliosa scopata, per circostanze avverse, si trasforma in una "bella amicizia", fino al punto in cui accetti che lui non disegnerà mai con la lingua il contorno del tuo ombelico e, anzi, se ciò accadesse sarebbe una tragedia per il vostro bel rapporto.
E se un giorno capita l'occasione, inizia il valzer del moscerino, con la complicazione che ormai conosci tutti i cazzi suoi e quindi non ti intriga nemmeno più.
Dicembre 2009.
Entro in una birreria aperta da poco e mi trovo davanti il sosia di Johnny Depp.
Non può succederti una cosa del genere senza che tu inizi a balbettare idiozie e rifare il tuo guardaroba giusto per entrare in quel bar e vedere se gli strappi un appuntamento.
Ma passano i mesi. Passa un anno.
Ormai ero diventata un cliente fisso e avevo messo una panza da birra atroce e frequentato altri uomini, quando vedo un furetto riccio, bassino, con due occhioni da gatto di Shrek e la minigonna (in una parola: Minnie), che infila un chilometro di lingua in gola a Johnny Depp.
Scopro che sono insieme da nove anni.
E la topolina mi è pure simpatica.
Pazienza, mi dico. Tanto non ti cagava lo stesso.
2011
Grazie all'enorme quantità di denaro speso nel locale di Johnny, alla fine siamo entrati in confidenza e qualche volta si esce in compagnia per delle degustazioni di birra artigianale. La mia panza da birra cresce, e nonostante i 57 chili della mia perfetta forma fisica, mi è sempre più difficile stare in apnea per mettere le magliettine aderenti.
In ogni caso, no: decisamente non mi piace. O meglio, scopro che mi piace come amico, anche se a volte è cocciuto come un mulo e lo prenderei a sberle. Nel tempo, anzi, nasce proprio una bella amicizia, nonostante ogni tanto mi sfiori il pensiero di strappargli le mutande: ma se dovessimo andare oltre all'one night stand, ci tireremo dietro pile di piatti e non è il caso.
Quindi, accantono ogni velleità sessuale nei suoi riguardi.
10 agosto 2012
sms dal nulla: "ciao! Tutto bene? sei rientrata dalle ferie? Ci facciamo compagnia in questa notte di San Lorenzo senza morosi e morose?"
Toh... e sentiamo, che cazzo ti sei preso per uscirtene così?
Penso che devo essermi persa qualche passaggio: che fine ha fatto Minnie?
Ma a domanda indiretta risponde con reticenza, quindi scelgo di credere che usciremo in amicizia.
Rimandiamo di un paio di giorni questa misteriosa uscita a due, infine ce ne andiamo a fare un giro in moto, in cui mi guardo bene dallo spalmarmi su di lui come fossi marmellata.
Urlandoci dai caschi le ultime novità dal fronte, scopro che con Minnie si sono mollati a novembre, ma lui "deve ancora trovare un altro appartamento":
e quindi cosa crederesti di fare?
Nonostante l'intento per un attimo fosse sembrato quasi chiaro, la serata scorre tranquilla e il mio ormai amico tiene a farmi sapere che non è tipo da avventure.
Peccato, io in questo momento non sono tipa da storie.
13 agosto 2012
Parto per un iperrilassante ritiro in Toscana alla ricerca dell'amore cosmico, dove, oltre all'amore cosmico, conosco anche il sosia di Jeff Buckley (di cui vi parlerò al prossimo post, intitolato "come fare sesso in un monastero").
Appena lo vedo mi cade un occhio per terra e ringrazio Buddha, Krishna, Gesù Bambino e Sant'Antonio Abate per avere creato l'uomo perfetto.
Sento Johnny il 14, il 16, il 17 e il 18.
Inizia a chiudere gli sms con i baci.
Organizziamo una strana cosa: una cena a casa mia con 6 invitati, in cui giovedì andremo a fare la spesa insieme e venerdì cucineremo tutto il giorno... insieme.
Romantico, no?
Ma ora mi chiedo: cosa potrebbe accadere se venerdì, mentre cucino con Johnny, chiamasse Jeff Buckley e io mi sciogliessi sotto gli occhi del mio "amico" in una vocina vellutata e bisbigliando "smettila, non sono sola..."?
Lo saprete nella terza puntata, perché nella seconda vi presenterò Jeff.
Ma per una cyborgfemmina, ciò si può trasformare in una meravigliosa opportunità di flirtate estive multiple con barrette antirisucchio (e questo mi fa anche pensare a quei momenti della vita che vediamo come disgrazie, mentre sono enormi fortune).
Non starò qui a raccontarvi il come e il perché dellla fine della mia storia con lo psicologo, perché guardare al futuro invece che al passato è sempre una buona abitudine, anche se può causarti una miopia da sforzo.
Andiamo con ordine, e terrò il dulcis in fundo per il prossimo post.
A questo post, invece, è dedicato il delicato tema dell'"ormai-amico".
Questa razza di uomini rientra in quei crudeli casi della vita in cui una potenziale, meravigliosa scopata, per circostanze avverse, si trasforma in una "bella amicizia", fino al punto in cui accetti che lui non disegnerà mai con la lingua il contorno del tuo ombelico e, anzi, se ciò accadesse sarebbe una tragedia per il vostro bel rapporto.
E se un giorno capita l'occasione, inizia il valzer del moscerino, con la complicazione che ormai conosci tutti i cazzi suoi e quindi non ti intriga nemmeno più.
Dicembre 2009.
Entro in una birreria aperta da poco e mi trovo davanti il sosia di Johnny Depp.
Non può succederti una cosa del genere senza che tu inizi a balbettare idiozie e rifare il tuo guardaroba giusto per entrare in quel bar e vedere se gli strappi un appuntamento.
Ma passano i mesi. Passa un anno.
Ormai ero diventata un cliente fisso e avevo messo una panza da birra atroce e frequentato altri uomini, quando vedo un furetto riccio, bassino, con due occhioni da gatto di Shrek e la minigonna (in una parola: Minnie), che infila un chilometro di lingua in gola a Johnny Depp.
Scopro che sono insieme da nove anni.
E la topolina mi è pure simpatica.
Pazienza, mi dico. Tanto non ti cagava lo stesso.
2011
Grazie all'enorme quantità di denaro speso nel locale di Johnny, alla fine siamo entrati in confidenza e qualche volta si esce in compagnia per delle degustazioni di birra artigianale. La mia panza da birra cresce, e nonostante i 57 chili della mia perfetta forma fisica, mi è sempre più difficile stare in apnea per mettere le magliettine aderenti.
In ogni caso, no: decisamente non mi piace. O meglio, scopro che mi piace come amico, anche se a volte è cocciuto come un mulo e lo prenderei a sberle. Nel tempo, anzi, nasce proprio una bella amicizia, nonostante ogni tanto mi sfiori il pensiero di strappargli le mutande: ma se dovessimo andare oltre all'one night stand, ci tireremo dietro pile di piatti e non è il caso.
Quindi, accantono ogni velleità sessuale nei suoi riguardi.
10 agosto 2012
sms dal nulla: "ciao! Tutto bene? sei rientrata dalle ferie? Ci facciamo compagnia in questa notte di San Lorenzo senza morosi e morose?"
Toh... e sentiamo, che cazzo ti sei preso per uscirtene così?
Penso che devo essermi persa qualche passaggio: che fine ha fatto Minnie?
Ma a domanda indiretta risponde con reticenza, quindi scelgo di credere che usciremo in amicizia.
Rimandiamo di un paio di giorni questa misteriosa uscita a due, infine ce ne andiamo a fare un giro in moto, in cui mi guardo bene dallo spalmarmi su di lui come fossi marmellata.
Urlandoci dai caschi le ultime novità dal fronte, scopro che con Minnie si sono mollati a novembre, ma lui "deve ancora trovare un altro appartamento":
e quindi cosa crederesti di fare?
Nonostante l'intento per un attimo fosse sembrato quasi chiaro, la serata scorre tranquilla e il mio ormai amico tiene a farmi sapere che non è tipo da avventure.
Peccato, io in questo momento non sono tipa da storie.
13 agosto 2012
Parto per un iperrilassante ritiro in Toscana alla ricerca dell'amore cosmico, dove, oltre all'amore cosmico, conosco anche il sosia di Jeff Buckley (di cui vi parlerò al prossimo post, intitolato "come fare sesso in un monastero").
Appena lo vedo mi cade un occhio per terra e ringrazio Buddha, Krishna, Gesù Bambino e Sant'Antonio Abate per avere creato l'uomo perfetto.
Sento Johnny il 14, il 16, il 17 e il 18.
Inizia a chiudere gli sms con i baci.
Organizziamo una strana cosa: una cena a casa mia con 6 invitati, in cui giovedì andremo a fare la spesa insieme e venerdì cucineremo tutto il giorno... insieme.
Romantico, no?
Ma ora mi chiedo: cosa potrebbe accadere se venerdì, mentre cucino con Johnny, chiamasse Jeff Buckley e io mi sciogliessi sotto gli occhi del mio "amico" in una vocina vellutata e bisbigliando "smettila, non sono sola..."?
Lo saprete nella terza puntata, perché nella seconda vi presenterò Jeff.
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