domenica 30 ottobre 2011

Mr Big - 4 - le code di gambero

Dove eravamo rimasti...?
Già: Mr Big si era sposato. E dopo mesi e un caffè mi scrisse: "e se ti dicessi che mi manchi?". Io nel frattempo ero a casa dei miei per cercare di liberarmi di Andrea Coccolino che voleva convivere con me 21enne. In  preda a idiozia giovanile risposi:
"Smettila di tirarmi pugni nello stomaco"
"Si chiama amore, e io ho bisogno di vederti".

Scrissi almeno 45 risposte a quel messaggio. Le cancellai tutte e poi inviai "dove sei..?"
Si chiama follia suicida: Mr Big, il paraculo del secolo, sapeva benissimo che ero in una città dove nessuno conosceva lui, sua moglie, me e il mio fidanzato.

Inutile dire che dopo poche ore me lo trovai sotto casa. Avevo giurato sopra ogni cosa alla mia amica Giulia che non mi sarei lasciata travolgere da un uomo sposato, non importa per quale dannata e fantasiosa ragione asserisse di averlo fatto.
"Sei già qui..." esordì.
"Sei tu che sei in ritardo"
"Sono in ritardo?"
"Di cinque minuti"
"Allora dovrò offrirti la cena. Mi sei mancata da morire."
Cosa sarà mai parlare un po', mi dicevo... davanti a un aperitivo scoprii che Davide aveva un cervello, un intuito quasi spaventoso, amava Garcia Lorca e Jackson Pollock, il jazz, giocava a scacchi e mi faceva tremare le ginocchia.
In pratica era il Diavolo.

Quella sera collezionai tante di quelle figure di merda che solo a ripercorrerle è incredibile: nell'ordine balbettavo, arrossivo, rispondevo a monosillabi, lo portavo a cena in un ristorante chiuso, poi in uno prenotato per un matrimonio (no, dico!), e infine finimmo in un posto dove conoscevano sia me che i miei genitori.
Lì ordinai dei gamberi con le zucchine e lui potè assistere alla scena più penosa della storia della seduzione: mangiavo, nell'ordine, un gambero e una zucchina e allineavo ossessivamente le code di gambero a distanze algoritmicamente perfette.
Davide fissò il mio piatto, fissò me:
"Meticolosa... mi piace." e ridacchiava come Satana.
"Touché."
Tiro salvezza: *fallito*, punti ferita: -36. 
Eccheccazzo.

Uscimmo.
"Dove hai parcheggiato?" gli chiesi
"Qua dietro"
"Allora... beh, ciao." dissi abbassando gli occhi.
"Lisa, sei la donna più stupida che conosca. Come devo fartelo capire che sono innamorato di te?"
Mi guardò come se volesse rompermi la testa. La delusione, forse, avrei potuto sopportarla... ma  quello sguardo di rimprovero era più di quanto i miei nervi potessero tollerare.
E allora perché diavolo ti sei sposato?! Ma sapevo che avrebbe risposto "Per la bambina". Non mi restava che cadergli tra le braccia o scappare... e rinunciare. La seconda soluzione sembrava ormai inconcepibile.
Mi avvicinai con gli occhi del gatto di Shrek, accarezzandogli il braccio:
"Andiamocene via da qui"
"Dove?"
"Non mi interessa. Portami via."
"Allora mi ami anche tu..."
"Lo sai benissimo, stupido."

Avete presente, credo, quella scena di Titanic con la macchina dai vetri appannati.
Tornai a casa dei miei come una ladra alle 6 di mattina.
Ovviamente lasciai Coccolino appena tornata a casa mia.
E iniziai a vedere Davide ogni giorno.

mercoledì 26 ottobre 2011

prove dell'evoluzione - 5- Mr. Willy Wonka

Forse rammenterete tale bucolico individuo, citato in "storia di un trombamico di mezza estate". Non dichiarerò affatto, qui, i luoghi dei nostri incontri, poiché si tratterebbe della confessione di numerosi fatti tipici, antigiuridici e colpevoli.
Fattostà che, dopo la splendida figura del "ho un piede in due scarpe", il soggetto si sogna pure di chiedermi se vado a cena a casa sua. Riceve ovviamente come risposta: "non sono sicura di voler assaggiare la tua cucina".
E sembrava così aver giustamente suonato la ritirata.

L'esemplare coglie poi l'occasione di una festività per tentare d'assicurarsi la compagnia della sottoscritta. Neanche ha aspettato il vischio e Natale, quando "siamo tutti più buoni". Eh, no!
Perché...?
Perché, vengo a sapere direttamente dalla sua boccuccia, non sente l'altra da tre settimane e comunque "preferiva me".
Esticazzicipensaviprima, adesso sono cotta come una pera. Di un altro.

Quando mi si avvicina, a festa (mia, oltretutto) inoltrata, sento il rumore delle scimmie urlatrici nel suo cervello. Sono molto agitate e hanno l'aria di essere anche brille.

"Ciao... sai, contavo di festeggiare alla grande... insieme..."
"Stasera siete in tanti, non credo di potervi soddisfare tutti"
"Credevo di godere di privilegi speciali..."
"Per caso hai trovato il biglietto d'oro nella cioccolata?"
"Non sono fortunato, ma contavo sul mio ascendente e una buona dose di alcol..."
"Di alcol ce n'è abbastanza per farmi anche credere che tu possa avere un ascendente. Le faremo sapere, mister Cascamorto. Non scordi di portare il biglietto d'oro, o niente cioccolata."

Le scimmie, grattandosi il cranio non capendo se fosse un sì, un no o una sfotticchiata, se ne andarono zompettando. Quanto a me, pensai bene di godermi la mia serata.
Magari un'altra volta, Willy Wonka. La richiesta è stata inserita nel database.
Intanto sei stato declassato a Panchina. Giusto perché, in ogni caso, ho dei bei ricordi.

martedì 25 ottobre 2011

l'oroscopo cinese e la disfatta di Caporetto

Davanti a un margarita un'amica mi chiede "ti è mai capitato che fosse troppo?"
Ebbene, sì. Il fattaccio risale a qualche anno fa.

Alzi la mano chi non ha mai avuto fantasie sul fratello del proprio ex.
Nel mio caso il fratello era tre anni più giovane di me. Ma andiamo con ordine.
Biondino, timidino, non gli davo due lire. Sette anni dopo essermi lasciata con suo fratello, mi invita a bere un caffé. A malapena me lo ricordavo, il cocco di mamma impastricciato di crema solare, ma decido di andare. E mi ritrovo davanti un ometto bell'e fatto.
Guarda guarda... Lisa, giù le mani o il cielo ti fulminerà. Sì, giù le mani.
Altro che timidino... il bambino mi sfodera un bel sorriso, mi apre la porta, prendiamo questo caffé. Scopro che fa kung fu e la sua specialità è il doppio bastone (già qui...). Che è fisioterapista. E che, mi par di capire, ha sempre avuto una cotta per la sottoscritta.
Qui ci vuole etica, mi dico.
"E così abiti nei paraggi?" mi chiede.
Istigazione, si chiama.
Oh, suvvia, non è più minorenne!
Sì, ma suo fratello non mi parlerà più.
Non lo senti da due anni.
Il mio cervello è abitato dal diavolo.

La trafila la conosciamo tutti: delicato tampinamento, solito "oggi non posso facciamo domani" e "domani non posso io facciamo venerdì", e via dicendo.
Arriva venerdì, ore 18. Diluvia. Prendiamo un aperitivo in casa finché non si placa il temporale.
Tra una chiacchiera e l'altra mi chiede se conosco l'oroscopo cinese.
"Più o meno..."
Scopro così di essere, per l'antica saggezza cinese con tabelle alla mano, una topa di legno.
Toh guarda.
Che si trova davanti una tigre di fuoco.
E figurati!
La situazione inizia a mettermi un filino di ansia, quando mi annuncia pure che ha una malattia.
Lo sapevo che c'era qualcosa che non andava.
"Sono affetto da priapismo".
"Din din din jackpot!!!"

Inutile dire che abbiamo cenato a mezzanotte.
Provatissima dalle fatiche epiche in cui comunque riesco a salvare il mio onore, mi chiede "posso vederti domani?"
O_O
Ehmmm.... facciamo domenica?

Dopo una domenica uguale al venerdì, un lunedì e un martedì uguali alla domenica, un giovedì uguale al martedì, un "non andrei più via" scappato per caso, ritardi al lavoro e notti in bianco, inizio a provare terrore e senso di sfinimento: ma sei sempre così?!?!
Eh sì. E' il priapismo: o così o poi gli fa male. Marò.
Il lunedì a malincuore annuncio che, in effetti, la saggezza cinese ha ragione: sono una topa di legno.
Mi guarda come se gli avessi appena arrostito una mano.
Eh lo so, figlio mio, ma io mi arrendo e vado a dormire il sonno del giusto.
Ci vediamo dopo che ti sarà passata la licantropia. 

Ovviamente, suo fratello non mi parla più.
Ma tanto non lo sentivo da due anni.

mercoledì 19 ottobre 2011

maschio alfa -2 - il serpente e la topina

Dopo il post di "seduzione rapida", con cui abbiamo spiegato cosa NON si dovrebbe mai dire a una donna, facciamo l'esempio opposto: che cosa si dovrebbe fare.

Lunedì, dopo essere stata convocata senza alcun motivo sulla faccia della terra nello studio privato del maschio alfa ed essere stata accolta dal sorriso di Petrarca quando vide Laura, stavo quasi per iniziare ad accusare segni di cedimento, quando le mie sinapsi mi avvertono:
"Ricorda, Lisa, è un paraculo."
"Anch'io."
Rispondo ai mezzi sorrisi, che sparge a profusione come una pioggia di cuoricini.
Mi firma il contratto a tempo indeterminato.
Lungi dal pensare di averlo in pugno, mi ritiro senza troppo gongolare (se non ovviamente, per il contratto).

Segue, lunedì alle 23:30, una pericolosissima mail che, più che convocarmi per lavoro mercoledì, sembra sottintendere vaghissime altre intenzioni.
Eccallà. 'O sapev'.
Non rispondo.

Il martedì, incrociandolo, fingo di non vederlo finché non mi si ferma davanti, a chi è al telefono dice di attendere e poi parte: "domani ci vediamo alle 11 e 30 blablabla (frasi sconclusionatissime) per firmare i documenti".
Ti sei fumato la terra o ti piace la mia gonna?
Annuisco come si fa con gli scemi e lascio che se ne vada con il suo orgoglio bonariamente calpesticchiato.

Oggi, ovviamente, alle 11 e 30 lui non c'è. E ovviamente io entro le 12:30 devo davvero consegnare i documenti firmati.
Non riesco tuttavia a preoccuparmi: "stai tranquilla, arriverà" mi ripeto, "gli hai solo calpestato l'orgoglio".
Lo chiamo al cellulare che mi viene sbattuto in faccia e poi spento.
"Bluffone!", penso, divertita.
Alle 12:05 chiama e dice di scendere alla libreria, dove mi accoglie senza guardarmi quasi in faccia, né tantomeno parlarmi. Firma i documenti e me li restituisce senza nemmeno "buongiorno". E' al telefono, ma incrociando gli occhi per un nanosecondo vedo un malcelatissimo ridacchiamento che sembra bisbigliare "vuoi giocare? e dai!".
oh sant'uomo!...ma allora tu sai che io so che noi sappiamo che qui di paraculi siamo in due!

Fingendo di guardare un libro e guardandomi di sottecchi dice:
"adesso devo scappare nello studio di F. per una riunione"
"non è ancora arrivato nessuno al 3° piano"
"è informatissima..."
"ho sgambettato tutta la mattina"
"per cercare me?" ridacchia
"no, avevo voglia di fare due passi"
"scusi il ritardo..." e sfodera un sorrisetto complice
"bravo..." sfodero il sorrisetto '1000 punti'
"così F. le ha riferito che io parlerei delle sue uscite estemporanee?"
"mi ha riferito che le piace la mia espressione colpevole da bambina che ha messo le mani nella marmellata"
"mai detta una cosa del genere" e gli vedo negli occhi satana che sghignazza
"no, immagino..." rispondo melliflua
Stavolta è il suo il sorriso da '1000 punti'

La libraia rideva sotto i baffi e noi ce ne andammo gongolando verso lo studio di F., contenti e felici di avere trovato un compagno di giochi.

martedì 18 ottobre 2011

Casi clinici - 5 - il vademecum del seduttore

EgregiSSima redazione di "seduzione rapida",
Gradirei sporgere denuncia contro la vostra azienda, che causa prolificazione di coglioni da sterminare con l'insetticida per cavallette giganti.

Cito testualmente: "Le frasi che seguono sono esempi di frasi scaltre e maliziose, ma dette in modo che risulti spiritoso e non offenda, anzi il più delle volte sono destinate a farla sciogliere"
Ullallà! No, dico...

Ma andiamo con ordine, vorrei la voce delle signore.
Signore, cosa rispondereste a una delle seguenti frasi dette per "farvi sciogliere"?

1. "Per caso ti chiami Alice?"
"No, perché?"
"Perché una come te può venire solo dal Paese delle Meraviglie"
Cosa risponderebbe Lisa: "Hai sentito questo rumore? Erano le mie palle che cadevano"

2. "Vorrei essere strabico per vederti doppia"
C. R. Lisa: "Ti accontento subito"

3. "Ehi, credi all'amore a prima vista o vuoi che passo di nuovo?"
C. R. Lisa: "Credo nei congiuntivi e puoi pure passare oltre"

4. "Che belle gambe, a che ora aprono?"
C. R. Lisa: *borsettata in faccia*

Purtroppo, care mie, per vedere il resto di queste perle di saggezza, pensate, bisogna addirittura pagare.
Per diventare dei veri seduttori, sembra consigliare l'azienda tra le righe, bisogna andare disperatamente in cerca di qualcuna che ti rompa il naso: poi potrete inventare strane e ammalianti storie di pirati per giustificare le cicatrici.
Si sa, il bad boy piace assai.

lunedì 17 ottobre 2011

Prove dell'evoluzione -4- meglio un giorno da leoni...

Prove dell'evoluzione delle Cyborgfemmine. Ebbene sì.
Nel nostro percorso di antropologia e sociologia sessuale e sentimentale abbiamo ripercorso l'evoluzione che porta dalla scimmia all'uomo e dall'uomo allo stronzo; adesso analizzeremo quella che porta dalla femmina alla cyborgfemmina.
La cyborgfemmina non sbava dietro agli uomini. Non parte in quinta coi sogni rosa sul "nostro domani insieme".
Ha imparato, nell'ordine: a fare gli occhioni sbrilluccicosi del gatto di Shrek a comando; a essere terribilmente sfacciata, ma come può esserlo una bambina che dice alla mamma che ha rubato la marmellata: con amore, paraculaggine e una camicetta stile Flashdance di cui si intravede la scollatura sulla schiena sotto il maglione nero castigato. Ha inoltre imparato che gli uomini si fanno manodurre facilmente se ti conoscono appena, ti fingi stupida e sorridi come se avessi davanti George Clooney.

Per quelli che me lo chiedono: sì grazie, tutto bene con il maschio alfa. "Ci siamo capiti", non fa più battutine, sorride in silenzio come un salmone che fissa l'esca e il mio contratto è diventato oggi a tempo indeterminato.
Ma non è tutto: il secondo pilota, splendido esemplare di 31 anni - se non fosse per la scopa infilata su per il deretano -, 110 e lode in legge, oggi mi ha strappato un appuntamento con la stessa naturalezza con cui si ruba un bacio.
"Non ho le chiavi del piano di sopra... stiamo qui o andiamo...? No beh, andiamo a prenderci un'acqua brillante, va bene?"
Temo che una cosa del genere non si sentisse dal 1953.
"Benissimo"
Ci avviciniamo al baretto dove si va appena usciti dallo studio. Fuori non ci sono sedie.
Lui mi apre la porta e dice "Entro prima io, perché mi hanno detto che nei locali pubblici entra prima l'uomo"
"Bravissimo, lo sanno in pochi"
C'è un unico tavolo, al piano di sotto, dove possiamo stare in mezzo alla bolgia. Fingiamo entrambi di non vederlo e gli chiedo se "andiamo su" (dove non c'è nessuno).
Lui la prende veramente, l'acqua brillante. Io ordino un tè alla pesca malvolentieri, preferirei un prosecco ma non bisogna fare gli alcolizzati, fa troppo "siamo usciti insieme".
Parliamo del progetto che devo presentare a giorni e in cui, per una volta, siamo in squadre rivali. Tra un sorrisino e l'altro gli chiedo "e quindi quali obiezioni mi solleverà?".
"Non glielo dirò mai... ma mi corregge le bozze di questo articolo?"
"Ma certo dottore..."
"Mi raccomando, sia..."
"Puntigliosa, precisa e efficiente"
"E ovviamente... se ha tempo..."
"Ho sempre tempo per corromperLa"
Inutile dire che il secondo pilota sorride come una triglia.
Ridi, ridi, intanto ti ho appena strappato un accordo vincolante, e che so che rispetterai.
Mi trovo così col secondo pilota che esce per primo dal locale, dicendo:
"E poi devo fare uscire prima Lei, vero?"
"In teoria dovrebbe uscire prima l'uomo se l'uscita è sulla strada: è una vecchia usanza per assicurarsi che non ci siano pericoli"
Prendete nota...
Fumiamo insieme una sigaretta e poi mi accompagna addirittura verso casa.

Nell'ordine, oggi - lunedì 17:
- ho un posto di lavoro
- il maschio alfa mi ha sfoderato una sfilza di sorrisi che neanche Dante quando passava Beatrice, e non ha fatto nemmeno mezza battuta.
- ho corrotto il secondo pilota
- ho saputo che ridono alle mie spalle delle "mie genialate" (ciò vuol dire che mi ascoltano e parlano di me: "l'importante è che se ne parli")
- ho ricevuto in eredità una sfilza di libri di valore, alcuni fuori edizione da decenni
- un libraio che non sapeva cosa mi stava vendendo mi ha rifilato a 10 euro un'edizione in due volumi del ramo d'oro di Frazer del 1973

Alla faccia del lunedì, oltretutto 17, ho l'autostima alle stelle.

venerdì 14 ottobre 2011

Mr Big - 3- quel caffé.

Torniamo per un attimo ai tempi di Mr Big: sono sicura che state morendo di curiosità. (?)

I momenti in cui vorresti tagliarti le mani, annodarti la lingua, e specialmente smettere di sentire lo stomaco aggrovigliarsi.
Era così che mi sentivo dopo quell'involontaria uscita con Mr Big. Ce l'aveva scritto in faccia: "sono lo stronzo dell'anno, che fa lo scemo con te mentre devono arrivare i rispettivi fidanzati".

"Colpo di fulmine, non vederlo più", era stata la diagnosi della coinquilina.
Infatti non lo vidi per un anno. Non frequentai le serate in cui avrei potuto trovarlo e la mia vita di coppia con Andrea-Coccolino sembrava stabilizzarsi. Senonché, un giorno, mi capitò per le mani un libro: "L'amore dura tre anni". E mi resi conto di stare attraversando la crisi del terzo anno: un anello al dito, sesso quasi inesistente, troppi pranzi in famiglia e troppi giorni in pigiama a giocare alla playstation come scusa per non mettersi a letto solo per dire "dobbiamo svegliarci presto".

Rividi Davide al suo matrimonio con Monica, a cui andai col mio fidanzato.

Ma quando Andrea mi prese la mano e io mi misi a frugare nella borsa pur di liberarmi da quella mano estranea, ripensai a quel libro, "l'amore dura tre anni".
Nel mese seguente la mia crisi "coniugale" non fece che peggiorare: lui voleva andare a convivere, io volevo uscire con le amiche. Sentivo tutti i miei ventun anni e non volevo diventare una moglie a 21 anni.

Quando Big, ormai sposato da tre mesi, si autoinvitò per un caffè con la scusa di vedere oranonsopiùchecosa, pensai che non ci fosse niente di male. Un diversivo. Era passato più di un anno, lui era sposato, non avevo nessuna intenzione di mettermi nei guai. E allora non so perché non dissi di no. Mi accorsi solo un'ora prima che lui arrivasse che mi ero già cambiata 4 volte.

Entrò sorridendo. Arrossii un paio di volte davanti a un caffé bruciato.
"Sei maledettamente bella e io maledettamente nei guai."
"Cosa vorresti dire?"
"L'ho sposata per sua figlia. Lei era la mia migliore amica e quell'imbecille l'ha lasciata. Non so cosa fare, Lisa. Non so nemmeno perché sono qui."
[VaffanculoVaffanculoVaffanculo]
"Davide, non mi interessa. Sei sposato, e io devo andare da Andrea."
Prima di  andarsene disse solo: "Ti prego, guardami. Non posso tornare a casa senza quel sorriso."
Mi scappò quella frase, che sarebbe rimasta negli annali alla voce "istigazione a delinquere":
"Per l'amor del cielo, cuciti quella bocca".
Cercai di mandarlo fuori il più in fretta possibile.

Poi, nell'ordine, consumai il muro a furia di testate, mi feci una camomilla, tentai di dormire e infine piansi dal nervoso.
Ma nonostante i bernoccoli e i tentativi di riportarmi alla ragione, i giorni dopo non volli vedere Andrea: andai a trovare i miei genitori. Non mangiavo. Figurarsi se dormivo, alle 5 del mattino ero in piedi. Mal d'amore, lo chiamano.
E due giorni dopo mi arrivò un sms: "E se ti dicessi che mi manchi...?".
Era Davide.

martedì 11 ottobre 2011

casi clinici -4- non ci siamo capiti

Aspirante Panchina, ovvero l'uomo dei tempi di magra.
Se fosse un cartellone pubblicitario di se stesso, sarebbe una mucca anoressica con la scritta "non chiedo altro che un po' di erba fresca per stare meglio", con gli occhi lucenti del gatto di Shrek.
In qualche modo, trovo ci sia della tenerezza in lui. Forse c'è anche dell'intelligenza: i nerd nascondono spesso segreti insospettabili, e spesso non sanno di essere carini e gentili.

Così, quando mi chiede di uscire per un aperitivo, oso rispondere "e perché no?"
Nota bene: dal Panchina non si va mai in minigonna; non ci si mostra troppo disponibili e non ci si esce a cena. Tutto deve calare dall'alto come se, semplicemente, fosse "capitato" in un momento di debolezza.
Meglio, addirittura, se fingete che vi sia morta la nonna per la settima volta o che sia sparito il vostro gatto o che vi siete intossicate con l'ammoniaca pulendo le scale; insomma, deve aspettarsi il fatto che il giorno dopo non gli risponderete al telefono: questo è gestire un Panchina.

Senonché arrivo in jeans, maglietta e scarpe da ginnastica, sguardo basso e un po' malinconico, ripetendomi che mi è scomparso il gatto e tentando di assumere un'aria convincente.
E mi trovo davanti l'uomo che non deve chiedere mai.

Neanche il tempo di dirgli ciao e mi trovo con un bacio stampato in bocca, da lui che mormora:
"Lo sapevo che eri pazza di me. Non posso negare di averti voluta per tanto tempo."
Non posso negare. Ma chi t'ha chiesto mai niente?
"No, è che mi è sparito il gatto e sentivo il bisogno di uscire a bere una cosa."
"Ahahahha! Salta su, ti porto a fare un giro al lago, ti farò divertire come mai in vita tua, bimba."
Bimba.
Una visione stile pitonessa di Apollo mi si apre davanti agli occhi: lui, nella sua testa, in questo momento è un incrocio tra l'uomo ragno, King Kong che scala il grattacielo e Rocco Siffredi in un remake di "giorni di gloria".
Io, invece, mi sento come un tenore con un gatto di sei chili appeso ai coglioni.

Inutile dire che fuggo con una scusa, scuotendo la testa e domandandomi perché, perché, perché i malati di mente mi ronzano intorno come mosche sul miele.
Inutile domandarsi certe cose: meglio entrare nel centro vodafone dove lavora il tuo amico e far bloccare seduta stante il suo numero.

Decisamente, lo preferivo in versione nerd.

lunedì 10 ottobre 2011

il pericolo del maschio alfa (parte 2)

Ore 12:15.
Maschio alfa ore 9: è riuscito a sgusciare fuori dalla riunione (porta aperta a ore 12 davanti al mio naso, chissà da dove è uscito!) e appostarsi 2 metri alla mia sinistra, dove parla con un pivello che l'ha brincato al volo. Fortunatamente per la mia salute mentale, oggi non è giorno di armani nero e cravatta azzurra.
"Andiamo tutti su?" chiede all'altro leccapiedi "perché veramente stavo aspettando lei", indicando me.
Scale. Dopo 4 piani di scale il maschio alfa non ha il fiatone, io sì.

Solite 6 persone fuori dalla sua porta. "Li faccio passare tutti prima", dice "aspetterà un po' ma almeno poi siamo tranquilli". Ore 12:40 entro in studio, chiude la porta, mi offre la sedia e si siede di fronte.
Parliamo del lavoro che gli ho consegnato la settimana scorsa e di quello che gli consegno oggi. Chiede chiarimenti. Riesco a fare una figura più che decente, con parlantina sciolta. Quando ho finito l'esposizione mi sta ancora fissando. Secondi tre. "Sì, avrei finito". Sorride. Sembra tutto normale.
Legge il resto in un silenzio di tomba in cui si sente il ritmo dei respiri. Entrambi un po' troppo profondi.
Sfiora la mano per una correzione. Nessuna espressione.

Chiedo chiarimenti sulla formattazione, dicendo che "word mi ha abbandonata"
"Chi è che l'ha abbandonata?"
"Word... formattava come gli pareva"
"Ah... beh, c'è di peggio... sarebbe peggio se l'avesse abbandonata qualcun altro"
"seh... beh... ...no."
Maschio alfa, dopo un nanosecondo di stupore, sorride fissandomi con occhio da triglia per secondi 2,5.
Ricambio.

"Il suo lavoro è un po' soporifero, perché non ho niente da correggere. Non ho capito se mi addormenta quello che scrive o se è lei che mi fa un effetto stile narcotico... Scrive benino sa, ho anche letto il suo libercolo."
"Non suona esattamente come un complimento"
"Se vuole andare d'accordo con me, aumenti il suo senso dell'ironia"
"Ce l'ho l'ironia... ogni tanto scherzo anch'io"

Scendiamo le scale insieme e usciamo dall'edificio: 4 piani e 2 metri fino all'incrocio in 8 minuti.
"Ci vediamo mercoledì. Quando deve vedere X [nome del secondo pilota]?"
"Mercoledì alle 12... da lei passo prima o dopo?"
"Dopo. Sono qui tutto il giorno... veda lei, anche nel pomeriggio se vuole."
"Allora quando ho finito da lui passo qui."
Sono ormai le 13:20.

Prossimo incontro, mercoledì ore 12:30.

La Cyborgsirena dovrebbe suonare ma non suona: o fraintendo troppe cose o il maschio alfa, in effetti, sa il fatto suo e me l'ha mandata in tilt.

venerdì 7 ottobre 2011

maschio alfa - 1 - il pericolo del maschio alfa

A volte ti chiedi se, strattonando un uomo per la cravatta in un raptus stile "appendimi al muro come fossi un quadretto", rischi per caso di soffocarlo e, quindi, non raggiungere lo scopo voluto.
Le cose si complicano se quell'uomo, protagonista di tali scenette nella tua testa, butta mezze parole sul tavolo ed è il tuo capo. Nemmeno un capo qualunque. Il supermegadirettore di Fantozzi con la poltrona in pelle umana, che tiene per le palle 4 piani di gente e tratta bene solo te. Il che può dare alla testa.
Mai andare con il capo, recita ogni manuale d'amore: solitamente è sposato, non porta la fede ed è il più grande pezzo di merda sulla faccia della terra.

* Senonché, quando ti dice: "Il problema di lavorare con lei è che è pericolosa", ti trovi a dover fare la figura della scema che non ha capito a cosa si riferisce e, uscendo dal suo studio per scendere le scale insieme, chiedi ad alta voce "E come mai le scrittrici sarebbero pericolose?".

* Se gli chiedi quando puoi passare a portargli i documenti e lui ti risponde "quando vuole", sei tentata di rispondergli "stasera alle 8, così vediamo se hai quella faccia tosta per qualcosa", ma ritieni sia più saggio dire "passo lunedì dopo la riunione" (che però, ti rendi conto dopo, finisce a mezzogiorno e 20 il che, quindi, forse equivale in gergo scimmiesco a "invitami a pranzo": conviene che me la svigni in stile Houdinì).

* Quando davanti allo studio c'è una fila di 8 persone, lui arriva con un'ora e dieci di ritardo e dice solo "Eccola qui... Fate passare la mia scrittrice"

In tutte queste situazioni, che si contano in 15 minuti ogni 10 giorni, evitando io come la peste il suddetto uomo che porta guai, capisco comunque di avere un problema. L'ho capito quando, per andare insieme al quarto piano, il maschio alfa si avvicina all'ascensore, sorridendo io imbocco il corridoio a velocità record, quindi mi volto e faccio la domanda retorica: "scale? :)" 
Traduzione: non entro in una scatola di alluminio con Lei, in cui nessuno ci sente e ci vede.

Mai andrei infatti contro la regola "non uscire col capo", ma ricordo che Hugh Grant rispose a Bridget Jones "e allora è licenziata, ci vediamo alle 8".
Sono quasi sicura che tra un po' mi troverò in una situazione pericolosissima, e allora o saprò uscirne con un doppio salto carpiato con avvitamento, o il mio contratto non diventerà a tempo indeterminato. In compenso potrò strattonargli la cravatta, farmi ridurre a una larva depressa nel giro di un mese e, la prossima volta, imparare dai miei errori.

Vi farò sapere se, anche stavolta, la nostra eroina ne uscirà illesa.
A lunedì con aggiornamenti.

giovedì 6 ottobre 2011

Prove dell'evoluzione -3- ho voglia di fare una figura di merda

Sottotiolo: ovvero l'anello mancante nella catena evolutiva.

Orbene, ci trovavamo fuori da un pub: io e la mia amica Elisa a discutere a bassissima voce sull'equazione "macchina grossa=pene piccolo", riferendoci a un incontro ravvicinato del quarto tipo con un uomo di un metro e settanta munito di un Suv che era il decuplo di lui; altri amica e amico a parlottare poco distante.
Era una di quelle sere in cui ti senti favolosa anche se hai due borse da spiaggia sotto gli occhi.
Dopo circa mezzo nanosecondo dall'accendimento della lucky strike, arriva un esemplare niente male.
Sentiamo un po' cosa ha da raccontarci, mi dico.

"Ciao" esordisce con un gran sorriso "stasera ho voglia di fare una figura di merda"
"Mh. Sei già sulla buona strada. Dimmi."
"Verresti cortesemente a limonare con me?"
"No, ma ti offro una birra per la sparata epica"

Meno 10000 punti in un nanosecondo: congratulazioni macaco, abbiamo decisamente battuto ogni record.
Inutile dire che, mentre si accingeva ad andarsene con la scimmiesca coda tra le gambe, Elisa gli scoppiava a ridere in faccia e gli altri due si avvicinavano con un "ma abbiamo sentito bene?!?"

Ora, voglio dire... ma che malattie si prendono dai tubi di scappamento?

martedì 4 ottobre 2011

Prove dell'evoluzione - 2- la scimmia motorizzata

Quando il motociclista dagli occhi azzurri, sposato con bionda da anni 4 e munito di amante - una sventola pocopiùcheventenne, nonché amica mia - da anni 2, si siede al tuo tavolo senza invito, tu inizi a credere di essere assordata dalla Cyborgsirena.
Sì, d'accordo soggetto, sei carino (se non fosse per quella scritta a caratteri cubitali che porti sulla fronte stile marchio di Caino "sono un'esimia testa di cazzo").

"Posso offrirti da bere?"
"No grazie, ho già pagato e non mi fermo molto, aspetto un'amica"

La scimmia metropolitana motorizzata, seduta senza invito al mio tavolo, inizia a raccontarmi della sua molesta giornata - che ovviamente non vedevo l'ora di conoscere dettagliatamente -, in cui la moglie lo chiama in continuazione perché è fuori città (e lo ripete pure tre volte: "è fuori città"), l'amante sta facendo la stronza perché lui non lascia la moglie e, poverino, dovrà passare la serata da solo.

"Avevo intenzione di ubriacarmi, tanto domani nemmeno lavoro"
"Mi pare un'ottima idea"
"Vi ubriacate con me, tu e la tua  amica?"
"Cos'è, credi di fare la combo del secolo...?"
"No, sono così stanco che stasera non ce la farei"
"Allora direi proprio di no."

Lasciammo la scimmia attonita a dondolarsi sul ramo con la sua solitaria coda; probabilmente non aveva nemmeno capito la battuta. In compenso l'aveva capita Rita, seduta al tavolo di fianco con il prosecco che le andava di traverso.

Da quando, precisamente, certi esemplari di bifolchi hanno iniziato a credere che, se hanno già due donne (e, a quanto posso immaginare, non sono nemmeno le uniche), noi usciremo con loro?
Ma soprattutto, perché l'amica sventola non si decide a mandarlo al diavolo?

Noto incidentalmente che il mio capo è un esemplare favoloso e per questo non salirò mai in ascensore con lui.

Mr Big -2- io, lui e mia suocera

Credo fosse un lunedì sera. Io e la mia futura suocera stiamo aspettando il mio fidanzato davanti  a una pizzeria. La suocera mi ha appena regalato delle pantofole a forma di orso gigantesco (il mio gatto, quando le ha viste, ha soffiato furibondo e mi ha aggredito un piede).
In quel mentre, arriva Mr. Big.
"Davide, ciao! Tesoro mio, cosa ci fai qua?" ultrasuona la suocera.
"Aspetto Monica, ma credo arriverà tra 40 minuti"
"Anche il mio Coccolino arriva tardi, ma dai, vieni a bere qualcosa con noi intanto, tu conosci Lisa?"
(Sì: ha detto Coccolino)
"Certo. Ti sta un incanto quel vestito, Lisa."
Anche lui sta bene. E' passato un mese da quando ci siamo conosciuti, non l'avevo più rivisto né avevo pensato a lui. Ma adesso, all'improvviso, mi arriva un pugno nello stomaco.

Io, lui e mia suocera abbiamo 40 minuti prima che arrivino le rispettive dolci metà. La suocera annuncia che va a telefonare a Coccolino e poi al maritino.
"Vieni, andiamo a prendere il tavolo." mi dice, prendendomi per mano.
"Due?" chiede il cameriere.
"Veramente no, stiamo aspettando delle persone, siamo in cinque." farfuglio, ancora tenendolo per mano.
Guardo verso la porta: forse la suocera ha visto che ci teniamo la mano? No, è sparita.
"Ti metto a disagio?"
Occhi puntati a terra rispondo solo "No, figurati."
Lui mi alza il mento col dorso della mano, nei suoi occhi c'è una mezza espressione supplichevole: "Guardami, per favore..."
"Devo andare in bagno, scusami."
Ve l'avevo detto che ero fedele.

Passo tre minuti a guardarmi allo specchio, ripetendomi di non mettermi in situazioni assurde, quindi esco. Con tono già più distaccato mi annuncia che mia suocera sta andando a prendere Andrea (alias Coccolino): c'è lo sciopero degli autobus ed è rimasto bloccato non so dove. Monica arriverà tra un'ora.
"Pare che siamo rimasti solo io e te. Bevi qualcosa?"
Passiamo un'ora insieme, a parlare di cosa non lo ricordo, ma ricordo che dopo il primo bicchiere di vino avevo iniziato a sciogliermi.
So solo che avevo dimenticato che gli altri stavano arrivando.
E infatti, dal nulla, sbuca Andrea che mi bacia. E Monica che si siede di fianco a Big. E la suocera che troneggia a capotavola, dall'altro lato del tavolo.

Per tutto il resto della cena, Big mi tiene al centro dell'universo, come se fosse assolutamente naturale. Cerca i miei occhi, fa domande, non apre bocca con altri. Io rispondo a monosillabi, ma ogni tanto la conversazione mi coinvolge, e allora mi scappa un sorriso inequivocabile, un tono di voce carezzevole, e tutte quelle cose che davanti alla suocera non dovrebbero mai scappare, perché non è certo scema. Andrea prova a parlare con me, gli do attenzione; quando torno con gli occhi su Davide, lui accenna un sorriso con un angolo della bocca.
Maledetto.
Lisa, sai giocare a ping pong?

Finita la cena, annuncio di avere un gran sonno e di voler andare a casa.
Big e Monica non si offrono di accompagnarmi. Andrea non ha la macchina.
Prendo un taxi e appena entrata in casa sveglio la coinquilina.
La diagnosi è "Colpo di fulmine. Non vederlo più."
Ha dannatamente ragione.
Mi addormento sperando che la notte porti consiglio.

sabato 1 ottobre 2011

Fughe - 3- la leggenda del re pescatore

Oggi voglio parlarvi della mia amica Leo e della leggenda del re pescatore.
Leo è un giovane virgulto appartenente a quella razza di donne che "non devono chiedere mai" perché, anche se non chiedono, qualche ubriacone gli racconta tutta la sua vita lo stesso: avrete già capito che sto parlando della migliore amica della razza umana, la barista.
E mica una qualunque: una che ti fa ridere mentre ti ubriaca.

Per venire al dunque, la signorina aveva quasi deciso che avrebbe messo su casa con il re pescatore: trattavasi del classico maschio alfa dominante, con scodazzo di amici al seguito, leggermente dispotico, naturalmente narciso, che come si evince aveva una passione per la pesca.
"All'inizio non era male, sai", mi raccontava Leo davanti a una birretta "Mi portava in bei posti in mezzo alla natura e tutto sembrava romantico, pensavo alle grigliate di pesce e alle gite sul lago. Poi ho iniziato a capire..."

Cosa...?

Durante le prime gite la suddetta, rapita dall'aria pura - per chi non lo sapesse, se sei abituata ai gas di scarico troppo ossigeno può dare alla testa -, girovagava per il lago di Como attendendo che gli uomini avessero finito di dedicarsi ai loro pesci: infatti, rapiti da buddhisti silenzi, gli uomini lasciavano la barista a scorazzare sola per i campi per ore. Questo, probabilmente, a causa di qualche shock freudiano da bambini.

Si sa, le donne sono pazienti. Ma col tempo Leo scoprì, nell'ordine, che:
- il pesce del re pescatore non si poteva mangiare: bisognava ributtarlo subito in acqua, usare delle esche apposite per non incorrere in penalità e non ferire la boccuccia di rose della trota salmonata. Addio grigliate.
- lei non sarebbe mai salita sulla barchetta molto english country del suo king fish: aveva due posti, uno per lui e uno per il compagno di pesce. Addio romantiche gite sul lago.
- lei doveva, semplicemente, pascolare da sola per giorni e, al ritorno dei nostri eroi, sorbirsi le bestemmie degli amici pescatori, tanto silenti proprio perché è meglio che non aprano bocca.

Un bel giorno, mentre spiegava al suo compagno perché quel pesce - con cui le stava massacrando gli attributi - si chiamava "trota volante" (leggi: fece volare la trota sul muso dell'uomo), osò chiedergli la macchina per andarsene.
Lui rispose: "Ti serve proprio?"
"Mi serve proprio?!?!"
No, amore mio, ma figurati!, stavo solo realizzando che mi trovo in una palude medievale con il vincitore del trofeo del cafone e i suoi allegri amici, che quando aprono bocca Marilyn Manson urla "sacrilegio!"; consideravo che qui non passano gli autobus, i telefoni non prendono e siamo a 15 chilometri dalla prima stazione dei taxi. Può mai servirmi la macchina?

No: non le serviva proprio. Leo se la fece a piedi.

Quindici chilometri di imprecazioni dopo, la fanciulla trovò un passaggio. Da parte di un uomo con cui oggi convive da due anni.
Il cornuto re pescatore ovviamente non la rivide mai più... ma si può definire cornuto uno a cui hai appena lanciato una trota volante in faccia? O forse, nonostante l'attenzione fosse monopolizzata dalle esche per non far male alle triglie, gli era avanzato un neurone per capire che era stato scaricato?

Ora, io mi chiedo: sono solo io a vedere qualcosa di freudiano in questo sconfinato, incondizionato, amore per i pesci?