venerdì 23 dicembre 2011

casi clinici- l'uomo che non molla

Ora, quando un essere di sesso maschile si appende alle palle come un gatto di 30 chili e inizia a dondolarcisi come una scimmia trapezista, è forse tempo di premere il pulsante di emergenza e farsi catapultare fuori dalla faccia della terra.

Veniamo ai fatti.

Nonostante il mio trombamico si sia trasformato in un quasi-moroso dopo aver conquistato il mio gelido cuore portandomi le brioche a casa, io ho ancora una vita. L'esemplare, infatti, riesce ad essere perfino più impegnato di me, e ciò mi riempie di gioia permettendomi di evitare le lagne del "non hai mai tempo per me".

Nel frattempo, quindi, la mia vita sociale continuava.
E continuava con l'amico Sam, oramai ostaggio dei suoceri, col quale mi recavo a un concerto suggerito da tale essere fastidioso che parla a 20 cm dalla faccia della gente con fiatella annessa.

L'essere in questione porta occhiali da ape maya, con lenti giallognole, anche in mezzo alla nebbia.
Indossa spesso la coppola di nonno Gigi con abbinata giacca di Tweed.
E si avvicina spesso alla sottoscritta nei locali ammiccando.

"Che situation, hai visto? E' proprio giusta!", mi ansima in faccia con l'alito mefitico.
"Scusa, almeno 30 cm di distanza dalla mia faccia prego..."
"Ah sì, pardon...sei bellissima comunque stasera, ma cosa devo fare per uscire con te?"
"Essere un altro."
"Ah ecco, mi pare giusto..."

Si alza e se ne va, al che immagino che il due di picche sia arrivato a destinazione.
Invece il pianista dice:
"Questa canzone è dedicata a Lisa..."

Immagino che in futuro, invece del bicchiere di vino, dovrò attrezzarmi con bottiglie di birra... per farne delle molotov.

giovedì 22 dicembre 2011

il quasi-moroso - il compromesso

Le ultime parole famose della sottoscritta furono: "mai uscire a pranzo col trombamico".
Ecco le conseguenze.

Munita di trombamico dotato di materia grigia zompettavo in un bar per studenti alla ricerca di una pizza arrotolata farcita di salame e provola.
Durante il pasto parliamo delle rispettive passioni e scopro che lo psicologo in questione ha una gatta nera di nome Trauma. L'idea mi pare talmente carina che mi scappa un sorriso.
Come forse ricorderete, tale individuo l'avevo già incontrato e mai più richiamato, e dovevo in qualche modo farmi perdonare. In effetti questi dieci giorni sono egregiamente serviti allo scopo, non fosse che in più di un'occasione ci troviamo con fame incredibile a ore sconclusionate, e così 5 giorni fa m'invento di cucinare per lui per ben due giorni di fila.

Ora, voi sapete bene che cucinare per un uomo serve a non toglierselo più dai coglioni, specie se cucinate bene.

E in effetti l'esemplare inizia lentamente ad accorciare le distanze di sicurezza, usare nomignoli, venirmi a prendere fuori dallo studio di volata giusto per darmi un bacio, fare un pezzo di strada insieme e scappare al lavoro.

Il culmine della faccenda lo si raggiunge quando, non essendoci potuti vedere la sera prima, me lo trovo sotto casa la mattina munito di brioche e pronto a farmi il caffè.

Non so se qualche donna abbia mai resistito di fronte a tutto ciò, sennonché decido di arrendermi e metterlo in prova per una quasi-relazione (tanto, a quanto pare ha già deciso tutto lui, a me non resta che prendere o lasciare: a uno che ti porta le brioche non puoi mica dire "vacci piano" o addio colazione!).

Inizio così a sondare il terreno: sarà possibile fargli capire che la vocina da cartone animato è il miglior modo per essere scaricato? Interrogavo sul punto la mia amica Isotta, che mi lancia l'idea:
"non puoi mica dirgli di non fare la vocina e basta, lo demoralizzi! Chiedi se può evitare perché ti ricorda il tuo ex".
Geniale. Procediamo.
"Ti dispiacerebbe evitare la vocina? Mi ricorda il mio ex..."
"Quello che vuoi, basta che non lo nomini più"
Metodo Isotta: + 2500 punti sopravvivenza.

Sarà possibile fargli capire che anche se lui lavora fino a tardi, per me è impensabile darci appuntamento alle 3 di notte? E una volta che l'ha capito, è possibile anche evitare che ogni sera alle 3 di notte mi chiami due volte per sentirsi dire che sto dormendo?

Metodo Lisa: metti il telefono silenzioso, se proprio vibra e ti svegli sbattiglielo in faccia. Alla prima occasione utile morderlo con violenza e dire "questo è per avermi svegliata alle 3".
+ 2500 punti sopravvivenza.

Forse ho sbagliato mestiere, dovevo fare la domatrice di bestie selvagge.

mercoledì 14 dicembre 2011

il trombamico - 5 - cos'è e come mantenerlo

Ritenendo non esaustivo il post precedente, in questa pessima giornata di pioggia e pettegolezzi con le superdottoresse-colleghe (le quali hanno istituito una sorta di campo nomadi in studio con tazze da té, Tè indiani&cinesi, muffin alle carote&cioccolato bianco, nonché pettegolezzi sulla segretaria) direi che è il caso di passare ai punti seguenti del prontuario, dato che vi vedo protestare impazienti sul fatto che "mancano dei punti".

Dopo aver spiegato in che modo scegliersi e rimorchiarsi un trombamico (senza piccipucci ma senza nemmeno fare la cat woman dei poveri, onde evitare di causare al suo povero pene crisi d'identità), passeremo ora alla domanda fatidica: cos'è e come tenerselo?

Punto primo: definizione di trombamico
Esemplare di razza di bipede implume, per qualche ragione tuttavia impresentabile a genitori & amici; prestanza e/o fascino lo rendono tuttavia appetibile per allegre scampagnate tra le lenzuola.
Notoriamente incapace di sostenere una conversazione da salotto per più di mezz'ora, lo si perdona in quanto, dopo clavata in testa, è capace di trascinarti in altre zone della casa onde procedere con dovizia al reciproco soddisfacimento del sistema nervoso centrale.

Punto secondo: come tenerselo
Non è una novità: il maschio medio inizia dicendo "non voglio impegnarmi", poi non si leva più dai coglioni.
Tutta la tempra del suo essere conquistatore scompare, per essere inghiottita e posseduta dal demonio pantofolaio, una sorta di chimera per metà mammone e per metà teledipendente, che può col tempo rivelarsi cucita alla playstation come un gemello siamese.
Come evitare questo decadimento radioattivo del testosterone?
Gli psicologi dicono che è malsano soddisfare i bisogni dell'Io-bambino. Seppure non sia possibile evitare la fissione degli atomi di testosterone & il loro conseguente decadimento, è possibile, evitando di soddisfare l'Io-bambino (che negli esseri maschili è sviluppatissimo), rallentare il decadimento testosteronico, nonché organizzarsi in modo che, finito il periodo di passione, l'essere in questione si tolga dal vostro divano senza fare troppe storie.

Di qui l'esigenza di patti chiari & amicizia lunga:
1- il mio divano non è il tuo divano
2 - no, non puoi lasciare qui lo spazzolino
3 - dopo che te ne vai ho un impegno
4 - no, non mi interessa quand'è il tuo compleanno - se non per guardare nel tuo oroscopo in che casa e segno è la tua Venere
5 - devo fare lo shopping natalizio con le amiche e no, non ho bisogno di una mano
6 - "esci a cena?" "facciamocela portare a casa": notate bene! dalla cena al vostro divano il passo è brevissimo!
7 - anche se la sua casa è un campo di battaglia stile braveheart, non - e dico NON!!! - lavategli i piatti!
8 - "se puoi andare a vedere la partita e tirarmi pacco? Ma certo, tu devi avere i tuoi interessi!" Sottotitolo: altrimenti alla prossima partita so già che ti trovo afflosciato sul mio divano a grugnire, fare quegli strani muggiti prima di ogni punizione, e io mi perdo "la rivincita delle bionde"
9 - per natale regalategli il commento al kamasutra e "l'arte di amare" di Ovidio: servirà a rispolverargli la memoria!
10 - accordatevi su una parola d'ordine da mandare negli sms quando la chiamata è "urgentissima e improrogabile": vi aiuterà a non dover parafrasare, in caso di estrema necessità, il classico "vieni SUBITO ad appendermi al muro come un quadretto?"  (P.S.: l'espressione in questione è soggetta a copyright)

Tutto ciò, lo capite bene, subentra dopo quell'ingresso innocente e poco audace con cui ve lo siete rimorchiato: è importante che all'inizio lui creda che voi siate persone normali, e che solo dopo si renda conto che con voi di afflosciarsi sul divano e farsi lavare i piatti non esiste sulla faccia della terra.

Detto questo, vi aspetto ansiosa.

martedì 13 dicembre 2011

il trombamico - 4 - istruzioni per l'uso

In seguito ad alcune richieste, pare che dovrò procedere al prontuario per il perfetto trombamico.

Punto primo: caratteristiche del trombamico
L'esemplare in questione è una via di mezzo tra un amico, un'avventura di una notte e un moroso. Si distingue dalla "storiella" in quanto non siamo al campeggio estivo e non abbiamo più gli ormoni per le cotte da 14enni; si distingue dal moroso per l'assenza di nomignoli, anniversari e pranzi in famiglia, nonché bolletta telefonica.
Nella scelta dell'esemplare non fatevi quindi ingannare dall'estetica. Scegliete uomini magari non da prima di copertina, ma con un certo fascino e che vi intrighino: l'importante è l'intesa. Controllate accuratamente che siano assenti narcisismo, depressione e/o arroganza, per pochi e semplici motivi: il narcisista non prova piacere a letto; il depresso soffre spesso d'impotenza e lagnosità; l'arrogante di eiaculazione precoce o di sindrome da coniglio trivellatore (meglio nota come "non so cosa sto facendo").

Punto secondo: il primo appuntamento
Quando dunque prendete un trombamico in prova, ricordatevi che 90 su 100 il primo appuntamento rosicherà la sufficienza.
Non scoraggiatevi.
Prendete in mano le redini: siate simpatiche, aperte ma non volgari. Fatevi baciare, oppure baciatelo voi, ma poi mollatelo in mezzo a una strada, dandogli un secondo appuntamento (che, lui non lo sa, sarà a casa vostra con la scusa che deve avere l'approvazione del vostro gatto).
Specialmente, per quanto si tratti di un trombamico, deve avere rispetto di voi: evitate di concedervi in macchina la prima sera.
Munitevi di taccuino e controllate le seguenti caratteristiche: simpatia; senso dell'ironia; mancanza di litigiosità.
Ricordate che i tipi complicati vanno bene come Panchina o come morosi, se proprio vi piace il genere; il trombamico invece sceglietelo per starci bene insieme e raggiungere oasi di piacere sentendovi a vostro agio.

Punto terzo: il maschio va incoraggiato
Per quanto vi possa sembrare strano, l'uomo ha bisogno di un minimo di romanticismo, al secondo appuntamento, per fare il suo dovere. Evitate di saltargli addosso in guepierre e pretendere soddisfazione: rischiate di mettergli l'ansia.
Sì al caminetto acceso con una bottiglia di vino e 5 minuti di "com'è andata la giornata?": suscita un certo senso di familiarità, e per il resto sa benissimo cosa è venuto a fare.
Anche se è un trombamico, ricordate: lui è l'uomo, voi la donna.
Apprezzerà il fatto che ne siate consapevoli.

Punto quarto: sì dolcezza, no smancerie
Non c'è cosa più triste che sentire dalla trombamica nomignoli come "orsetto", "stellina", "cuccuruccuccù paloma",  e specialmente "amore". Mantenetevi sul vago e ricordate che l'uomo in questione ha un nome di battesimo: usatelo.

Punto quinto: i benefici
Da questa oasi di piacere senza controindicazioni che va sotto il nome di trombamico ricaverete i seguenti benefici: ovviamente una pelle splendida e un sorriso sereno. Vacanze con le amiche. Niente gelosie, niente paranoie, niente pranzi dai suoi genitori.
Ma specialmente, niente bolletta del telefono da guinness dei primati.

Nella specie, il trombamico perfetto è quello che ho appena assunto con contratto a tempo indeterminato (vedi post precedente).
Ci sono voluti diversi mesi e bocciature secche e crudeli prima di trovarlo, ma fortunatamente esiste.
Quindi a malincuore vi lascio per pranzare con lui, eccezionalmente (voi non fatelo, non si pranza col trombamico!).

lunedì 5 dicembre 2011

il trombamico - 3 - contratto di prova

Riflettevo sull'inutilità della mia astinenza sessuale causa lavoro.
Il trombamico storico attraversava un periodo di depressione da un anno, quindi era stato già messo in stand-by poiché, a detta sua, lo sconforto minava le sue qualità erettili.

Avevo aperto, quindi, da qualche mese, le selezioni stile x-Factor per il cambio del trombamico.
Da queste selezioni derivano la stragrande maggioranza dei casi clinici descritti in questo blog. Tra i più gettonati:
- il Panchina che "ti ama" al primo appuntamento: le faremo sapere.
- quello della danza dell'amore: immediatamente cestinato.
- quello che mi regalava le zolle di terra e usciva con altre 47 tipe, una razza di mostro non ancora contemplata dai manuali (e che, scoprivo dopo, ci provava pure con la ragazza del suo migliore amico). Ansiosa di prendermi qualche malattia, e di ricavare più nervoso che piacere, lo mandai dove doveva essere mandato nel giro di tre settimane: nel paese del Vaffanculo.
- C'era stato, poi, un esemplare carino e simpatico, ma purtroppo dotato di pene... come dire.. inaccettabile.

Presa dalla depressione, stavo quasi per saltare addosso al maschio alfa, forse spinta dagli ormoni più che da un suo innegabile fascino. Mi resi quindi conto che era tempo di correre ai ripari.
Ma non sapevo come.
Davvero Dio aveva creato gli uomini decenti solo per farli ingiustamente sposare con qualche bisbetica?

Fu così che, su un cavallo bianco, arrivò nella mia vita all'una di notte un uomo che mesi fa avevo conosciuto e dimenticato di richiamare.
All'inizio non l'avevo neanche riconosciuto, ho solo pensato: "cariiiinoooo...".
Scopro poi che era il tipo che avevo snobbato, senza occhiali.
E che, incredibilmente dopo 6 mesi, sembra ancora interessato a me.

Psicologo, in procinto di farsi la seconda laurea. Carino, simpatico, ironico, abita dietro casa mia e ha una gatta nera. Non ho ancora capito che cos'abbia che non va, a parte che con tacco 12 lo supero (ma è ammissibile poter mettere solo il tacco 8, no?)

Annoto sul taccuino "Farsi perdonare da M. per non averlo cagato"

Così, il mattino dopo, gli mando un sms.
Cui ne seguono molti altri.

E pare che M., amante dei felini, sappia perdonare una donna che fa le fusa.
Infatti al quinto sms mi chiede di uscire.
Accetto "in settimana": lui ancora non lo sa, ma usciremo domani.

lunedì 28 novembre 2011

fughe - 4 - il berretto da baseball

Il tizio in questione si chiama G.
Sfigato, servizievole, silenzioso.
Un metro e novanta di uomo.
Dentoni.
Occhiali.
Capelli a scodella.
Voce cantilenante, passo incerto.
Che ad avere delle donne vicino si comporta come se non gli sembri neanche vero.

Tra una chiacchiera e l'altra mi chiede se ho mai sognato il principe azzurro.
La butto in ridere, dicendo che quello di Biancaneve è un uomo inutile che arriva solo quando lei è già morta, il principe Filippo è un drogato che canta coi gufi; quello di Cenerentola è feticista per i piedi; l'unico decente è Aladdin, ma lui mi risponde che non era un principe: era uno spiantato che dormiva su un tappeto persiano.
Mi salvo in corner e dico: "Bene, scelgo Aragorn".

A questo punto credevo di essermi spiegata, sottintendendo: "e tra te e il re dei raminghi del nord c'è un abisso..."

Invece forse lui crede che io non abbia capito: mi chiede dove si mangia della buona carne e mi sorride.
Chissà perché io pensavo che fosse asessuato... "forse no", mi dico.
Gli consiglio un posto ma mi dice di non capire dov'è.
"Ti stampo una cartina da google."
A questo punto ha capito.

Usciamo dal baretto e le mie intuizioni su quanto il tipo in questione fosse sfigato diventano realtà: si mette un berretto da baseball.

Ecco, questo è quello che intendevo nel post precedente con: "poverino, è simpatico..."

Buona settimana!

domenica 13 novembre 2011

casi clinici - 6 - è il karma o perdo colpi?

Adocchiavo questo giovane virgulto  al computer con uno strano interesse.
Sembrava un diciottenne con addosso il vestito della domenica: il naif, in rari casi, può decisamente essere gradevole. Mentre penso a tutto ciò mi avvicino con la scusa di chiedergli qualcosa.

Credo ci metta almeno 10 secondi a prendere atto della mia presenza.
Alza la testa, mi fissa. Alzo un sopracciglio, lo fisso.
Avvicina una mano all'orecchio dicendo:
"Scusa, ho i tappi per le orecchie, mi dà fastidio essere disturbato."
"..."
"Volevi chiedermi qualcosa?"
"Ho un problemino, pensavo che magari potevi darmi una mano" sorrido.
"Non sono una segretaria"
Rimette i tappi.
"Tu non sei mica a posto."
Toglie i tappi.
"Cosa, scusa?"
"Ho detto: tu non sei mica a posto."

Porto la mia gonna fuori dalle scatole nel più breve tempo possibile.
Non c'è più religione... sto perdendo colpi o è il karma delle mie rispostacce?

sabato 5 novembre 2011

riepilogo dei sogni femminili

Nonostante - come spiegavo nel post precedente - la mia vita sessuale al momento sia degna di una sessantenne con reggiseno con rotelle annesso, noi tutti sappiamo che la vecchiaia porta con sè la saggezza. Ecco dunque un riepilogo evoluzionistico dei sogni e delle consapevolezze femminili del nuovo millennio, alla luce delle favole che abbiamo amato.

 Cenerentola
In principio credevamo tutte nella scarpetta di cristallo e nel principe azzurro. Credevamo che la Fata Smemorina avrebbe trasformato le nostre giacche di Zara in cappottini di Dolce & Gabbana.
Poi abbiamo compreso che normalmente il principe azzurro te lo sogni, e ti ritrovi di fianco al Gran Ciambellano con l'alitosi, che pure se ti regala le scarpette ha un gusto in fatto di moda che sfida qualunque collasso di Versace causa Donatella. Stanche di cambiare i regali, passammo così alla prima evoluzione: mollare il Ciambellano e comprare le scarpe con le amiche.

 La Bella e la Bestia, ovvero il sogno di riserva
Credemmo poi di trasformare la Bestia terribile in un principe, con la sola forza dell'amore. Dal Ciambellano aprimmo così le porte all'uomo pessimo che credevamo sotto incantesimo, scoprendo troppo presto che dietro la maschera della Bestia si celava, in effetti, una Bestia mammona che con tutto l'amore del mondo, mancando l'incantesimo da spezzare, non sarebbe cambiata. Qualcuna, forse, ci ha pure convissuto, pensando "bisogna essere realiste", e passando il suo tempo a dialogare con brocche e candelieri. Qualcun'altra, come la sottoscritta, è passata alla seconda evoluzione e l'ha mollato per un uomo sposato con cui il sesso è favoloso, pensando: "almeno mi diverto".

  Aladdin- la sbandata
Chi non si è sentita rapita, infatti, a un certo punto, dal bello & dannato nonché perennemente squattrinato ladruncolo? Decisamente la terza favola è una delle mie preferite: io, te, un tappeto che immaginiamo volante e la caverna delle meraviglie - che solitamente è un praticello in cui compiere atti osceni in luogo pubblico. Non fosse che il genio della lampada dopo tre desideri scompare e ti ritrovi a dormire su un tappeto e litigare per le bollette.
Passi così alla terza evoluzione: alle favole non ci credi più. Ti intrattieni con le amiche, e se ti parlano della vita felice nel castello fatato sei pronta a concedere al massimo un week end in agriturismo. E' la fase del realismo.

 La principessa sul pisello - la cyborgfemmina
Questa la conoscono in poche, ma tutte dovrebbero: esisteva uno scapolone d'oro in cerca di moglie, che se le faceva tutte in attesa che qualcuna non gliela desse vinta alla prima notte. Se la ragazza si fosse lamentata del pisello nascosto sotto il materasso, avrebbe guadagnato lo scapolone.
Morale: è proprio quando sei disillusa, cinica, acida, irremovibile nella tua singletudine, che ti trovi in una notte di pioggia a bussare alla porta giusta. E più sarai stata in grado di coltivare il tuo dissenso nei confronti dei presunti principi precedenti, più sentirai il peso di quel pisello che ti impedisce il sonno, e sarai capace di rispondere a tono al principe.

L'ultima è la favola in cui ancora crediamo. Nel frattempo la principessa - ma questo le favole non lo dicono - s'intrattiene col trombamico, il compagno di sbronze e il panchina.

l'astinenza dei piani alti- il lancio dei lindor

Devo confessare che negli ultimi tempi non ho molto tempo di uscire con i dementi che frequento di solito a causa del nuovo lavoro, che mi vede impegnata 10 ore al giorno. Spero mi perdonerete, quindi, se parlo ancora del mio superflirt sul luogo di lavoro, ma della mia vita sessuale al momento rimane poco altro da circa un mese.

Se comunque qualcuno volesse offrirsi volontario per tenermi compagnia quando esco dallo studio, spero sia consapevole che, se dice o fa qualche cazzata, si ritroverà sotto l'etichetta "casi clinici": al momento non perdono.

Dopo la sfuriata-bluff di giovedì, il mio ex capo si è fatto perdonare per tutto il giorno, presentandomi così ai miei nuovi colleghi:
"Lei è Lisa, una scrittrice sociopatica e ovviamente incapace di svolgere il suo nuovo lavoro. E che spero sappia che non si è meritata la promozione: ne è consapevole, vero?"
"Ovviamente."
"E concorda?"
"Naturalmente."
Supersorriso, mentre la segretaria ride come una matta guardando le nostre scenette che, da oggi, diventeranno quotidiane.
"Accompagnatela nei bassifondi, nel suo nuovo studio. Preferisce stare con molte persone o con poche persone?"
"Con poche persone."
"Benissimo: mettetela in isolamento..."
"Ma... capo, avrà bisogno di essere affiancata per ora..." interviene la segretaria.
Tanto disse la segretaria, che alla fine l'uomo dovette - malvolentieri - cedere.

Così mi trovo in uno studio di 20 mq e un mac di dimensioni abnormi, ai piani alti. Per ora insieme a una collega simpatica, che nel pomeriggio se l'è filata. Prossimamente avrò il mio studio personale.

Appena i colleghi se la filano per una riunione, il mio ex capo avanza nel corridoio: "siete andati tutti via?"
"No, ci sono io..." rispondo con un filo di voce.
Neanche a dirlo, in un nanosecondo è sulla porta del mio studio.
"Prenda!" mi dice sorridendo, e inizia a lanciarmi dei lindor. Presi al volo.
Si avvicina. La prima pratica è già finita, me ne mette altre due sul tavolo e me le spiega. E' contento come un bambino davanti ai pacchetti di Natale e azzarda anche uno sfioramento di mano.

In ogni caso, gli faccio capire che sono qui per lavorare e non per fare la stupida con lui: non sarà più il mio capo, ma se crede di fare solo il cretino non se ne fa nulla.
Scendo a fumare una sigaretta e, due ore dopo, me ne vado mentre riceve un cliente.

La prossima mossa è ancora ignota: vivo alla giornata.

giovedì 3 novembre 2011

Maschio alfa- nonché il bluffone

Beh, dunque.
Da oggi in avanti il maschio alfa merita una categoria a parte, poiché dopo avermi salvato la carriera con un colpo di genio da filantropo d.o.c. (non starò qui a raccontarvi i dettagli) e avermi fatta entrare nel suo entourage, oggi mi salta fuori con una scena inaudita.
Ecco dunque il racconto della sacra indignazione di Lisa.

Entro nello studio con delle carte da firmare per il mio nuovo impiego: non sono più una dipendente ma ho ancora bisogno della sua firma. Preavviso per rimediare i moduli: me l'ha detto il 1° novembre e dovevano essere pronti per stamattina.
"Ho solo un minuto eh, si spicci"
"Sì, ecco qua." dico estraendo i moduli.
"Cos'è sta roba?" mi chiede coi nervi a fior di pelle.
"I moduli che deve firmare, l'ultimo deve farmelo Lei su carta intestata"
sottotitolo: ti avevo detto di portarla.
"Ma cosa mi tira fuori?!" urla "io non voglio sapere niente di 'ste robe, è tutto nel mio pc nell'ufficio dell'altra città!"
"Io ho scaricato i moduli da internet..."
"Io non le firmo niente, si svegli fuori! Doveva andare nell'*altra città* e farsi fare le carte!"
"E come potevo saperlo?"
"Doveva supporlo!"
"Sa, penso sia decisamente meglio non supporre troppo!" rispondo secca. Sottotitolo: datti una calmata, bifolco.
"Scusi lei, ma non vorrà mica che le dica anche come vestirsi la mattina?!"
"Mmmbeh..." mormoro alzando un sopracciglio con un mezzo sorriso. Sottotitolo: volendo potrebbe essere divertente.
Maschio alfa si ammorbidisce.
Vedo che sotto sotto se la sta godendo: al pessimo bugiardo scappa un mezzo sorriso. Non mollo: non mi tratti così neanche per scherzare.
"Lei non ha mica idea di cosa sia il suo nuovo impiego.", continua con la pantomima "Non è mica più una mia dipendente, si deve arrangiare! Glielo farò capire in poche parole: dovrà correre. Ed essere anche contenta di farlo!"
Mi alzo in piedi e prendo il cappotto.
"Felicissima.", ho la faccia che è tutto un programma.
"Spero di essere stato chiaro" mi dice mentre faccio per uscire, onde evitare di schiaffeggiarlo.
"Cristallino" rispondo, coi fulmini che escono dagli occhi.
Mentre ancora urla da seduto, lo fisso in piedi con braccia incrociate e faccia strafottente. Sottotitolo: hai finito? Non attacca, testa di cazzo, non mi spaventi.
"E quella bocca strafottente cosa sarebbe...?" chiede con un mezzo sorriso.
Silenzio di tomba.
Faccio spallucce.
"Vado, ci vediamo domani nell'*altra città*" dico con tono piatto.
"Chiami tizio, Caio e Sempronio, le faranno loro le carte" ormai maschio alfa è morbido come il velluto e sorride sornione.

Eh no, caro, ti fotti lo stesso.
Esco dallo studio senza guardarlo in faccia, indignata come Audrey Hapburn. Abbottono il cappotto prestando attenzione alla piega della sciarpina. Lui nota e fa un mezzo sorriso che fingo di non vedere.
Fa per scendere le scale con me, come sempre.  
Neanche  morta. 
Me ne vado da sola, veloce e con passo da gendarme.
Quando esce sulla strada e mi guarda, sicuro che l'abbia visto, mi giro dall'altra parte in compagnia di un'amica che mi avverte:
"Sta passando, non ti girare".


Incontro poi il secondo pilota.
"Come sta signorina? Il capo ha detto che oggi l'avrebbe fatta piangere"
"Piangere?! Buona fortuna, ha proprio sbagliato donna!"

Vengo poi a sapere che il maschio alfa fa così con le nuove assunte ai piani alti: tenta di farle piangere. E' il suo hobby, e se una cede per lei è l'inferno.
Sono anche sicura che ci riproverà.

Credo che, stando così le cose, dovrò presentarmi con un righello nel taschino della giacca e, in caso ci riprovi, tirarlo fuori e dirgli, presentando le manine sulla scrivania: "Se vuole le lacrime le conviene provare col dolore fisico, altrimenti credo sia fatica sprecata..."
Tutti voi credo ormai abbiate capito che lo farò davvero.

Chiamo poi Tizio Caio e Sempronio nell'altra città, e scopro che lui ha già chiamato dicendo che vuole che lavori nei suoi stessi orari.

Ora, io mi chiedo: valeva la pena spezzare un idillio per assicurarsi che io abbia le palle? Non l'aveva mica capito?

domenica 30 ottobre 2011

Mr Big - 4 - le code di gambero

Dove eravamo rimasti...?
Già: Mr Big si era sposato. E dopo mesi e un caffè mi scrisse: "e se ti dicessi che mi manchi?". Io nel frattempo ero a casa dei miei per cercare di liberarmi di Andrea Coccolino che voleva convivere con me 21enne. In  preda a idiozia giovanile risposi:
"Smettila di tirarmi pugni nello stomaco"
"Si chiama amore, e io ho bisogno di vederti".

Scrissi almeno 45 risposte a quel messaggio. Le cancellai tutte e poi inviai "dove sei..?"
Si chiama follia suicida: Mr Big, il paraculo del secolo, sapeva benissimo che ero in una città dove nessuno conosceva lui, sua moglie, me e il mio fidanzato.

Inutile dire che dopo poche ore me lo trovai sotto casa. Avevo giurato sopra ogni cosa alla mia amica Giulia che non mi sarei lasciata travolgere da un uomo sposato, non importa per quale dannata e fantasiosa ragione asserisse di averlo fatto.
"Sei già qui..." esordì.
"Sei tu che sei in ritardo"
"Sono in ritardo?"
"Di cinque minuti"
"Allora dovrò offrirti la cena. Mi sei mancata da morire."
Cosa sarà mai parlare un po', mi dicevo... davanti a un aperitivo scoprii che Davide aveva un cervello, un intuito quasi spaventoso, amava Garcia Lorca e Jackson Pollock, il jazz, giocava a scacchi e mi faceva tremare le ginocchia.
In pratica era il Diavolo.

Quella sera collezionai tante di quelle figure di merda che solo a ripercorrerle è incredibile: nell'ordine balbettavo, arrossivo, rispondevo a monosillabi, lo portavo a cena in un ristorante chiuso, poi in uno prenotato per un matrimonio (no, dico!), e infine finimmo in un posto dove conoscevano sia me che i miei genitori.
Lì ordinai dei gamberi con le zucchine e lui potè assistere alla scena più penosa della storia della seduzione: mangiavo, nell'ordine, un gambero e una zucchina e allineavo ossessivamente le code di gambero a distanze algoritmicamente perfette.
Davide fissò il mio piatto, fissò me:
"Meticolosa... mi piace." e ridacchiava come Satana.
"Touché."
Tiro salvezza: *fallito*, punti ferita: -36. 
Eccheccazzo.

Uscimmo.
"Dove hai parcheggiato?" gli chiesi
"Qua dietro"
"Allora... beh, ciao." dissi abbassando gli occhi.
"Lisa, sei la donna più stupida che conosca. Come devo fartelo capire che sono innamorato di te?"
Mi guardò come se volesse rompermi la testa. La delusione, forse, avrei potuto sopportarla... ma  quello sguardo di rimprovero era più di quanto i miei nervi potessero tollerare.
E allora perché diavolo ti sei sposato?! Ma sapevo che avrebbe risposto "Per la bambina". Non mi restava che cadergli tra le braccia o scappare... e rinunciare. La seconda soluzione sembrava ormai inconcepibile.
Mi avvicinai con gli occhi del gatto di Shrek, accarezzandogli il braccio:
"Andiamocene via da qui"
"Dove?"
"Non mi interessa. Portami via."
"Allora mi ami anche tu..."
"Lo sai benissimo, stupido."

Avete presente, credo, quella scena di Titanic con la macchina dai vetri appannati.
Tornai a casa dei miei come una ladra alle 6 di mattina.
Ovviamente lasciai Coccolino appena tornata a casa mia.
E iniziai a vedere Davide ogni giorno.

mercoledì 26 ottobre 2011

prove dell'evoluzione - 5- Mr. Willy Wonka

Forse rammenterete tale bucolico individuo, citato in "storia di un trombamico di mezza estate". Non dichiarerò affatto, qui, i luoghi dei nostri incontri, poiché si tratterebbe della confessione di numerosi fatti tipici, antigiuridici e colpevoli.
Fattostà che, dopo la splendida figura del "ho un piede in due scarpe", il soggetto si sogna pure di chiedermi se vado a cena a casa sua. Riceve ovviamente come risposta: "non sono sicura di voler assaggiare la tua cucina".
E sembrava così aver giustamente suonato la ritirata.

L'esemplare coglie poi l'occasione di una festività per tentare d'assicurarsi la compagnia della sottoscritta. Neanche ha aspettato il vischio e Natale, quando "siamo tutti più buoni". Eh, no!
Perché...?
Perché, vengo a sapere direttamente dalla sua boccuccia, non sente l'altra da tre settimane e comunque "preferiva me".
Esticazzicipensaviprima, adesso sono cotta come una pera. Di un altro.

Quando mi si avvicina, a festa (mia, oltretutto) inoltrata, sento il rumore delle scimmie urlatrici nel suo cervello. Sono molto agitate e hanno l'aria di essere anche brille.

"Ciao... sai, contavo di festeggiare alla grande... insieme..."
"Stasera siete in tanti, non credo di potervi soddisfare tutti"
"Credevo di godere di privilegi speciali..."
"Per caso hai trovato il biglietto d'oro nella cioccolata?"
"Non sono fortunato, ma contavo sul mio ascendente e una buona dose di alcol..."
"Di alcol ce n'è abbastanza per farmi anche credere che tu possa avere un ascendente. Le faremo sapere, mister Cascamorto. Non scordi di portare il biglietto d'oro, o niente cioccolata."

Le scimmie, grattandosi il cranio non capendo se fosse un sì, un no o una sfotticchiata, se ne andarono zompettando. Quanto a me, pensai bene di godermi la mia serata.
Magari un'altra volta, Willy Wonka. La richiesta è stata inserita nel database.
Intanto sei stato declassato a Panchina. Giusto perché, in ogni caso, ho dei bei ricordi.

martedì 25 ottobre 2011

l'oroscopo cinese e la disfatta di Caporetto

Davanti a un margarita un'amica mi chiede "ti è mai capitato che fosse troppo?"
Ebbene, sì. Il fattaccio risale a qualche anno fa.

Alzi la mano chi non ha mai avuto fantasie sul fratello del proprio ex.
Nel mio caso il fratello era tre anni più giovane di me. Ma andiamo con ordine.
Biondino, timidino, non gli davo due lire. Sette anni dopo essermi lasciata con suo fratello, mi invita a bere un caffé. A malapena me lo ricordavo, il cocco di mamma impastricciato di crema solare, ma decido di andare. E mi ritrovo davanti un ometto bell'e fatto.
Guarda guarda... Lisa, giù le mani o il cielo ti fulminerà. Sì, giù le mani.
Altro che timidino... il bambino mi sfodera un bel sorriso, mi apre la porta, prendiamo questo caffé. Scopro che fa kung fu e la sua specialità è il doppio bastone (già qui...). Che è fisioterapista. E che, mi par di capire, ha sempre avuto una cotta per la sottoscritta.
Qui ci vuole etica, mi dico.
"E così abiti nei paraggi?" mi chiede.
Istigazione, si chiama.
Oh, suvvia, non è più minorenne!
Sì, ma suo fratello non mi parlerà più.
Non lo senti da due anni.
Il mio cervello è abitato dal diavolo.

La trafila la conosciamo tutti: delicato tampinamento, solito "oggi non posso facciamo domani" e "domani non posso io facciamo venerdì", e via dicendo.
Arriva venerdì, ore 18. Diluvia. Prendiamo un aperitivo in casa finché non si placa il temporale.
Tra una chiacchiera e l'altra mi chiede se conosco l'oroscopo cinese.
"Più o meno..."
Scopro così di essere, per l'antica saggezza cinese con tabelle alla mano, una topa di legno.
Toh guarda.
Che si trova davanti una tigre di fuoco.
E figurati!
La situazione inizia a mettermi un filino di ansia, quando mi annuncia pure che ha una malattia.
Lo sapevo che c'era qualcosa che non andava.
"Sono affetto da priapismo".
"Din din din jackpot!!!"

Inutile dire che abbiamo cenato a mezzanotte.
Provatissima dalle fatiche epiche in cui comunque riesco a salvare il mio onore, mi chiede "posso vederti domani?"
O_O
Ehmmm.... facciamo domenica?

Dopo una domenica uguale al venerdì, un lunedì e un martedì uguali alla domenica, un giovedì uguale al martedì, un "non andrei più via" scappato per caso, ritardi al lavoro e notti in bianco, inizio a provare terrore e senso di sfinimento: ma sei sempre così?!?!
Eh sì. E' il priapismo: o così o poi gli fa male. Marò.
Il lunedì a malincuore annuncio che, in effetti, la saggezza cinese ha ragione: sono una topa di legno.
Mi guarda come se gli avessi appena arrostito una mano.
Eh lo so, figlio mio, ma io mi arrendo e vado a dormire il sonno del giusto.
Ci vediamo dopo che ti sarà passata la licantropia. 

Ovviamente, suo fratello non mi parla più.
Ma tanto non lo sentivo da due anni.

mercoledì 19 ottobre 2011

maschio alfa -2 - il serpente e la topina

Dopo il post di "seduzione rapida", con cui abbiamo spiegato cosa NON si dovrebbe mai dire a una donna, facciamo l'esempio opposto: che cosa si dovrebbe fare.

Lunedì, dopo essere stata convocata senza alcun motivo sulla faccia della terra nello studio privato del maschio alfa ed essere stata accolta dal sorriso di Petrarca quando vide Laura, stavo quasi per iniziare ad accusare segni di cedimento, quando le mie sinapsi mi avvertono:
"Ricorda, Lisa, è un paraculo."
"Anch'io."
Rispondo ai mezzi sorrisi, che sparge a profusione come una pioggia di cuoricini.
Mi firma il contratto a tempo indeterminato.
Lungi dal pensare di averlo in pugno, mi ritiro senza troppo gongolare (se non ovviamente, per il contratto).

Segue, lunedì alle 23:30, una pericolosissima mail che, più che convocarmi per lavoro mercoledì, sembra sottintendere vaghissime altre intenzioni.
Eccallà. 'O sapev'.
Non rispondo.

Il martedì, incrociandolo, fingo di non vederlo finché non mi si ferma davanti, a chi è al telefono dice di attendere e poi parte: "domani ci vediamo alle 11 e 30 blablabla (frasi sconclusionatissime) per firmare i documenti".
Ti sei fumato la terra o ti piace la mia gonna?
Annuisco come si fa con gli scemi e lascio che se ne vada con il suo orgoglio bonariamente calpesticchiato.

Oggi, ovviamente, alle 11 e 30 lui non c'è. E ovviamente io entro le 12:30 devo davvero consegnare i documenti firmati.
Non riesco tuttavia a preoccuparmi: "stai tranquilla, arriverà" mi ripeto, "gli hai solo calpestato l'orgoglio".
Lo chiamo al cellulare che mi viene sbattuto in faccia e poi spento.
"Bluffone!", penso, divertita.
Alle 12:05 chiama e dice di scendere alla libreria, dove mi accoglie senza guardarmi quasi in faccia, né tantomeno parlarmi. Firma i documenti e me li restituisce senza nemmeno "buongiorno". E' al telefono, ma incrociando gli occhi per un nanosecondo vedo un malcelatissimo ridacchiamento che sembra bisbigliare "vuoi giocare? e dai!".
oh sant'uomo!...ma allora tu sai che io so che noi sappiamo che qui di paraculi siamo in due!

Fingendo di guardare un libro e guardandomi di sottecchi dice:
"adesso devo scappare nello studio di F. per una riunione"
"non è ancora arrivato nessuno al 3° piano"
"è informatissima..."
"ho sgambettato tutta la mattina"
"per cercare me?" ridacchia
"no, avevo voglia di fare due passi"
"scusi il ritardo..." e sfodera un sorrisetto complice
"bravo..." sfodero il sorrisetto '1000 punti'
"così F. le ha riferito che io parlerei delle sue uscite estemporanee?"
"mi ha riferito che le piace la mia espressione colpevole da bambina che ha messo le mani nella marmellata"
"mai detta una cosa del genere" e gli vedo negli occhi satana che sghignazza
"no, immagino..." rispondo melliflua
Stavolta è il suo il sorriso da '1000 punti'

La libraia rideva sotto i baffi e noi ce ne andammo gongolando verso lo studio di F., contenti e felici di avere trovato un compagno di giochi.

martedì 18 ottobre 2011

Casi clinici - 5 - il vademecum del seduttore

EgregiSSima redazione di "seduzione rapida",
Gradirei sporgere denuncia contro la vostra azienda, che causa prolificazione di coglioni da sterminare con l'insetticida per cavallette giganti.

Cito testualmente: "Le frasi che seguono sono esempi di frasi scaltre e maliziose, ma dette in modo che risulti spiritoso e non offenda, anzi il più delle volte sono destinate a farla sciogliere"
Ullallà! No, dico...

Ma andiamo con ordine, vorrei la voce delle signore.
Signore, cosa rispondereste a una delle seguenti frasi dette per "farvi sciogliere"?

1. "Per caso ti chiami Alice?"
"No, perché?"
"Perché una come te può venire solo dal Paese delle Meraviglie"
Cosa risponderebbe Lisa: "Hai sentito questo rumore? Erano le mie palle che cadevano"

2. "Vorrei essere strabico per vederti doppia"
C. R. Lisa: "Ti accontento subito"

3. "Ehi, credi all'amore a prima vista o vuoi che passo di nuovo?"
C. R. Lisa: "Credo nei congiuntivi e puoi pure passare oltre"

4. "Che belle gambe, a che ora aprono?"
C. R. Lisa: *borsettata in faccia*

Purtroppo, care mie, per vedere il resto di queste perle di saggezza, pensate, bisogna addirittura pagare.
Per diventare dei veri seduttori, sembra consigliare l'azienda tra le righe, bisogna andare disperatamente in cerca di qualcuna che ti rompa il naso: poi potrete inventare strane e ammalianti storie di pirati per giustificare le cicatrici.
Si sa, il bad boy piace assai.

lunedì 17 ottobre 2011

Prove dell'evoluzione -4- meglio un giorno da leoni...

Prove dell'evoluzione delle Cyborgfemmine. Ebbene sì.
Nel nostro percorso di antropologia e sociologia sessuale e sentimentale abbiamo ripercorso l'evoluzione che porta dalla scimmia all'uomo e dall'uomo allo stronzo; adesso analizzeremo quella che porta dalla femmina alla cyborgfemmina.
La cyborgfemmina non sbava dietro agli uomini. Non parte in quinta coi sogni rosa sul "nostro domani insieme".
Ha imparato, nell'ordine: a fare gli occhioni sbrilluccicosi del gatto di Shrek a comando; a essere terribilmente sfacciata, ma come può esserlo una bambina che dice alla mamma che ha rubato la marmellata: con amore, paraculaggine e una camicetta stile Flashdance di cui si intravede la scollatura sulla schiena sotto il maglione nero castigato. Ha inoltre imparato che gli uomini si fanno manodurre facilmente se ti conoscono appena, ti fingi stupida e sorridi come se avessi davanti George Clooney.

Per quelli che me lo chiedono: sì grazie, tutto bene con il maschio alfa. "Ci siamo capiti", non fa più battutine, sorride in silenzio come un salmone che fissa l'esca e il mio contratto è diventato oggi a tempo indeterminato.
Ma non è tutto: il secondo pilota, splendido esemplare di 31 anni - se non fosse per la scopa infilata su per il deretano -, 110 e lode in legge, oggi mi ha strappato un appuntamento con la stessa naturalezza con cui si ruba un bacio.
"Non ho le chiavi del piano di sopra... stiamo qui o andiamo...? No beh, andiamo a prenderci un'acqua brillante, va bene?"
Temo che una cosa del genere non si sentisse dal 1953.
"Benissimo"
Ci avviciniamo al baretto dove si va appena usciti dallo studio. Fuori non ci sono sedie.
Lui mi apre la porta e dice "Entro prima io, perché mi hanno detto che nei locali pubblici entra prima l'uomo"
"Bravissimo, lo sanno in pochi"
C'è un unico tavolo, al piano di sotto, dove possiamo stare in mezzo alla bolgia. Fingiamo entrambi di non vederlo e gli chiedo se "andiamo su" (dove non c'è nessuno).
Lui la prende veramente, l'acqua brillante. Io ordino un tè alla pesca malvolentieri, preferirei un prosecco ma non bisogna fare gli alcolizzati, fa troppo "siamo usciti insieme".
Parliamo del progetto che devo presentare a giorni e in cui, per una volta, siamo in squadre rivali. Tra un sorrisino e l'altro gli chiedo "e quindi quali obiezioni mi solleverà?".
"Non glielo dirò mai... ma mi corregge le bozze di questo articolo?"
"Ma certo dottore..."
"Mi raccomando, sia..."
"Puntigliosa, precisa e efficiente"
"E ovviamente... se ha tempo..."
"Ho sempre tempo per corromperLa"
Inutile dire che il secondo pilota sorride come una triglia.
Ridi, ridi, intanto ti ho appena strappato un accordo vincolante, e che so che rispetterai.
Mi trovo così col secondo pilota che esce per primo dal locale, dicendo:
"E poi devo fare uscire prima Lei, vero?"
"In teoria dovrebbe uscire prima l'uomo se l'uscita è sulla strada: è una vecchia usanza per assicurarsi che non ci siano pericoli"
Prendete nota...
Fumiamo insieme una sigaretta e poi mi accompagna addirittura verso casa.

Nell'ordine, oggi - lunedì 17:
- ho un posto di lavoro
- il maschio alfa mi ha sfoderato una sfilza di sorrisi che neanche Dante quando passava Beatrice, e non ha fatto nemmeno mezza battuta.
- ho corrotto il secondo pilota
- ho saputo che ridono alle mie spalle delle "mie genialate" (ciò vuol dire che mi ascoltano e parlano di me: "l'importante è che se ne parli")
- ho ricevuto in eredità una sfilza di libri di valore, alcuni fuori edizione da decenni
- un libraio che non sapeva cosa mi stava vendendo mi ha rifilato a 10 euro un'edizione in due volumi del ramo d'oro di Frazer del 1973

Alla faccia del lunedì, oltretutto 17, ho l'autostima alle stelle.

venerdì 14 ottobre 2011

Mr Big - 3- quel caffé.

Torniamo per un attimo ai tempi di Mr Big: sono sicura che state morendo di curiosità. (?)

I momenti in cui vorresti tagliarti le mani, annodarti la lingua, e specialmente smettere di sentire lo stomaco aggrovigliarsi.
Era così che mi sentivo dopo quell'involontaria uscita con Mr Big. Ce l'aveva scritto in faccia: "sono lo stronzo dell'anno, che fa lo scemo con te mentre devono arrivare i rispettivi fidanzati".

"Colpo di fulmine, non vederlo più", era stata la diagnosi della coinquilina.
Infatti non lo vidi per un anno. Non frequentai le serate in cui avrei potuto trovarlo e la mia vita di coppia con Andrea-Coccolino sembrava stabilizzarsi. Senonché, un giorno, mi capitò per le mani un libro: "L'amore dura tre anni". E mi resi conto di stare attraversando la crisi del terzo anno: un anello al dito, sesso quasi inesistente, troppi pranzi in famiglia e troppi giorni in pigiama a giocare alla playstation come scusa per non mettersi a letto solo per dire "dobbiamo svegliarci presto".

Rividi Davide al suo matrimonio con Monica, a cui andai col mio fidanzato.

Ma quando Andrea mi prese la mano e io mi misi a frugare nella borsa pur di liberarmi da quella mano estranea, ripensai a quel libro, "l'amore dura tre anni".
Nel mese seguente la mia crisi "coniugale" non fece che peggiorare: lui voleva andare a convivere, io volevo uscire con le amiche. Sentivo tutti i miei ventun anni e non volevo diventare una moglie a 21 anni.

Quando Big, ormai sposato da tre mesi, si autoinvitò per un caffè con la scusa di vedere oranonsopiùchecosa, pensai che non ci fosse niente di male. Un diversivo. Era passato più di un anno, lui era sposato, non avevo nessuna intenzione di mettermi nei guai. E allora non so perché non dissi di no. Mi accorsi solo un'ora prima che lui arrivasse che mi ero già cambiata 4 volte.

Entrò sorridendo. Arrossii un paio di volte davanti a un caffé bruciato.
"Sei maledettamente bella e io maledettamente nei guai."
"Cosa vorresti dire?"
"L'ho sposata per sua figlia. Lei era la mia migliore amica e quell'imbecille l'ha lasciata. Non so cosa fare, Lisa. Non so nemmeno perché sono qui."
[VaffanculoVaffanculoVaffanculo]
"Davide, non mi interessa. Sei sposato, e io devo andare da Andrea."
Prima di  andarsene disse solo: "Ti prego, guardami. Non posso tornare a casa senza quel sorriso."
Mi scappò quella frase, che sarebbe rimasta negli annali alla voce "istigazione a delinquere":
"Per l'amor del cielo, cuciti quella bocca".
Cercai di mandarlo fuori il più in fretta possibile.

Poi, nell'ordine, consumai il muro a furia di testate, mi feci una camomilla, tentai di dormire e infine piansi dal nervoso.
Ma nonostante i bernoccoli e i tentativi di riportarmi alla ragione, i giorni dopo non volli vedere Andrea: andai a trovare i miei genitori. Non mangiavo. Figurarsi se dormivo, alle 5 del mattino ero in piedi. Mal d'amore, lo chiamano.
E due giorni dopo mi arrivò un sms: "E se ti dicessi che mi manchi...?".
Era Davide.

martedì 11 ottobre 2011

casi clinici -4- non ci siamo capiti

Aspirante Panchina, ovvero l'uomo dei tempi di magra.
Se fosse un cartellone pubblicitario di se stesso, sarebbe una mucca anoressica con la scritta "non chiedo altro che un po' di erba fresca per stare meglio", con gli occhi lucenti del gatto di Shrek.
In qualche modo, trovo ci sia della tenerezza in lui. Forse c'è anche dell'intelligenza: i nerd nascondono spesso segreti insospettabili, e spesso non sanno di essere carini e gentili.

Così, quando mi chiede di uscire per un aperitivo, oso rispondere "e perché no?"
Nota bene: dal Panchina non si va mai in minigonna; non ci si mostra troppo disponibili e non ci si esce a cena. Tutto deve calare dall'alto come se, semplicemente, fosse "capitato" in un momento di debolezza.
Meglio, addirittura, se fingete che vi sia morta la nonna per la settima volta o che sia sparito il vostro gatto o che vi siete intossicate con l'ammoniaca pulendo le scale; insomma, deve aspettarsi il fatto che il giorno dopo non gli risponderete al telefono: questo è gestire un Panchina.

Senonché arrivo in jeans, maglietta e scarpe da ginnastica, sguardo basso e un po' malinconico, ripetendomi che mi è scomparso il gatto e tentando di assumere un'aria convincente.
E mi trovo davanti l'uomo che non deve chiedere mai.

Neanche il tempo di dirgli ciao e mi trovo con un bacio stampato in bocca, da lui che mormora:
"Lo sapevo che eri pazza di me. Non posso negare di averti voluta per tanto tempo."
Non posso negare. Ma chi t'ha chiesto mai niente?
"No, è che mi è sparito il gatto e sentivo il bisogno di uscire a bere una cosa."
"Ahahahha! Salta su, ti porto a fare un giro al lago, ti farò divertire come mai in vita tua, bimba."
Bimba.
Una visione stile pitonessa di Apollo mi si apre davanti agli occhi: lui, nella sua testa, in questo momento è un incrocio tra l'uomo ragno, King Kong che scala il grattacielo e Rocco Siffredi in un remake di "giorni di gloria".
Io, invece, mi sento come un tenore con un gatto di sei chili appeso ai coglioni.

Inutile dire che fuggo con una scusa, scuotendo la testa e domandandomi perché, perché, perché i malati di mente mi ronzano intorno come mosche sul miele.
Inutile domandarsi certe cose: meglio entrare nel centro vodafone dove lavora il tuo amico e far bloccare seduta stante il suo numero.

Decisamente, lo preferivo in versione nerd.

lunedì 10 ottobre 2011

il pericolo del maschio alfa (parte 2)

Ore 12:15.
Maschio alfa ore 9: è riuscito a sgusciare fuori dalla riunione (porta aperta a ore 12 davanti al mio naso, chissà da dove è uscito!) e appostarsi 2 metri alla mia sinistra, dove parla con un pivello che l'ha brincato al volo. Fortunatamente per la mia salute mentale, oggi non è giorno di armani nero e cravatta azzurra.
"Andiamo tutti su?" chiede all'altro leccapiedi "perché veramente stavo aspettando lei", indicando me.
Scale. Dopo 4 piani di scale il maschio alfa non ha il fiatone, io sì.

Solite 6 persone fuori dalla sua porta. "Li faccio passare tutti prima", dice "aspetterà un po' ma almeno poi siamo tranquilli". Ore 12:40 entro in studio, chiude la porta, mi offre la sedia e si siede di fronte.
Parliamo del lavoro che gli ho consegnato la settimana scorsa e di quello che gli consegno oggi. Chiede chiarimenti. Riesco a fare una figura più che decente, con parlantina sciolta. Quando ho finito l'esposizione mi sta ancora fissando. Secondi tre. "Sì, avrei finito". Sorride. Sembra tutto normale.
Legge il resto in un silenzio di tomba in cui si sente il ritmo dei respiri. Entrambi un po' troppo profondi.
Sfiora la mano per una correzione. Nessuna espressione.

Chiedo chiarimenti sulla formattazione, dicendo che "word mi ha abbandonata"
"Chi è che l'ha abbandonata?"
"Word... formattava come gli pareva"
"Ah... beh, c'è di peggio... sarebbe peggio se l'avesse abbandonata qualcun altro"
"seh... beh... ...no."
Maschio alfa, dopo un nanosecondo di stupore, sorride fissandomi con occhio da triglia per secondi 2,5.
Ricambio.

"Il suo lavoro è un po' soporifero, perché non ho niente da correggere. Non ho capito se mi addormenta quello che scrive o se è lei che mi fa un effetto stile narcotico... Scrive benino sa, ho anche letto il suo libercolo."
"Non suona esattamente come un complimento"
"Se vuole andare d'accordo con me, aumenti il suo senso dell'ironia"
"Ce l'ho l'ironia... ogni tanto scherzo anch'io"

Scendiamo le scale insieme e usciamo dall'edificio: 4 piani e 2 metri fino all'incrocio in 8 minuti.
"Ci vediamo mercoledì. Quando deve vedere X [nome del secondo pilota]?"
"Mercoledì alle 12... da lei passo prima o dopo?"
"Dopo. Sono qui tutto il giorno... veda lei, anche nel pomeriggio se vuole."
"Allora quando ho finito da lui passo qui."
Sono ormai le 13:20.

Prossimo incontro, mercoledì ore 12:30.

La Cyborgsirena dovrebbe suonare ma non suona: o fraintendo troppe cose o il maschio alfa, in effetti, sa il fatto suo e me l'ha mandata in tilt.

venerdì 7 ottobre 2011

maschio alfa - 1 - il pericolo del maschio alfa

A volte ti chiedi se, strattonando un uomo per la cravatta in un raptus stile "appendimi al muro come fossi un quadretto", rischi per caso di soffocarlo e, quindi, non raggiungere lo scopo voluto.
Le cose si complicano se quell'uomo, protagonista di tali scenette nella tua testa, butta mezze parole sul tavolo ed è il tuo capo. Nemmeno un capo qualunque. Il supermegadirettore di Fantozzi con la poltrona in pelle umana, che tiene per le palle 4 piani di gente e tratta bene solo te. Il che può dare alla testa.
Mai andare con il capo, recita ogni manuale d'amore: solitamente è sposato, non porta la fede ed è il più grande pezzo di merda sulla faccia della terra.

* Senonché, quando ti dice: "Il problema di lavorare con lei è che è pericolosa", ti trovi a dover fare la figura della scema che non ha capito a cosa si riferisce e, uscendo dal suo studio per scendere le scale insieme, chiedi ad alta voce "E come mai le scrittrici sarebbero pericolose?".

* Se gli chiedi quando puoi passare a portargli i documenti e lui ti risponde "quando vuole", sei tentata di rispondergli "stasera alle 8, così vediamo se hai quella faccia tosta per qualcosa", ma ritieni sia più saggio dire "passo lunedì dopo la riunione" (che però, ti rendi conto dopo, finisce a mezzogiorno e 20 il che, quindi, forse equivale in gergo scimmiesco a "invitami a pranzo": conviene che me la svigni in stile Houdinì).

* Quando davanti allo studio c'è una fila di 8 persone, lui arriva con un'ora e dieci di ritardo e dice solo "Eccola qui... Fate passare la mia scrittrice"

In tutte queste situazioni, che si contano in 15 minuti ogni 10 giorni, evitando io come la peste il suddetto uomo che porta guai, capisco comunque di avere un problema. L'ho capito quando, per andare insieme al quarto piano, il maschio alfa si avvicina all'ascensore, sorridendo io imbocco il corridoio a velocità record, quindi mi volto e faccio la domanda retorica: "scale? :)" 
Traduzione: non entro in una scatola di alluminio con Lei, in cui nessuno ci sente e ci vede.

Mai andrei infatti contro la regola "non uscire col capo", ma ricordo che Hugh Grant rispose a Bridget Jones "e allora è licenziata, ci vediamo alle 8".
Sono quasi sicura che tra un po' mi troverò in una situazione pericolosissima, e allora o saprò uscirne con un doppio salto carpiato con avvitamento, o il mio contratto non diventerà a tempo indeterminato. In compenso potrò strattonargli la cravatta, farmi ridurre a una larva depressa nel giro di un mese e, la prossima volta, imparare dai miei errori.

Vi farò sapere se, anche stavolta, la nostra eroina ne uscirà illesa.
A lunedì con aggiornamenti.

giovedì 6 ottobre 2011

Prove dell'evoluzione -3- ho voglia di fare una figura di merda

Sottotiolo: ovvero l'anello mancante nella catena evolutiva.

Orbene, ci trovavamo fuori da un pub: io e la mia amica Elisa a discutere a bassissima voce sull'equazione "macchina grossa=pene piccolo", riferendoci a un incontro ravvicinato del quarto tipo con un uomo di un metro e settanta munito di un Suv che era il decuplo di lui; altri amica e amico a parlottare poco distante.
Era una di quelle sere in cui ti senti favolosa anche se hai due borse da spiaggia sotto gli occhi.
Dopo circa mezzo nanosecondo dall'accendimento della lucky strike, arriva un esemplare niente male.
Sentiamo un po' cosa ha da raccontarci, mi dico.

"Ciao" esordisce con un gran sorriso "stasera ho voglia di fare una figura di merda"
"Mh. Sei già sulla buona strada. Dimmi."
"Verresti cortesemente a limonare con me?"
"No, ma ti offro una birra per la sparata epica"

Meno 10000 punti in un nanosecondo: congratulazioni macaco, abbiamo decisamente battuto ogni record.
Inutile dire che, mentre si accingeva ad andarsene con la scimmiesca coda tra le gambe, Elisa gli scoppiava a ridere in faccia e gli altri due si avvicinavano con un "ma abbiamo sentito bene?!?"

Ora, voglio dire... ma che malattie si prendono dai tubi di scappamento?

martedì 4 ottobre 2011

Prove dell'evoluzione - 2- la scimmia motorizzata

Quando il motociclista dagli occhi azzurri, sposato con bionda da anni 4 e munito di amante - una sventola pocopiùcheventenne, nonché amica mia - da anni 2, si siede al tuo tavolo senza invito, tu inizi a credere di essere assordata dalla Cyborgsirena.
Sì, d'accordo soggetto, sei carino (se non fosse per quella scritta a caratteri cubitali che porti sulla fronte stile marchio di Caino "sono un'esimia testa di cazzo").

"Posso offrirti da bere?"
"No grazie, ho già pagato e non mi fermo molto, aspetto un'amica"

La scimmia metropolitana motorizzata, seduta senza invito al mio tavolo, inizia a raccontarmi della sua molesta giornata - che ovviamente non vedevo l'ora di conoscere dettagliatamente -, in cui la moglie lo chiama in continuazione perché è fuori città (e lo ripete pure tre volte: "è fuori città"), l'amante sta facendo la stronza perché lui non lascia la moglie e, poverino, dovrà passare la serata da solo.

"Avevo intenzione di ubriacarmi, tanto domani nemmeno lavoro"
"Mi pare un'ottima idea"
"Vi ubriacate con me, tu e la tua  amica?"
"Cos'è, credi di fare la combo del secolo...?"
"No, sono così stanco che stasera non ce la farei"
"Allora direi proprio di no."

Lasciammo la scimmia attonita a dondolarsi sul ramo con la sua solitaria coda; probabilmente non aveva nemmeno capito la battuta. In compenso l'aveva capita Rita, seduta al tavolo di fianco con il prosecco che le andava di traverso.

Da quando, precisamente, certi esemplari di bifolchi hanno iniziato a credere che, se hanno già due donne (e, a quanto posso immaginare, non sono nemmeno le uniche), noi usciremo con loro?
Ma soprattutto, perché l'amica sventola non si decide a mandarlo al diavolo?

Noto incidentalmente che il mio capo è un esemplare favoloso e per questo non salirò mai in ascensore con lui.

Mr Big -2- io, lui e mia suocera

Credo fosse un lunedì sera. Io e la mia futura suocera stiamo aspettando il mio fidanzato davanti  a una pizzeria. La suocera mi ha appena regalato delle pantofole a forma di orso gigantesco (il mio gatto, quando le ha viste, ha soffiato furibondo e mi ha aggredito un piede).
In quel mentre, arriva Mr. Big.
"Davide, ciao! Tesoro mio, cosa ci fai qua?" ultrasuona la suocera.
"Aspetto Monica, ma credo arriverà tra 40 minuti"
"Anche il mio Coccolino arriva tardi, ma dai, vieni a bere qualcosa con noi intanto, tu conosci Lisa?"
(Sì: ha detto Coccolino)
"Certo. Ti sta un incanto quel vestito, Lisa."
Anche lui sta bene. E' passato un mese da quando ci siamo conosciuti, non l'avevo più rivisto né avevo pensato a lui. Ma adesso, all'improvviso, mi arriva un pugno nello stomaco.

Io, lui e mia suocera abbiamo 40 minuti prima che arrivino le rispettive dolci metà. La suocera annuncia che va a telefonare a Coccolino e poi al maritino.
"Vieni, andiamo a prendere il tavolo." mi dice, prendendomi per mano.
"Due?" chiede il cameriere.
"Veramente no, stiamo aspettando delle persone, siamo in cinque." farfuglio, ancora tenendolo per mano.
Guardo verso la porta: forse la suocera ha visto che ci teniamo la mano? No, è sparita.
"Ti metto a disagio?"
Occhi puntati a terra rispondo solo "No, figurati."
Lui mi alza il mento col dorso della mano, nei suoi occhi c'è una mezza espressione supplichevole: "Guardami, per favore..."
"Devo andare in bagno, scusami."
Ve l'avevo detto che ero fedele.

Passo tre minuti a guardarmi allo specchio, ripetendomi di non mettermi in situazioni assurde, quindi esco. Con tono già più distaccato mi annuncia che mia suocera sta andando a prendere Andrea (alias Coccolino): c'è lo sciopero degli autobus ed è rimasto bloccato non so dove. Monica arriverà tra un'ora.
"Pare che siamo rimasti solo io e te. Bevi qualcosa?"
Passiamo un'ora insieme, a parlare di cosa non lo ricordo, ma ricordo che dopo il primo bicchiere di vino avevo iniziato a sciogliermi.
So solo che avevo dimenticato che gli altri stavano arrivando.
E infatti, dal nulla, sbuca Andrea che mi bacia. E Monica che si siede di fianco a Big. E la suocera che troneggia a capotavola, dall'altro lato del tavolo.

Per tutto il resto della cena, Big mi tiene al centro dell'universo, come se fosse assolutamente naturale. Cerca i miei occhi, fa domande, non apre bocca con altri. Io rispondo a monosillabi, ma ogni tanto la conversazione mi coinvolge, e allora mi scappa un sorriso inequivocabile, un tono di voce carezzevole, e tutte quelle cose che davanti alla suocera non dovrebbero mai scappare, perché non è certo scema. Andrea prova a parlare con me, gli do attenzione; quando torno con gli occhi su Davide, lui accenna un sorriso con un angolo della bocca.
Maledetto.
Lisa, sai giocare a ping pong?

Finita la cena, annuncio di avere un gran sonno e di voler andare a casa.
Big e Monica non si offrono di accompagnarmi. Andrea non ha la macchina.
Prendo un taxi e appena entrata in casa sveglio la coinquilina.
La diagnosi è "Colpo di fulmine. Non vederlo più."
Ha dannatamente ragione.
Mi addormento sperando che la notte porti consiglio.

sabato 1 ottobre 2011

Fughe - 3- la leggenda del re pescatore

Oggi voglio parlarvi della mia amica Leo e della leggenda del re pescatore.
Leo è un giovane virgulto appartenente a quella razza di donne che "non devono chiedere mai" perché, anche se non chiedono, qualche ubriacone gli racconta tutta la sua vita lo stesso: avrete già capito che sto parlando della migliore amica della razza umana, la barista.
E mica una qualunque: una che ti fa ridere mentre ti ubriaca.

Per venire al dunque, la signorina aveva quasi deciso che avrebbe messo su casa con il re pescatore: trattavasi del classico maschio alfa dominante, con scodazzo di amici al seguito, leggermente dispotico, naturalmente narciso, che come si evince aveva una passione per la pesca.
"All'inizio non era male, sai", mi raccontava Leo davanti a una birretta "Mi portava in bei posti in mezzo alla natura e tutto sembrava romantico, pensavo alle grigliate di pesce e alle gite sul lago. Poi ho iniziato a capire..."

Cosa...?

Durante le prime gite la suddetta, rapita dall'aria pura - per chi non lo sapesse, se sei abituata ai gas di scarico troppo ossigeno può dare alla testa -, girovagava per il lago di Como attendendo che gli uomini avessero finito di dedicarsi ai loro pesci: infatti, rapiti da buddhisti silenzi, gli uomini lasciavano la barista a scorazzare sola per i campi per ore. Questo, probabilmente, a causa di qualche shock freudiano da bambini.

Si sa, le donne sono pazienti. Ma col tempo Leo scoprì, nell'ordine, che:
- il pesce del re pescatore non si poteva mangiare: bisognava ributtarlo subito in acqua, usare delle esche apposite per non incorrere in penalità e non ferire la boccuccia di rose della trota salmonata. Addio grigliate.
- lei non sarebbe mai salita sulla barchetta molto english country del suo king fish: aveva due posti, uno per lui e uno per il compagno di pesce. Addio romantiche gite sul lago.
- lei doveva, semplicemente, pascolare da sola per giorni e, al ritorno dei nostri eroi, sorbirsi le bestemmie degli amici pescatori, tanto silenti proprio perché è meglio che non aprano bocca.

Un bel giorno, mentre spiegava al suo compagno perché quel pesce - con cui le stava massacrando gli attributi - si chiamava "trota volante" (leggi: fece volare la trota sul muso dell'uomo), osò chiedergli la macchina per andarsene.
Lui rispose: "Ti serve proprio?"
"Mi serve proprio?!?!"
No, amore mio, ma figurati!, stavo solo realizzando che mi trovo in una palude medievale con il vincitore del trofeo del cafone e i suoi allegri amici, che quando aprono bocca Marilyn Manson urla "sacrilegio!"; consideravo che qui non passano gli autobus, i telefoni non prendono e siamo a 15 chilometri dalla prima stazione dei taxi. Può mai servirmi la macchina?

No: non le serviva proprio. Leo se la fece a piedi.

Quindici chilometri di imprecazioni dopo, la fanciulla trovò un passaggio. Da parte di un uomo con cui oggi convive da due anni.
Il cornuto re pescatore ovviamente non la rivide mai più... ma si può definire cornuto uno a cui hai appena lanciato una trota volante in faccia? O forse, nonostante l'attenzione fosse monopolizzata dalle esche per non far male alle triglie, gli era avanzato un neurone per capire che era stato scaricato?

Ora, io mi chiedo: sono solo io a vedere qualcosa di freudiano in questo sconfinato, incondizionato, amore per i pesci?

giovedì 29 settembre 2011

Casi clinici -3- storia di un trombamico di mezza estate

L'ultimo aspirante trombamico merita un capitolo a parte nella storia dei casi clinici.
Appartenente alla categoria dell'homo stronzus in via di evoluzione, non sapeva di trovarsi davanti all'ultimo modello di Cyborgfemmina classe A - la sottoscritta -, munita di incredibili radar antifrottole con sirena ululante, quattro ruote motrici che consentono di tenere la strada nelle pericolose curve della via dell'innamoramento, airbag di serie senza push-up e occhio da "non ti sto ascoltando mentre semini indizi sulla tua pericolosa personalità narcisistica".

Più che una storiella, sembrava la guerra dei sessi.
Chi ha vinto o chi ha perso non è importante, perché alla guerra dei sessi io non ci credo.

Il suddetto aveva iniziato a puntarmi circa un anno e mezzo prima, periodo in cui - strafidanzata - lo rifiutai senza pensarci due volte. L'insistenza nel corso del tempo, che addirittura mi aveva portata a cambiare numero di cellulare, l'educazione dell'esemplare in questione e una non trascurabile affinità elettiva mi avevano portata, al termine della relazione in questione, a farci comunque un pensierino. Il pensierino sfumò quando, dopo avermi chiesto di uscire, scoprii da una delle mie migliori amiche che il soggetto in questione si intrattaneva in settimanali lotte fra le lenzuola con lei.
Seguì silenzio stampa per diversi mesi, finché una sera, complice una serata splendida in compagnia, ci incantonammo a vicenda come due ragazzetti.

Nei giorni seguenti, dopo sms a ripetizione, ricevo una chiamata del suddetto esemplare di maschio bianco con capelli biondi stile braveheart: "Dovevo dirtelo, io mi sto vedendo anche con un'altra", frasetta alla quale diplomaticamente rispondo: "Non preoccuparti, non credevo che stessi facendo vita monacale: se le cose fra noi dovessero cambiare, conto che ne riparleremo." "Certo, mi dispiace tanto, avrei dovuto dirtelo subito, sono confuso, blablabla."
Alle parole "sono confuso" la Cyborgsirena iniziò a ululare, così annotai ogni parola del blablabla sul taccuino.

Seguirono settimane come raramente se ne vivono: sull'affinità elettiva il Cyborgradar per trombamici ci aveva visto giusto. Senonché, dopo tali settimane, le cose iniziano a imbarcarsi sull'impervia via dell'innamoramento: lui spreca i "ti amo" assumendo atteggiamenti da morosetto, io dapprima ingenuamente scivolo nel romanticismo, quindi la Cyborgsirena mi ricorda che c'è un'altra, di cui non s'è più fatto parola. Avendo già catalogato il suddetto come potenziale stronzo, interpreto il silenzio come un "non ho fatto un accidente di niente per rompere con lei prima di imboscarmi in promesse e programmi di vita insieme".
Così, alle domande "vorresti essere la mia ragazza/ ti metteresti con me?", rispondevo, con un dolce sorriso post-coitum, "Non mi sembrano domande a cui poter rispondere". Lui, con la faccia offesa, si lamenta del fatto che non prendo sul serio i suoi sentimenti. Se avessi ancora 15 anni, forse gli avrei creduto.
Quando, dopo aver dormito insieme quella stessa notte in cui il suddetto fece tali incaute proposte, l'esemplare si eclissa per due giorni - guarda caso, sabato e domenica -, ho pochi dubbi: il Cyborgradar mi informa, con luci stroboscopiche e suoneria di Indiana Jones annessa, che il demente crede di fare la combo del secolo.

Dopo un paio di domandine ben piazzate - che non riporterò qui, altrimenti qualche altro maschio bianco potrebbe essere preparato all'evento nel caso gli venissero fatte - il soggetto trovavasi ad ammettere che, in effetti, anche con l'altra stava imbastendo una relazione: badate, non una storia da amici di letto - una relazione -, è diverso.
Segue, com'è ovvio, una diplomatica e signorile spiegazione sulla Cyborgsirena che mi aveva impedito di prenderlo sul serio; lo invito quindi a riflettere sulla sostanziale differenza tra una quasi-trentenne e una quindicenne, indi la discussione termina con un "il nostro treno si ferma qui", mentre, ancora, l'esemplare ribadisce la sua confusione e chiede di aspettare finché non riesce a prendere una decisione.
E' abbastanza ovvio che il tempo per le decisioni era, a questo punto, più che precluso.

Non mi resta che narrare l'aneddoto finale: pochi giorni dopo, appare in rete una mia poesia d'amore, riesumata da un vecchio quaderno e ovviamente non dedicata a lui. Poche ore dopo, sms: "Non dirmi che le righe d'amore che hai scritto sono dedicate a me? Beninteso, ne sarei onorato... buongiorno comunque."
"O.O no, direi di no... ho mai "varcato la soglia" di casa tua? Ciao comunque."
Probabilmente offeso, risponde dopo due ore: "Ah, ecco."
Al che segue, dopo cinque ore, il mio: "Beh, dai... sarà per la prossima volta. ;) ", cui ovviamente non segue alcuna risposta.
Inutile dire che dopo varie risatine per il qui pro quo, passo la giornata pensando: "Salve, mi chiamo Lisa e sono favolosa."

Dedico questo post a tutte le Cyborgfemmine che, essendo state amanti, possono snocciolare a memoria tutte le scuse che sarebbero seguite se non avessi scaricato l'esemplare.
Ebbene, anche il genere femminile evolve: possiamo goderci splendide settimane con l'homo stronzus uscendone indenni con un "grazie e arrivederci": tutto merito dell'airbag di serie, del Cyborgradar e della Cyborgsirena.

mercoledì 28 settembre 2011

benedetto trombamico...e aspiranti

Saranno passati 10 anni, ma il primo trombamico non si scorda mai.
Nel frattempo all'orizzonte sono passati diversi aspiranti al ruolo.
Bocciati dopo qualche giro di rodaggio.
Per definizione, il trombamico è l'uomo - impresentabile a genitori e amici perché non corrisponde, per qualche ignota ragione, al target del "favoloso maschio bianco con cui intrattenersi per un periodo di tempo considerevole" -, per cui ti sei presa una cotta e con cui il sesso è fantastico.
A buoni intenditori poche parole.

Con lui andavo a prendere le birre in motorino quando ero troppo giovane per la macchina. Rollava le canne quando io non ero capace di farlo. Impresentabile ai genitori fin dall'inizio, dato che io ero minorenne e lui... non lo era più da un po'.
Nostalgia dei tempi d'oro mi spinse a fare lo stesso sbaglio a 16 anni, e a  19... e a 21... e a 24... e a 27 (forse).

Molti hanno provato a prendere il suo posto: il signor "Magico" affetto da priapismo (per chi non lo sapesse, è una malattia: a me non sembrava); il signor "rappresentante sindacale", affetto da idealismo cronico. Il signor "sto divorziando", affetto da ballonaggine acuta. Il signor scultore, affetto da moglie gelosa.
Il più recente trombamico tentò di instaurare un favoloso (nella sua testa) rapporto a tre con una signorina conosciuta da poco: credeva di fare il morosetto con entrambe... non aveva idea di avere a che fare con l'ispettore gadget. Così, una volta ammesso che già si sognava proprietario di un harem, è stato prontamente mandato a quel paese.

Ma il primo trombamico non si scorda mai. Così, quando entra nel bar sotto casa, divorziato da un anno e mezzo, affetto da delusione cronica verso le donne, gli comunichi la tua intenzione di iscirverti alla Caritas e concludi la conversazione fatta di sorrisini con un: "senti... devo scappare a casa. Mi chiami?"

Cos'avranno questi rapporti sotterranei, in cui il fuoco arde sotto le ceneri ma non si spegne..?
Forse è la precarietà del rapporto, senza possessività, a renderlo speciale?
Cos'avrà mai quest'uomo, che se 10 anni fa faceva il modello adesso lo vedo un po' rappresentante della Folletto, eppure mi pare sempre il favoloso 28enne che mi aveva fatto perdere la testa?
Ai posteri l'ardua sentenza.

martedì 27 settembre 2011

Mr Big- il primo incontro

Tutte noi abbiamo un Mr Big, accanto a tanti mister mi-sono-sbagliata. Quando ho aperto questo blog credevo, molto semplicemente, di enumerare i miei mister sbagliati: il suo fine era essere divertente. Ma ho pensato che, qua e là, rincuorarci con un Mister fosse doveroso.

Uno splendido esemplare di maschio bianco si avvicinò a me, e non era il mio ragazzo. All'epoca ero una fidanzatina fedele con gli ormoni di una ventunenne. Lui era un conoscente della famiglia del mio fidanzato. Alto, moro, con un fascino naturale e un tono di voce basso - sembrava sempre bisbigliare. La prima volta che lo vidi nella testa avevo un cinematografo in stile Satyricon di Fellini, per usare un eufemismo. Le altre cercai proprio di evitarlo come la peste: come ho detto, io ero fedele.

Lo ero?

Poverino, che aveva fatto mai...? Eravamo a una festa, mi stavo versando del caffé. Lui, alle mie spalle, mise la tazza di fianco alla mia, senza una parola.
"Per caso vuoi un po' di caffé...?" chiesi, girandomi. Ricordo che aveva una maglietta con un lupo, estremamente fuori luogo.
"Sì, grazie."
Sfacciato, pensai.
Gli versai il caffé, lui prese entrambe le tazzine, la sua e la mia, le mise sul tavolo per stringermi la mano e disse solo: "Io sono Davide."
"Lisa"
"Piacere."
Riprese la tazzina e se ne andò.
Sfacciatissimo.
Niente da fare. La buona vecchia Lisa era già K.O.

venerdì 23 settembre 2011

Prove dell'evoluzione - 1- dalla scimmia allo stronzo

Caro Darwin, cosa vuol dire "evoluzione?"
Le scimmie scesero dagli alberi, smisero di dondolarsi e di lanciarsi di ramo in ramo con la coda, lentamente si distaccarono dalle comunità di scimmie preesistenti e scoprirono la posizione eretta.Così scoprirono di poter avere un maggior numero di banane, perché con due zampe libere potevano spaccare la testa alle altre scimmie.
Diciamo che l'evoluzione è la specializzazione della razza per vivere meglio.

Così ha fatto anche l'uomo.
Dall'homo sapiens all'homo sapiens sapiens fino a una nuova razza umana, che smette di dondolarsi sul divano con la coda, la quale (coda) assume una perenne posizione eretta: trattasi dell'homo stronzus e della sua evoluzione, l'homo stronzus col botto.
Sì: se "evoluzione" vuol dire "specializzazione", anche gli stronzi evolvono: essi si adattano all'ambiente per accaparrare più patate (lo stronzus, infatti, preferisce i tuberi alle banane).

L'homo stronzus prima o poi l'abbiamo incontrato tutte: è quello che si fa sgamare quando mette un paio di corna fotoniche e, posto sotto il torchio di una donna un filo avveduta, ammette il fatto e chiede scusa; quello che ci prova anche se ha una fede di tre chili d'oro che sbrilluccica sul dito; quello che dopo tre uscite ti dice "devo essere sincero: mi vedo anche con un'altra e sono confuso".
Ovviamente questo ibrido tra uomo e stronzo non poteva sopravvivere a lungo nella giungla metropolitana: una piccola comunità di homines stronzii scoprì infatti che chiedendo scusa, dicendo "mi vedo con un'altra" e portando la fede al dito, il numero di patate inizialmente aumenta per scendere poi vertiginosamente quando, per amor di verità o a causa tortura, si trova ad ammettere l'accaduto.
Si scopre presto che le donne non amano gli stronzi: solitamente, alla loro ammissione, si scatena l'inferno.

Di qui la necessità di una ulteriore evoluzione della specie.
Lo stronzus stronzus, o homo stronzus col botto, ha una sola regola: "nega e, dove non puoi negare, menti".
Quando senti "sono divorziato", che poi diventa "sto divorziando" e infine "mi considero divorziato", solitamente sono passati dai due ai tre mesi di promesse mirabolanti, progetti per il futuro e una sfilza di regali, in cui tu hai già perso la testa. Quando senti "io non ti ho mai mentito e se ho omesso qualcosa è stato per paura di perderti", ebbene, cara amica, sappi che ti trovi davanti a uno stronzo col botto. Tipico della razza in questione è credere fermamente in ciò che dice, cosicché le donne sono spesso convinte di trovarsi di fronte a quello che dall'alba dei tempi si definisce "un romantico".

Dovremmo abbatterci noi, che ci troviamo faccia a faccia con la frontiera che trasforma l'uomo in cyborg?
Noi, testimoni di un passo epocale nell'evoluzione della specie? Davvero non possiamo che subire il fascino di tale esemplare di adorabile raccontaballe, rapite dalla maestria, dalla convinzione, studiando quell'espressione così sincera, quell'uomo così premuroso e a tratti melodrammatico con cui il sesso è fantastico?
Oppure la specie femminile evolve di conseguenza?

martedì 20 settembre 2011

Fughe- 2- mai ubriacarsi col Panchina

Cosa succede se una sera, malauguratamente, ingurgiti troppa tequila e fai gli occhi dolci al Panchina, già designato come tale a sua insaputa? Ebbene, succede che il giorno dopo il Panchina ti chiama.

Il Panchina, come insegna la mia amica Camilla, è quello che non viene chiamato in campo finché uno dei titolari non si infortuna. In poche parole, viene sempre e comunque dopo il quasi-moroso e il trombamico: è quello che chiami nei periodi di carestia e peste, quando il trombamico prova a farsi la morosa e il quasi moroso è in offesissimo silenzio stampa perché ha scoperto del trombamico.
Per una definizione di quasi-moroso, diciamo che è un contratto in prova che potrebbe diventare a tempo indeterminato: essendo noi donne metropolitane fobiche dei rapporti con l'ennesimo idiota, vogliamo assicurarci di non promettere niente finché non è passato il periodo delle stelline negli occhi in cui un uomo può farci credere pressoché qualunque cosa, compreso il fatto di essere Donald Trump.
Il trombamico non ha bisogno di definizione, è il migliore amico della donna come il barista è il migliore amico dell'uomo.

Dicevo, comunque, che quella sera stavamo festeggiando qualcosa che in questo momento non mi sovviene; mettiamo che fosse un non-compleanno. Presa dalla tequila feci gli occhi dolci al Panchina, che prontamente il giorno dopo mi invitò a fare un giretto.
Non ero nemmeno scesa dalla macchina nel luogo concordato, che il soggetto partì in quarta: "dammi un bacio... finalmente ti vedo. Tu non lo sai ma ti ho sempre amata, starei con te tutta la vita."  ...'azzzzzzz....
Soggetto, frena. Calmo. Sei il Panchina, non ti devi allargare.

Passo così una domenica pomeriggio col suddetto, con un solo pensiero in testa: "ho fatto un danno, adesso come ne esco?"
Non ne esco.
Non c'è verso di portarlo alla ragione per un'intera settimana, in cui assumo la chiusura a riccio.
Ancora una volta, si impone la fuga. Con un certo senso di colpa, ma fuga.

Morale: mai ubriacarsi col Panchina: il sorriso languido potrebbe fargli pensare a una promozione a titolare.
Sorge spontanea una domanda: è concesso al Panchina di avere dei sentimenti, o sono solo incidenti di percorso? E' nelle leggi di natura che il Panchina possa innamorarsi? E se lo fa, bisognerebbe sentirsi stronze o pensare che gli passerà?
Per fortuna c'è Isotta a rincuorarmi: "Se ribalti la situazione, quanti uomini provano a tenerci in panchina?"

lunedì 19 settembre 2011

casi clinici -2- la danza dell'amore

Cosa c'è di meglio, in un periodo di stress, dell'amico al mare?
Così pensava la mia amica Irene davanti a un aperitivo. La ricordo bene quella sera, altroché. Aveva pescato dal cappello questo biondino che aveva deciso di fare la scelta dell'eremita: viveva davanti al mare, da solo, telelavoro, sapeva cucinare e l'aveva invitata per una mini-vacanza dopo anni che non si vedevano.
"E se fosse ingrassato, se fosse diventato orrendo?" mi chiese. "Cosa ne pensi, dovrei andarci?"
Mangiucchiando la fetta d'arancia dell'aperitivo pensai cinicamente al massimo ti fai un week end al mare e torni con la tintarella... ma non lo dissi ad alta voce.
"Beh, prova... da quant'è che non vai al mare?"
"Non prendo ferie da un anno e mezzo"
"Direi che è tempo di tirare fuori il costume, bimba!"

Così, dopo quattro giorni, Irene tornò.
"Non dovevi stare via una settimana?"
"Lasciamo perdere!"
"Sushi e chiacchiera?"
Davanti a un sashimi misto (complice una settimana di pizza e patatine, eravamo assolutamente d'accordo nel non assumere carboidrati o cibi grassi di sorta) l'amica mi parlò dei giorni del terrore giacobino:
"Arrivo a casa sua alle 6 del pomeriggio, dopo 5 ore di viaggio. Neanche il tempo di farmi la doccia, aveva deciso che avrei cucinato il mio famoso vitello alle spezie. Aveva già preso gli ingredienti. Io mi sono detta: butta male!, ma non avevo ancora idea in che guaio mi stessi cacciando. Il giorno dopo sparisce tre ore e mi dice se chiama mia madre rispondi pure tu, dille che sono uscito. Se vuoi fare due passi in spiaggia sai dov'è. E lì mi ripeto: butta male.
Senonché dopo due giorni a cucinare e offrirgli gli aperitivi in spiaggia (perché il signorino dimenticava sempre il portafoglio), ovviamente non ero assolutamente nel mood giusto per andarci a letto, posto anche che il signorino lavava i denti una volta al giorno: la sera."
"Scherzi?"
"Magari."
"E non gli hai dolcemente detto che l'igiene orale è importante?"
"Con il nervoso che avevo ho solo pensato il signorino va in bianco e io vado in spiaggia."
"Mi sembra ragionevole. Insomma, un disastro?"
"Tu credi che sia finita?"
"Lo speravo"

Non era finita. La terza sera il biondino pensò bene che era giunto il tempo di darsi da fare. Complici lo scrocco dei giorni precedenti, l'alito mefitico e una Irene-massaia quantomeno inviperita, inutile dire che la signora avrebbe preferito farsi un pescatore.
Ma il gioco della seduzione di sua signoria l'eremita era appena cominciato: così, davanti a una birra e due chiacchiere, d'improvviso lui si alza e dice "Ti vedo un po' sulle tue. Ho quello che fa per te." e ammicca pure.
"Si alza dal divano e si avvicina a uno scaffale. Lì prende un incensiere da chiesa, accende del carbone e ci butta sopra un intruglio che puzzava come non so cosa."
"Cosa?"
"Sì, sì! Aspetta! Dopodiché si mette a dire delle parole strane girando intorno al tavolo, facendo dei passi strani e buttandomi 'sto fumo puzzolente addosso... io lì che non sapevo se ridere o piangere, pensavo: Irene, vai a casa, questo è matto e rischi di finire a pezzi in un cassonetto. Ma incuriosita gli domando: Scusa, cosa sarebbe tutto questo? Vengo a scoprire che è una cerimonia di Venere, così ha detto."

Immediatamente prendo il taccuino e annoto tutta la storia, provando un immenso senso di pena per Irene e i suoi giorni del terrore.
Così si concluse la danza del turibolo: lei in fuga la mattina dopo, lui provò a richiamarla, lei non rispose per settimane. Lui forse non capì, ma almeno smise di sperarci.

Da quando zolle di terra e incensi afrodisiaci con danze del tacchino annesse sono entrati a far parte della seduzione? Cos'è questa ostentazione del "sono un uomo originale" (a cui una donna sana di mente risponde: no, sei solo disturbato)?
Per quanto mi riguarda, preferisco il classico, e se proprio vuoi essere originale, comprami dei fiori: non lo fa più nessuno.

domenica 18 settembre 2011

casi clinici- capitolo primo

Salii in macchina sua con un gran sorriso: non lo vedevo da una settimana e mi era mancato terribilmente.
"Oggi sono andato in un posto speciale, ti ho preso un regalo".
Regalo! Decisamente una delle mie parole preferite.
Mi mise fra le mani un vasetto di vetro, con dentro una cosa scura. Al buio non si capiva cosa fosse, in ogni caso avevo già capito che non era il tipo di regalo che mi sarei aspettata.
"Che... cos'è?"
"E' terra."
....terra?
"Dicono che quel posto sia sacro, quindi ti ho portato un pezzo di suolo sacro"
Un sorriso, per quanto tirato, era il minimo che potessi fare, sebbene io davvero non capissi come potesse essergli venuto in mente di regalarmi della terra.

Quarto appuntamento.
Destinazione: si va all'avventura.
E ha un regalo per me.
Un vasetto con della sabbia, di una spiaggia sacra.
"Se continui così tra una settimana mi farò un giardinetto zen", dissi ridendo.

Dopo questa battuta al tritolo l'uomo scomparve, probabilmente mortalmente offeso. Si scoprì poi che aveva trovato una donna che apprezzava il suo singolare romanticismo.

Le fughe- capitolo primo

Il giorno in cui lo vidi capii subito che non avrei mai dovuto andarci a letto.
C'era qualcosa in lui che urlava "sono un imbecille". Eppure quando mi aiutò a prendere la mira con l'arco, con il viso vicino al mio, dicendomi "adesso scocca, fata Morgana", fui tentata di cambiare idea.
Devo avere sfoderato, per l'appunto, proprio quel sorriso da "via libera".

Il ragazzo in questione sembrava essere una persona normale almeno finché, al secondo appuntamento, mi presentò il suo cane. Povera bestia, nessun problema con lui, se non fosse che più che un cane era un cavallo con dei denti delle dimensioni di ciliegie. Iniziai però ad avere problemi col suo padrone, quando quel coso mi saltò addosso per farmi le feste e il signorino, dopo avermi liberata, se ne uscì con un "piaci al mio cane, mi piacerebbe presentarti ai miei genitori". Credendo fosse una battuta, risi. Non lo era. Non ho capito bene che giro abbiano fatto i suoi neuroni per creare questo collegamento cane-genitori, a dirla tutta. Ma passiamo oltre.
Come se non bastasse, poco prima di questa uscita infelice, avevamo fatto una lezioncina di tiro con l'arco, durante la quale malauguatamente misi il pide su un formicaio, trovandomi cosparsa, da capo a piedi, di formiche rosse. Non era certo la situazione più romantica del mondo per parlare di certe cose, eppure non si dava per vinto: secondo appuntamento e già c'era il famoso cappio appeso là sopra, sul soffitto, stile spada di Damocle, invitandomi a metterci la testa dentro.
"Non potrei mai vedere altre donne oltre a te, credo di starmi innamorando"
"Ci conosciamo da tre giorni..."
"Sono un romantico, fata Morgana" rispose mister occhi a cuore.
Optai per la fuga.

Tornando in macchina verso casa mi chiesi se esiste un tempo giusto per innamorarsi. Esiste un tempo giusto per dirlo? O a volte, invece, non è meglio tenere per sé certe cose?
Per quanto mi riguarda, ogni volta che sento quella frase detta anzitempo (e per me anzitempo significa "prima che sia passato un considerevole lasso di tempo in cui assicurarmi che tu non sia un ebete o un bugiardo patentato"), la fuga è l'unica cosa che mi rimane.

Intro...

E' chiaro che gli avvertimenti e le molte riflessioni sul perché non avrei dovuto aprire questo blog non sono bastati.

Nessuna delle mie amiche è fidanzata. Nemmeno io lo sono. Certo, a volte ci si prova... per brevi periodi.
Poi salta sempre fuori qualcosa. Qualcosa che non va.
Qualcuno parte in quinta al primo appuntamento; l'altro pretende di uscire con te e altre quattro, "dicendolo chiaramente", finché "non si decide"; un altro ti regala zolle di terra e si offende se non ti piacciono; c'è quello che vuole una mamma e non una fidanzata e già dalla seconda volta che vai a casa sua ti chiede se "ti secca lavargli i piatti" (di tutta la settimana).

Insomma, la vita è breve e sarebbe bello passarla senza conoscere tutti gli stronzi e gli imbecilli esistenti sulla faccia del pianeta. In caso contrario, apri un blog come ho fatto io, che almeno ti dai una sfogata.

Quante bugie, tradimenti e scoperte disarmanti abbiamo raccontato alle amiche davanti a un cocktail?
Da "piaci al mio cane, vorrei presentarti ai miei" a regali quantomeno imbarazzanti, passando per la classica confessione post-secondo mese del "sì, sono sposato ma non porto la fede".
Quante nostre bugie, tradimenti e manie abbiamo confessato dopo il secondo cocktail?
Uomini... e donne.
Entrambi un po' confusi, col divorzio a portata di mano e il letto all'occorrenza caldo.
Vogliamo davvero la storia d'amore che duri per sempre?

Sono sempre stata un'inguaribile romantica, ma quando esci con troppi uomini impari a bastare a te stessa, e ho scoperto che non è affatto male

Ho imparato da molte situazioni bislacche che le idee brillanti degli uomini sono impagabili, e a queste uscite estemporanee sarà dedicata un'intera categoria (casi clinici).
Sì, in effetti è per questo che mi hanno sconsigliato di aprirlo.
E' tuttavia anche più che evidente che non mi chiamo Lisa.
Ed è anche chiaro che, in tutto questo, anch'io sono stata innamorata.

Ma il mio Mr Big è stato l'unico a non volermi legare.
Oggi mi chiedo: è per questo che mi ha tenuta con sè così a lungo?