martedì 27 marzo 2012

L'intervista premio

Malauguratamente per tutti, Chica e Annastella hanno deciso di premiarmi con nonhocapitocosa.
Cioè, ho capito che ultimamente girano un sacco di banner che fanno tipo catena di Sant'Antonio (a breve ne creerò uno anch'io) e che se ti arriva la patata bollente devi farti sette domande e darti sette risposte.

Sennonché devo declinare la proposta, perché Cosmopolitan mi ha eletto Ragazza Cosmo del mese... e pensate che l'ultima eletta è stata Samantha Jones dopo la battuta: "tesoro, non è innamorato: gli scoppiano i testicoli!".

Ovviamente l'intervista a Cosmopolitan deve avere la precedenza: infatti, quello che non vi ho ancora detto è che in questo momento mi trovo davanti a un'imbarazzante inviata speciale vestita di arancione, che continua a giustificarsi dicendo che "è il colore della stagione!"

I. S.: Buongiorno Lisa! Sono qui per farti qualche domanda su di te, dato che qualche mente bacata ha deciso di eleggerti Ragazza Cosmo del mese...


L.: Non puoi cambiarti maglietta?


I. S.: Veniamo a noi: qualcuno mi ha detto che sei una brava cuoca...

L.: Diciamo che la gente si autoinvita a casa mia facendo ordinazioni di cannelloni salsiccia e fontina, di fiori di zucca ripieni e fritti o di pasta alla vigliacca. 


I. S.: Pasta alla vigliacca?

L.: Quella che si condisce rovesciando il frigorifero in una padella.

I.S.: Naturalmente. E dimmi, come ti è venuto in mente di aprire un blog del genere? Non hai paura che qualche tuo ex lo scovi? Ma specialmente... è tutto vero?

L.: Secondo te come farei a inventarmi delle storie del genere?! Comunque sì: i primi giorni mi svegliavo terrorizzata e ogni volta che mi arrivava un sms sobbalzavo credendo che mi sarei presa della stronza... ma poi mi sono detta: "tranquilla... i tuoi ex non sanno leggere".

I.S.: Quindi è vero... tu davvero credi che gli uomini siano un branco di imbecilli?!

L.: Ma certo che no! Solo quelli che frequento io.

I.S.: Certo... beh, mi pare che ce ne sia una bella sfilza comunque... (*ammicca*) Mi ricordo una volta in cui...

L.: Ferma là. Il fatto che io stia rispondendo alle tue domande non significa che siamo amiche: hai una maglietta arancione.

I.S.: (*imbarazzata, riprende il block notes con le sue domandine*) Giusto... dicevamo... volevo chiederti se secondo te c'è un motivo per cui gli imbecilli ti frequentano.

L.: Riformula la domanda, sono in premestruo.

I.S.: ... se c'è un motivo per cui trovi tutti questi imbecilli.

L.: Forse crea qualche problema il fatto che mi piacciano i saggi sull'archeologia mesopotamica, i congiuntivi e il post-punk... quindi mi trovo ad uscire con sociopatici, autistici o con dannati&squattrinati (non sempre belli, fra l'altro).


I.S.: Per la miseria! Allora forse noialtre siamo salve!

L.: Questo è quello che TU credi...

I.S.: Cara Lisa, siamo ormai agli sgoccioli della nostra intervista ma io ho ancora un'ultima domanda: hai mai pensato che, forse, tra te e Giacomo Maria potrebbe nascere qualcosa di più? Ho sentito che qualcuno mormora...

L.: La domanda giusta al momento giusto! Proprio stanotte ho fatto un sogno erotico su Giacomo Maria!


I.S.: E....?


L.: Era impotente. Abbiamo finito?


I.S.: sì, l'intervista è finita. Comunque la minigonna con gli anfibi che hai stamattina fa molto pulp fiction, potrei scriverci un articolo fashion!!!


L.: Così spero che cambierai maglietta.



mercoledì 21 marzo 2012

i veri cartoni diseducativi

Per fortuna mia madre era una donna saggia e mi vietava categoricamente di guardare Heidi, cartone che insegna la paziente sopportazione delle avversità della vita. Allo stesso modo non potevo guardare Sara lovely Sara, che narrava di una ragazzina rinchiusa nella soffitta di un orfanatrofio e avversata da tutti: le avevano anche rubato la bambola, l'unica amica che aveva; così la povera Sara s'era messa a parlare coi topi e a farseli amici, e i gestori del collegio, scopertolo e presi dall'odio, avevano disinfestato la mansarda: la povera Sara si trovava nuovamente sola.
Ma in tutti questi cartoni, il messaggio c'è, non temete.... ed è: c'è speranza per tutti!
Sara lovely Sara scopre, infatti, alla fine dell'ultima puntata e dopo avversità tali che mancava solo la tortura, di essere figlia di un ricchissimo signore, che l'aveva cercata per tanti anni.
A prescindere dal fatto che lanciare un messaggio in un cartone animato è una cosa impegnativa, se oltretutto questo messaggio è: "sopporta pazientemente i tuoi aguzzini, prendi in mano i topi e parlaci, non tentare di cambiare nulla nella tua vita e prima o poi andrà tutto a posto" allora forse, dico forse, o chi ha scritto 'sta roba non ha capito niente della vita, o per lo meno non l'avrà insegnato ai suoi figli.

Ovviamente, da piccola, non capivo perché mi vietassero la visione di quei cartoni...
Oggi lo so: non sono educativi... provate a pensare a come sarei se fossi cresciuta con questi tarli!

A mia volta, settimane fa, ho vietato la visione di Heidi alla mia cuginetta più piccola, dopo la seguente scena:

"Carlotta, amore, cosa stai guardando?"
"Guardo Heidi... vuoi vederla con me?"
Mi siedo sul divano e assisto ai seguenti tre minuti d'orrore: è inverno e nevica. Heidi si reca da una nonnina che abita in una capanna di un metro per due e sta su una sedia a rotelle.
"Nonnina, nonnina!" le strilla la bimba, con un sorriso dagli occhi sbrilluccicosi "vieni fuori a fare un pupazzo di neve con me!!!"
"Cuore mio..." le bisbiglia la nonnina con sguardo perso nel vuoto, "nonnina è in sedia a rotelle e non può fare i pupazzi di neve!"
"Oh nonnina, ma ne hai mai fatti?"
"No piccolina: nonnina è in sedia a rotelle da tutta la vita..."
Il sorriso di Heidi si fa evidentemente triste.
"Oh ma nonnina mia, almeno vieni alla finestra a vedere che bella nevicata!"
"Cucciolo mio, nonnina è cieca!"

Eccheccazzo!
"Carlotta, cambia subito canale!"

Ringrazio mia madre per avermi vietato Heidi: grazie a questo accorgimento, non sono una che si impietosisce facilmente, non sopporto le avversità con rassegnazione ma le affronto tirando fuori le palle e so che, nella realtà, Heidi va a trovare nonnina ogni domenica, nonnina non le fa pesare di essere su una sedia a rotelle ed è felicissima di vederla.

*Ringrazio Giulia per l'aneddoto e anche Chica per il premio, ma 7 cose da dire su di me sono troppe.... se qualcuno dei miei ex scopre questo blog io sono finita!* ;)

lunedì 19 marzo 2012

non è tutto oro quello che luccica (ma ci piace lo stesso)

Qualcuno, forse, l'avrà già capito: sono un segno d'aria, quindi perpetuamente bisognosa di stimoli.
Sicché, armata di pinza, anellini di metallo e una considerevole dose di paillettes, fil di ferro e catenelle, ho scoperto il mio nuovo hobby primaverile. 

Neanche a dirlo, le amiche sono estasiate... e iniziano ad arrivare ordinazioni!

Ecco qui un girocollo, con chiusura a calamita (non so voi, ma odio litigare coi moschettoni!) per un'amica amante del bon ton e dei tutù stile sigla di Sex and the city.




Braccialetto per la collega amante del fucsia, stavolta con moschettone: data la pantagruelica quantità di braccialetti che porta, ho dovuto avvisarla che si sarebbe trovata un groviglio attorno alla calamita...


Altro girocollo con chiusura a calamita... questo l'ho fatto per me, luccicoso quanto basta senza perdere l'anima dark.


Avete un paio di orecchini a lobo ma amate i pendenti, quindi non li portate quasi mai? Ecco un modo per farli diventare multiuso: basta attaccare una catenella sul retro, facendola scorrere nell'ago dell'orecchino, e attaccare alla catenella un grappolo di perline. All'occorrenza, la catenella può essere tolta e l'orecchino ridiventa a lobo ;)
Con questo sistema, finalmente ho sempre con me i rubini a lobo regalati da una persona speciale...


Idem... il sole che vedete era un orecchino a lobo a cui la buona Fra cercava un'alternativa. Pioggia di perline anche per lei.


E... perché no? Un braccialetto estivo: visto che il sole farà capolino sempre più spesso, ho pensato di intercettarlo con un miriade di cristalli colorati, alternati a perle smaltate.


Come dimenticare il modo in cui tutto questo è iniziato?
Ecco il braccialetto colpevole di tutto: doveva solamente servire, senza impegno, a reggere tre ciondoli a cui sono molto legata ma che non posso, naturalmente, portare contemporaneamente.
Il resto è storia...




Lo sfondo che vedete dietro queste ultime fotografie, neanche a dirlo, è la mia scrivania dello studio ;)
Ma tanto il dottor M. T., con cui adesso inizieremo una partita a scala 40, non ha mai avuto da ridire nel vedermi cazzeggiare.
Su richiesta si fanno oggettini (il costo medio di produzione è intorno ai 10 euro, mi basta il rimborso spese perché tanto mi ci diverto!): mail nel menù a destra e chissà che un giorno, nonostante la crisi economica, non riesca a sbarcare il lunario vendendo perline su ebay... che tanto noi donne, si sa, a tutto possiamo rinunciare ma non a quello che luccica! ;)

giovedì 8 marzo 2012

Vendetta, tremenda vendetta: l'orsacchiotto.

Certi uomini non dovrebbero riprodursi.
Tra questi c'è il mio capo.
State a sentire.

Il mio capo ha un figlio, che ovviamente lavora con noi. Si chiama Giacomo Maria, ha 25 anni ed è uno stronzo.
A dire la verità, è anche nevrotico e perennemente affetto da malattie immaginarie.

Sono venuta a sapere che aveva un coinquilino con la fidanzata che, ogni tanto, passava a trovarlo.
Conoscendo Giacomo Maria, sono più che certa che il coinquilino e la morosa non facessero a letto numeri circensi corredati da urla fotoniche, ma a lui dava fastidio che la fidanzata passasse a trovarlo; sennonché, un giorno, il coinquilino parte per un convegno fuori città e Giacomo Maria, nell'ordine:
- gli mette tutte le sue robe in valigie e scatoloni
- si fa un viaggio di 130 km per portarle a casa della madre del coinquilino
- cambia la serratura

Inutile dire che il coinquilino tornava a casa la sera, ignaro di tutto, e trovandosi chiuso fuori, nonché scoprendo quanto Giacomo Maria aveva architettato, non gli ha più rivolto la parola.

Altro aneddoto, purtroppo, riguarda la povera Lisa: la povera Lisa un giorno si vede avvicinare da Giacomo Maria.
"Puoi compilarmi questi moduli per mio padre?"
"Certo"
Guardo: ma che cazzo ne so io dell'IBAN di tuo padre?
"Giacomo Maria, qual è l'IBAN di tuo padre?"
"Eh guarda, devi chiederlo alla segretaria dello studio dell'altra città, io ho da fare"
Chiamo la segretaria, la quale mi dice di portarle i moduli la mattina successiva. Quindi, come ogni persona razionale, vado a casa portandomi i moduli.

Sono le 20:00. Mi squilla il cellulare. E' Giacomo Maria.
"Lisa dove diavolo hai portato le carte che ti ho dato?"
"Mi ha detto la segretaria di portarle a lei"
"Riportamele subito indietro, sei pazza a girare con i moduli di mio padre chissà dove?!"
"Ma mi hai detto tu di chiamare lei, e poi mica ci sono i dati di tuo padre: i moduli sono in bianco!"

Niente da fare. Avevo appena tolto le scarpe e sono dovuta tornare in studio a riportargli i moduli.
Ovviamente avevo un ghigno malefico in faccia e da quella sera non l'ho più salutato.

Dovete sapere che, tra le altre cose, Giacomo Maria è anche proprietario di un orsacchiotto di peluche, munito di alucce e mutandoni scozzesi, che tiene sul suo tavolo.
Così, alla terza carognata del suddetto, ho pensato "e perché non dare un segnale forte?"

Il mattino dopo, Giacomo Maria trovava il suo orsacchiotto impiccato alla lampada con una corda nera.


Da quel giorno, sia lui che l'orsacchiotto sparivano dallo studio, e non li si vede ormai da dieci giorni.
Non sarà stata la proverbiale testa di cavallo nel letto de "Il Padrino", ma diciamo che ha fatto il suo effetto.

quelle donne della Cotton

Per qualche riga farò finta di essere seria. Chi non avesse voglia di starmi a sentire, può saltare a riga 10 (che, a causa del layout di scrittura dei post, sarà diversa da quella di lettura).

La leggenda vuole che la festa della donna commemori l'incendio della fabbrica Cotton, avvenuto l'8 marzo  1908 a New York: durante l'evento persero la vita 130 donne.
Si trattò, secondo alcuni, non di un incidente ma di una vera e propria rivolta, messa in atto dalle lavoratrici, che diedero fuoco alla fabbrica per protesta: il tutto, però, sarebbe finito nel tragico incidente.

In realtà, l'8 marzo è una giornata festeggiata per la prima volta nel 1909 negli Stati Uniti, ad opera dei movimenti femministi dell'epoca. In Italia, la si festeggia "soltanto" a partire dagli anni '20.
Il fiore-simbolo di questo giorno, invece, deriva dal fatto che la Carta della Donna, stilata a Londra nel 1946 e in seguito inviata all’O.N.U., aveva come simbolo una mimosa.

****** RIGA 10 ******

Oggi, sono molte le donne che non festeggiano il giorno a loro dedicato, sbandierando il fatto che "la festa della donna dovrebbe essere tutti i giorni". Tra queste, i gommoni della Parietti hanno dato molto fiato alle sue idee anticonformiste: talmente tanto fiato che le si è sgonfiato il resto della faccia.

Altre scelgono di aderire al trend in voga da diversi anni, cioè lo spogliarello di qualche manzo gay in stile "guardare ma non toccare" o il balletto con pacco sorpresa di qualche tamarro arancione, cioè il noto colore di tendenza di questa stagione, che il tamarro lampadato decide di portare sulla pelle per tutto l'anno.
Un consiglio per il vostro spogliarello-party: indite il gioco di società "smutanda il tamarro", che consiste nel tirare più forte possibile la stringa del perizoma, verso l'alto. Più forte è l'urlo, più accumulate punti.

Per la sottoscritta, l'8 marzo 2012 sarà un'occasione perfetta per una serata con le amiche... con TUTTE le amiche.
Quindi, via libera a tutti quei pub (come quello della mia amica Giulia) che offrono shots a tema, buffet e cocktail gratis.
I morosi e i trombamici saranno, ovviamente, abbandonati a loro stessi tra pile di calzini puzzolenti, bottiglie di birra, partite di calcio, di rugby, gare di lancio col giavellotto (tutte, rigorosamente, in tivù, ovvio!) e gare di rutto libero: lasciamo che si diano una sfogata, mentre noi saremo tassativamente impegnate a flirtare col barista, possibilmente tutte insieme contemporaneamente.

Buon 8 marzo a tutte!

martedì 6 marzo 2012

bimbeputtane - tendenze primaverili

E' quasi arrivata la primavera, e la mia estetista ha deciso di festeggiare l'evento dipingendomi le unghie dei piedi di un color azzurro puffo, che lascerà i piedi suddetti il più in fretta possibile perché li fa sembrare quelli di un morto affogato sul tavolo dell'autopsia di C.S.I.

E' quasi primavera e un post sulle tendenze primaverili non poteva mancare. Ma, come ogni anno, ci vuole un avvertimento: se seguiamo la moda religiosamente, non ci scoperà più nessuno; come quando andavano di moda le ballerine con gli skinny, che se non pesi 20 kg sembri una foca scappata dal polo nord. O come quando lo stile impero era un must e sembravamo un branco di quindicenni incoscienti che lottavano per nascondere la gravidanza ai genitori.

La moda quest'anno ci vuole un po' bimbeputtane, ma con classe.
E facendo un giro a negozi, felicissima della nuova moda, ho pensato: era ora!
Ma poi, dopo anni di vita alta stile impero, maglie a pipistrello e vestiti a sacchetto, io e le amiche abbiamo guardato quella zona del corpo che avevamo nascosto così bene, e che ora era lì: la pancetta.
Non puoi mettere la canottierina di pizzo e gli shorts senza avere gli addominali scolpiti.
Questa, pare, è la nuova tendenza: come se non avessimo già abbastanza problemi con quelli che ci rimorchiano per strada anche se abbiamo le ballerine e i vestiti a sacchetto, Zara e H&M hanno deciso di sventolarci in faccia degli adorabili shorts di pizzo a prezzi stracciati, minigonne di merletto trasparenti, il tutto contornato da giacche modello Chanel da favola, che dovrebbero dare un tocco di classe al fatto che siamo nude e abbiamo lo smalto verde.

Quest'anno, quindi, la prova costume sarà durissima e dovrò mangiare quintali di cereali, sashimi e the verde cinese del cazzo.

Anche nella moda primaverile, però, attenzione alle mostruosità: "nelle sfilate, l'arancione la fa da padrone", leggo su qualunque rivista di moda.
Non so voi, io quel colore lo concepisco solo sui sacchetti di Hermes, altrimenti non lo metterei nemmeno per andare in gita in mountain bike.

Le scarpe parigine, in compenso, continueranno ad accompagnarci, insieme alle giacche modello Chanel e alle borse a mano, per una moda che ci vuole metà Grace Kelly e metà ragazzina scollacciata.
Per la gioia di tutti, uomini e donne.
Se solo smettesse di piovere.