martedì 26 novembre 2013

007, missione corna

Eeeeehhh.
Ebbene sì.

Niente riparazione alla cyborgsirena.
Funziona benissimo.

Dunque, ecco il resoconto promesso.
Arrivo sotto il portone dello studio di colui che ormai abbiamo definito "IlDioDelSettore" (vedi post precedente) e che ha promesso mirabolanti prospettive lavorative.
Vediamo in che settore.
Suono il campanello.
Nessuno mi chiede chi è, il portone si apre.
Come nei film horror.

Imperturbabile, salgo lo scalone affrescato (una volta) e mai restaurato.
Sento una porta sbattere ed esce IDioDelSettore, che si mette la giacca in corsa.
"Ciao Lisa, che piacere vederti!"
"Buonasera!" (col cazzo che ti do del tu, furbacchione)

"Mi dai ancora del lei?" sorride
"Scusi, mi è scappato".
"Mh. Va bene. Andiamo a prendere un aperitivo? Dopo casomai ti faccio salire in studio, se vuoi"
"Va bene..."

Ecco, basterebbe già questo per capire, immagino.
Ma andiamo avanti e vediamo come procede la serata con ZeroZeroSette, missione CornaAllaMoglie.

"E così, ho visto dal tuo curriculum che convivi..."
Te l'ho mandato apposta...
"Sì, in effetti sì... lui è splendido, mi dà anche una grande mano in casa e cucina benissimo"
"Sai, se non fossi sposato ti chiederei di conoscerlo, quest'uomo!"
"Perché, le serve una colf?"
"No, perché ti ha portata via"
Guardo la fede al dito, insistentemente.
"Che carino... perché, avevi dei piani per il nostro futuro?"
"Beh... no... non lo so... una specie."
"Capisco."

Dopo un'oretta di chiacchiere e risate, ci dirigiamo verso lo studio.
Inutile dire che non mi ha fatta salire.
Inutile dire che non ha offerto le promesse prospettive di lavoro.
Inutile dire che non l'ho più sentito.

mercoledì 20 novembre 2013

incidenti diplomatici - accorciare le distanze?

Tutti ben sappiamo quanto sia difficile accapparrarsi un buon posto di lavoro, oggi.
La flessibilità lavorativa impone un'eterna gavetta, in cui sgomiti e fai straordinari per avere due dita in un occhio e, quando finalmente iniziavi ad ambientarti, devi cambiare lavoro, spesso anche settore, e ricominciare a sgomitare per due dita in un occhio.
Alla fine, mi sono messa in proprio.
Faccio la fame come prima, ma almeno lavoro meno ore. Non ho abbandonato, comunque, l'idea di trovare il mio ambiente lavorativo ideale. Partecipo attivamente a corsi di formazione e invio curriculum e lettere di presentazione con la velocità di uno pterodattilo.

E a un corso di formazione, mi trovo a parlare con il dio del settore in cui vorrei lavorare.
Teneva alcune lezioni e sgambettava a due centimetri dai nostri nasi: alla prima lezione, chiede ad alcuni del corso di leggere i propri elaborati.
La terza malcapitata sono io e, sorridendo, mi dice "perfetto".
Invio qualche elaborato da casa, come richiesto, e la risposta è sempre: perfetto.

Ci troviamo, quindi, a parlare alla fine delle lezioni delle materie del corso e delle più recenti opinioni sul punto.
Tutto in modo molto professionale e, a tratti, paterno. E' interessato alla mia esperienza lavorativa, sembra partecipe anche quando gli racconto delle attuali difficoltà e si offre di aiutarmi a trovare un buon posto di lavoro, perché "così è sprecata".

Al termine del corso, dopo una mia brutta influenza, mi prende la mano fra le mani e, continuando a stringerla, dice: "Lisa, non voglio fare pronostici sul tuo futuro lavorativo, ma volevo dirti che hai tutte le carte in regola per riuscire". Ci scambiamo i numeri di telefono, altre due chiacchiere e poi mi saluta dicendo "Vada, altrimenti la faccio ammalare di nuovo, con questo vento."

Bene.
Passa qualche giorno e gli invio l'ultimo elaborato del corso, corredato da e-mail formale, alla quale risponde che "il Lei possiamo anche lasciarlo da parte, fra colleghi" e che sarebbe un peccato interrompere la nostra conoscenza. Se passo vicino al suo studio, mi chiede di chiamarlo senza indugio, anche solo per un caffé.

Ora.
Forse sono maliziosa.
Forse lui è una persona particolarmente calorosa.

Sta di fatto che NON siamo colleghi: lui è dio, mentre io non ho nemmeno l'abilitazione alla professione, che spero di conseguire quest'anno.
Ogni dubbio appare legittimo: bisogna far capire al soggetto che sono lusingata e che mi fa tantomaveramentetanto piacere, ma che non si faccia strane idee.

Come cavarsi dagli impicci in questi casi?
Ho letto da qualche parte che è molto scortese rifiutare il "tu", ma che è sempre meglio trovare un modo, se si è giovani e carine, per evitare di accorciare le distanze e dar luogo ad avances.

Spero che la mia diplomatica risposta sia utile anche ad altre: lo ringrazio per la bella e-mail e dico che certamente non mi dà fastidio che mi dia del tu ma che mi perdoni se, per abitudine e per rispetto, mi scapperà ancora del lei. Comunico che sarò nei pressi del suo studio, per motivi di lavoro, il tal pomeriggio ma che, se per precedenti impegni o poco preavviso non dovessimo incontrarci, mi capita spesso di passare di lì e non mancherà occasione.
Invio quindi il mio curriculum, se dovesse presentarsi qualche opportunità lavorativa.

Naturalmente, nel caso vada tutto liscio, aggiornerò nei commenti questo post, prevedendo la riparazione della cyborgsirena.
Se dovesse uscirmi qualche rispostaccia, avremo un nuovo, divertente post.