lunedì 28 novembre 2011

fughe - 4 - il berretto da baseball

Il tizio in questione si chiama G.
Sfigato, servizievole, silenzioso.
Un metro e novanta di uomo.
Dentoni.
Occhiali.
Capelli a scodella.
Voce cantilenante, passo incerto.
Che ad avere delle donne vicino si comporta come se non gli sembri neanche vero.

Tra una chiacchiera e l'altra mi chiede se ho mai sognato il principe azzurro.
La butto in ridere, dicendo che quello di Biancaneve è un uomo inutile che arriva solo quando lei è già morta, il principe Filippo è un drogato che canta coi gufi; quello di Cenerentola è feticista per i piedi; l'unico decente è Aladdin, ma lui mi risponde che non era un principe: era uno spiantato che dormiva su un tappeto persiano.
Mi salvo in corner e dico: "Bene, scelgo Aragorn".

A questo punto credevo di essermi spiegata, sottintendendo: "e tra te e il re dei raminghi del nord c'è un abisso..."

Invece forse lui crede che io non abbia capito: mi chiede dove si mangia della buona carne e mi sorride.
Chissà perché io pensavo che fosse asessuato... "forse no", mi dico.
Gli consiglio un posto ma mi dice di non capire dov'è.
"Ti stampo una cartina da google."
A questo punto ha capito.

Usciamo dal baretto e le mie intuizioni su quanto il tipo in questione fosse sfigato diventano realtà: si mette un berretto da baseball.

Ecco, questo è quello che intendevo nel post precedente con: "poverino, è simpatico..."

Buona settimana!

domenica 13 novembre 2011

casi clinici - 6 - è il karma o perdo colpi?

Adocchiavo questo giovane virgulto  al computer con uno strano interesse.
Sembrava un diciottenne con addosso il vestito della domenica: il naif, in rari casi, può decisamente essere gradevole. Mentre penso a tutto ciò mi avvicino con la scusa di chiedergli qualcosa.

Credo ci metta almeno 10 secondi a prendere atto della mia presenza.
Alza la testa, mi fissa. Alzo un sopracciglio, lo fisso.
Avvicina una mano all'orecchio dicendo:
"Scusa, ho i tappi per le orecchie, mi dà fastidio essere disturbato."
"..."
"Volevi chiedermi qualcosa?"
"Ho un problemino, pensavo che magari potevi darmi una mano" sorrido.
"Non sono una segretaria"
Rimette i tappi.
"Tu non sei mica a posto."
Toglie i tappi.
"Cosa, scusa?"
"Ho detto: tu non sei mica a posto."

Porto la mia gonna fuori dalle scatole nel più breve tempo possibile.
Non c'è più religione... sto perdendo colpi o è il karma delle mie rispostacce?

sabato 5 novembre 2011

riepilogo dei sogni femminili

Nonostante - come spiegavo nel post precedente - la mia vita sessuale al momento sia degna di una sessantenne con reggiseno con rotelle annesso, noi tutti sappiamo che la vecchiaia porta con sè la saggezza. Ecco dunque un riepilogo evoluzionistico dei sogni e delle consapevolezze femminili del nuovo millennio, alla luce delle favole che abbiamo amato.

 Cenerentola
In principio credevamo tutte nella scarpetta di cristallo e nel principe azzurro. Credevamo che la Fata Smemorina avrebbe trasformato le nostre giacche di Zara in cappottini di Dolce & Gabbana.
Poi abbiamo compreso che normalmente il principe azzurro te lo sogni, e ti ritrovi di fianco al Gran Ciambellano con l'alitosi, che pure se ti regala le scarpette ha un gusto in fatto di moda che sfida qualunque collasso di Versace causa Donatella. Stanche di cambiare i regali, passammo così alla prima evoluzione: mollare il Ciambellano e comprare le scarpe con le amiche.

 La Bella e la Bestia, ovvero il sogno di riserva
Credemmo poi di trasformare la Bestia terribile in un principe, con la sola forza dell'amore. Dal Ciambellano aprimmo così le porte all'uomo pessimo che credevamo sotto incantesimo, scoprendo troppo presto che dietro la maschera della Bestia si celava, in effetti, una Bestia mammona che con tutto l'amore del mondo, mancando l'incantesimo da spezzare, non sarebbe cambiata. Qualcuna, forse, ci ha pure convissuto, pensando "bisogna essere realiste", e passando il suo tempo a dialogare con brocche e candelieri. Qualcun'altra, come la sottoscritta, è passata alla seconda evoluzione e l'ha mollato per un uomo sposato con cui il sesso è favoloso, pensando: "almeno mi diverto".

  Aladdin- la sbandata
Chi non si è sentita rapita, infatti, a un certo punto, dal bello & dannato nonché perennemente squattrinato ladruncolo? Decisamente la terza favola è una delle mie preferite: io, te, un tappeto che immaginiamo volante e la caverna delle meraviglie - che solitamente è un praticello in cui compiere atti osceni in luogo pubblico. Non fosse che il genio della lampada dopo tre desideri scompare e ti ritrovi a dormire su un tappeto e litigare per le bollette.
Passi così alla terza evoluzione: alle favole non ci credi più. Ti intrattieni con le amiche, e se ti parlano della vita felice nel castello fatato sei pronta a concedere al massimo un week end in agriturismo. E' la fase del realismo.

 La principessa sul pisello - la cyborgfemmina
Questa la conoscono in poche, ma tutte dovrebbero: esisteva uno scapolone d'oro in cerca di moglie, che se le faceva tutte in attesa che qualcuna non gliela desse vinta alla prima notte. Se la ragazza si fosse lamentata del pisello nascosto sotto il materasso, avrebbe guadagnato lo scapolone.
Morale: è proprio quando sei disillusa, cinica, acida, irremovibile nella tua singletudine, che ti trovi in una notte di pioggia a bussare alla porta giusta. E più sarai stata in grado di coltivare il tuo dissenso nei confronti dei presunti principi precedenti, più sentirai il peso di quel pisello che ti impedisce il sonno, e sarai capace di rispondere a tono al principe.

L'ultima è la favola in cui ancora crediamo. Nel frattempo la principessa - ma questo le favole non lo dicono - s'intrattiene col trombamico, il compagno di sbronze e il panchina.

l'astinenza dei piani alti- il lancio dei lindor

Devo confessare che negli ultimi tempi non ho molto tempo di uscire con i dementi che frequento di solito a causa del nuovo lavoro, che mi vede impegnata 10 ore al giorno. Spero mi perdonerete, quindi, se parlo ancora del mio superflirt sul luogo di lavoro, ma della mia vita sessuale al momento rimane poco altro da circa un mese.

Se comunque qualcuno volesse offrirsi volontario per tenermi compagnia quando esco dallo studio, spero sia consapevole che, se dice o fa qualche cazzata, si ritroverà sotto l'etichetta "casi clinici": al momento non perdono.

Dopo la sfuriata-bluff di giovedì, il mio ex capo si è fatto perdonare per tutto il giorno, presentandomi così ai miei nuovi colleghi:
"Lei è Lisa, una scrittrice sociopatica e ovviamente incapace di svolgere il suo nuovo lavoro. E che spero sappia che non si è meritata la promozione: ne è consapevole, vero?"
"Ovviamente."
"E concorda?"
"Naturalmente."
Supersorriso, mentre la segretaria ride come una matta guardando le nostre scenette che, da oggi, diventeranno quotidiane.
"Accompagnatela nei bassifondi, nel suo nuovo studio. Preferisce stare con molte persone o con poche persone?"
"Con poche persone."
"Benissimo: mettetela in isolamento..."
"Ma... capo, avrà bisogno di essere affiancata per ora..." interviene la segretaria.
Tanto disse la segretaria, che alla fine l'uomo dovette - malvolentieri - cedere.

Così mi trovo in uno studio di 20 mq e un mac di dimensioni abnormi, ai piani alti. Per ora insieme a una collega simpatica, che nel pomeriggio se l'è filata. Prossimamente avrò il mio studio personale.

Appena i colleghi se la filano per una riunione, il mio ex capo avanza nel corridoio: "siete andati tutti via?"
"No, ci sono io..." rispondo con un filo di voce.
Neanche a dirlo, in un nanosecondo è sulla porta del mio studio.
"Prenda!" mi dice sorridendo, e inizia a lanciarmi dei lindor. Presi al volo.
Si avvicina. La prima pratica è già finita, me ne mette altre due sul tavolo e me le spiega. E' contento come un bambino davanti ai pacchetti di Natale e azzarda anche uno sfioramento di mano.

In ogni caso, gli faccio capire che sono qui per lavorare e non per fare la stupida con lui: non sarà più il mio capo, ma se crede di fare solo il cretino non se ne fa nulla.
Scendo a fumare una sigaretta e, due ore dopo, me ne vado mentre riceve un cliente.

La prossima mossa è ancora ignota: vivo alla giornata.

giovedì 3 novembre 2011

Maschio alfa- nonché il bluffone

Beh, dunque.
Da oggi in avanti il maschio alfa merita una categoria a parte, poiché dopo avermi salvato la carriera con un colpo di genio da filantropo d.o.c. (non starò qui a raccontarvi i dettagli) e avermi fatta entrare nel suo entourage, oggi mi salta fuori con una scena inaudita.
Ecco dunque il racconto della sacra indignazione di Lisa.

Entro nello studio con delle carte da firmare per il mio nuovo impiego: non sono più una dipendente ma ho ancora bisogno della sua firma. Preavviso per rimediare i moduli: me l'ha detto il 1° novembre e dovevano essere pronti per stamattina.
"Ho solo un minuto eh, si spicci"
"Sì, ecco qua." dico estraendo i moduli.
"Cos'è sta roba?" mi chiede coi nervi a fior di pelle.
"I moduli che deve firmare, l'ultimo deve farmelo Lei su carta intestata"
sottotitolo: ti avevo detto di portarla.
"Ma cosa mi tira fuori?!" urla "io non voglio sapere niente di 'ste robe, è tutto nel mio pc nell'ufficio dell'altra città!"
"Io ho scaricato i moduli da internet..."
"Io non le firmo niente, si svegli fuori! Doveva andare nell'*altra città* e farsi fare le carte!"
"E come potevo saperlo?"
"Doveva supporlo!"
"Sa, penso sia decisamente meglio non supporre troppo!" rispondo secca. Sottotitolo: datti una calmata, bifolco.
"Scusi lei, ma non vorrà mica che le dica anche come vestirsi la mattina?!"
"Mmmbeh..." mormoro alzando un sopracciglio con un mezzo sorriso. Sottotitolo: volendo potrebbe essere divertente.
Maschio alfa si ammorbidisce.
Vedo che sotto sotto se la sta godendo: al pessimo bugiardo scappa un mezzo sorriso. Non mollo: non mi tratti così neanche per scherzare.
"Lei non ha mica idea di cosa sia il suo nuovo impiego.", continua con la pantomima "Non è mica più una mia dipendente, si deve arrangiare! Glielo farò capire in poche parole: dovrà correre. Ed essere anche contenta di farlo!"
Mi alzo in piedi e prendo il cappotto.
"Felicissima.", ho la faccia che è tutto un programma.
"Spero di essere stato chiaro" mi dice mentre faccio per uscire, onde evitare di schiaffeggiarlo.
"Cristallino" rispondo, coi fulmini che escono dagli occhi.
Mentre ancora urla da seduto, lo fisso in piedi con braccia incrociate e faccia strafottente. Sottotitolo: hai finito? Non attacca, testa di cazzo, non mi spaventi.
"E quella bocca strafottente cosa sarebbe...?" chiede con un mezzo sorriso.
Silenzio di tomba.
Faccio spallucce.
"Vado, ci vediamo domani nell'*altra città*" dico con tono piatto.
"Chiami tizio, Caio e Sempronio, le faranno loro le carte" ormai maschio alfa è morbido come il velluto e sorride sornione.

Eh no, caro, ti fotti lo stesso.
Esco dallo studio senza guardarlo in faccia, indignata come Audrey Hapburn. Abbottono il cappotto prestando attenzione alla piega della sciarpina. Lui nota e fa un mezzo sorriso che fingo di non vedere.
Fa per scendere le scale con me, come sempre.  
Neanche  morta. 
Me ne vado da sola, veloce e con passo da gendarme.
Quando esce sulla strada e mi guarda, sicuro che l'abbia visto, mi giro dall'altra parte in compagnia di un'amica che mi avverte:
"Sta passando, non ti girare".


Incontro poi il secondo pilota.
"Come sta signorina? Il capo ha detto che oggi l'avrebbe fatta piangere"
"Piangere?! Buona fortuna, ha proprio sbagliato donna!"

Vengo poi a sapere che il maschio alfa fa così con le nuove assunte ai piani alti: tenta di farle piangere. E' il suo hobby, e se una cede per lei è l'inferno.
Sono anche sicura che ci riproverà.

Credo che, stando così le cose, dovrò presentarmi con un righello nel taschino della giacca e, in caso ci riprovi, tirarlo fuori e dirgli, presentando le manine sulla scrivania: "Se vuole le lacrime le conviene provare col dolore fisico, altrimenti credo sia fatica sprecata..."
Tutti voi credo ormai abbiate capito che lo farò davvero.

Chiamo poi Tizio Caio e Sempronio nell'altra città, e scopro che lui ha già chiamato dicendo che vuole che lavori nei suoi stessi orari.

Ora, io mi chiedo: valeva la pena spezzare un idillio per assicurarsi che io abbia le palle? Non l'aveva mica capito?