giovedì 26 gennaio 2012

Mr. Big 5- il biglietto

Non posso, in ogni caso, lasciar correre troppo tempo prima di raccontarvi ancora di Mr. Big.
Eravamo arrivate a quello che definirei il "primo appuntamento".
Ne seguirono molti altri.
Così tanti - e così belli - che, per un bel pezzo, dimenticai il fatto che lui era sposato.

Non così tanto sposato, in realtà: molti uomini single avevano meno tempo di lui a disposizione. Ogni giorno, all'una, puntuale come un orologio, Davide era a casa mia.
Qualche volta non tornava al lavoro, il pomeriggio.
Qualche volta trovava il letto cosparso di petali di rosa.
Qualche altra il suo dolce preferito.
A volte si fermava a dormire, e la notte successiva usavo io il suo cuscino.

Spesso, lo ricordo ancora, telefonava di lunedì, dopo un week-end senza sentirci, e diceva "ho un lavoro di due giorni da fare a Verona/a Roma/a Firenze, ti va di venire con me?"
Allora mollavo i libri sulla scrivania, salivo in macchina senza troppo preavviso, buttando in borsa un baby-doll e qualche vestito, e in viaggio le mani si accarezzavano sul cambio.

I primi cinque mesi volarono via così. Il terzo anno di università non feci, in effetti, molti esami.
Ma non me ne importava: ero innamorata. E lui di me.

Mi insegnava, nel frattempo, alcune cose che rimangono nel mio bagaglio ancora oggi: a guardare lontano, nella vita, e far l'occhio lungo per cercare di capire dove ci porteranno le due strade di un bivio; a spostare lo sguardo in alto, quando si cammina per strada (in città è lì che tengono i fiori più belli); a saper riconoscere le persone dal loro passo; a interpretare i sogni.
E a portare pazienza.

Sì... tanta pazienza.

Un giorno, presa dall'entusiasmo, gli stavo accarezzando i capelli. Lui faceva il caffè.
"Hai mai pensato di lasciarla?"
"Certo che ci ho pensato."
"E...?"
"Bisognerà avere un po' di pazienza...sono sposato da così poco tempo e lei si aspettava una mano con la bambina..."

Per un bel pezzo non ne parlai più: quello che avevo mi bastava e d'altronde eravamo sempre insieme, con la differenza che non dovevo ascoltare i suoi problemi la sera quando tornava a casa, e non trovavo le sue mutande nel cesto della roba sporca.

Alcuni dicono che l'amante si prende la parte migliore.

Ma un giorno, quando scese da casa mia, trovò un biglietto della moglie sul tergicristallo della macchina.
"Lo sapevo", era scritto. "Complimenti."

Da quel giorno tutto cambiò.

7 commenti:

  1. scappa scappa scappa da quelli sposati/impegnati. scappa anche se sono lontani un miglio. questo è quello che dico sempre.

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  2. a distanza di anni, è quello che dico sempre anch'io ;)
    Ma non voglio anticipare niente.... e poi tutte ci sbattiamo la testa prima o poi, no?

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  3. Cambia tutto
    cambia di continuo.
    Danza mai sazia.
    Danza.

    Bella.

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  4. Complimenti?????

    oddio, non vedo l'ora che scrivi il seguito!

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  5. @walk: sui mutamenti si danza come al ritmo di un terremoto. Ma va bene così, davvero.

    @pamela: a molto presto :)

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