giovedì 4 aprile 2013

nessuno può mettere Baby in un angolo.

Posto questa lettera senza alcun commento da parte mia.
Ringrazio Baby per avermela inviata e un grosso augurio di buona fortuna, di tutto cuore.
Dopo avere letto la sua storia ed essermi commossa per la forza di questa donna, spero che questo blog possa essere un mezzo per aiutarla.

Cara Lisa,
seguo da qualche tempo il tuo blog, quando il tempo e i figli me lo permettono.
Non so se pubblichi anche storie non molto divertenti, ma questa è la mia storia e vorrei che fossi tu a raccontarla.
Mi chiamo Baby, ho 29 anni compiuti pochi giorni fa e sono mamma di due bellissimi bambini, per i quali ho lottato con tutte le mie forze.
Sono cresciuta in un quartiere che era anche zona di spaccio. Da piccola sognavo di scappare, di andarmene a vivere in una grande città e trovarmi un lavoro che avesse a che fare con l'arte. Cantavo, dipingevo, disegnavo vestiti.
Ho conosciuto mio marito che avevo appena compiuto 18 anni e ho perso la testa. Era bellissimo, mi trattava come una regina e progettavamo di andarcene a vivere a Napoli, magari vicino al mare. Mi è sempre piaciuta l'aria di Napoli, con quei suoi festoni fatti di biancheria stesa sui balconi, l'odore di panzerotti che ti assale all'improvviso da ogni baracchino e quel parlare chiassoso.
Ci siamo sposati quasi subito, anche se per farlo ho dovuto convertirmi all'Islam, perché mio marito era nato in Tunisia. Adoravo sentir cantare il Corano, e grazie a questo nuovo credo ho scoperto l'esistenza di molti saggi e veggenti tra i musulmani.
Dopo circa un anno è venuto il primo figlio ed ero al colmo della felicità. Dovevamo fare qualche sacrificio, ma mio marito con me era splendido e quando mi prendeva tra le braccia ogni turbamento sembrava sparire. Passarono altri due anni e arrivò anche il secondo figlio. Era ancora piccolo quando arrivò la polizia in casa. Ho scoperto così che mio marito era ricercato da tempo per spaccio.
Il poliziotto mi guardò e mi disse solo:
"Dimmi dov'è la droga, facciamo molto prima e non dovremo buttare per aria la casa"
"Agente", gli risposi guardandolo fisso negli occhi, "se cerca soldi, sono nel primo cassetto in camera. Ma di droga, in casa mia, le assicuro che non ne troverà".
Infatti non trovarono niente.
Lo portarono in Questura per accertamenti e fu rilasciato nel giro di un giorno.
Quella sera ci fu un litigio talmente violento che credevo che nemmeno un piatto sarebbe rimasto integro.

Pochi giorni dopo, rientrando a casa dal lavoro, non trovai più nessuno.
I miei bambini erano spariti insieme ai loro giocattoli, ai loro vestitini.
Sul tavolo, un biglietto.
"Porto i bambini in Tunisia. Non cercarmi."
Non ci fu verso di rintracciare mio marito per molte settimane.
Un giorno, infine, riuscii a parlare con sua madre, ma tutto quello che ottenni fu una serie di insulti e l'invito a non chiamare mai più. Sua sorella, poi, mi assicurò che i bambini erano al sicuro insieme al padre, ma non poteva dirmi dove.

Continuai, per un altro paio di settimane, a trascinarmi fra il lavoro e quella casa vuota.
I miei figli erano scomparsi chissà dove e tutto aveva perso di significato.
Finché, un giorno, sul posto di lavoro, una voce nella mia testa disse forte e chiaro: "nessuno può mettere Baby in un angolo!"
Mi accorsi solo pochi secondi dopo di averlo detto ad alta voce.
La mia collega mi guardò turbata.
In risposta, sbattei il grembiule sul bancone e dissi "vado a riprendermi i miei figli!"

Presi il primo aereo per la Tunisia, da sola. Sapevo dove vivevano i suoi, ma non potevo farmi vedere.
Prenotai una pensione poco distante e li tenni d'occhio per giorni, finché vidi uscire di casa i miei bambini... e il cuore mi sobbalzò nel petto.
Erano sporchi, vestiti male, giocavano nella terra.
Non potevano stare lì.
Andai all'ambasciata italiana, ma dissero che non potevano fare niente: la firma di una donna non poteva farli espatriare.
Rimasi in Tunisia circa un anno, e per sopravvivenza imparai l'arabo. Portavo il velo e conobbi alcune persone che mi stavano vicine e cercavano di aiutarmi. Fra queste, c'era anche un ragazzo del posto, che lavorava in un ristorante.
Mi spiegarono che per poter far tornare i miei figli in Italia avrei dovuto pagare qualcuno, che mi presentarono. Con il suo aiuto e quello dell'ambasciata, alla fine di quell'anno terribile di solitudine, ho portato a casa i miei bambini, che vivono con me da tre anni.

Non nuotiamo nell'oro ma posso assicurarti, Lisa, che siamo felici. Nei mesi in cui sembra che non riusciamo a trovare i soldi per la spesa, mio figlio più grande, che ha ormai nove anni, usa i risparmi della sua paghetta e dei regali di Natale per andare a fare la spesa da solo. Ho cercato di impedirglielo, ma mi ha guardata fissa negli occhi e mi ha detto: "Mamma, li avrei spesi per qualche capriccio. E' giusto che anch'io, che sono l'uomo di casa, faccia la mia parte".
Purtroppo, la crisi ha investito anche noi. Ora sono senza lavoro, mi è scaduto il contratto a termine. Ma in qualche modo faremo. Sono sicura che ce la faremo.

Cara Lisa, vengo adesso al motivo di questa mia lettera.
Lottare quando tutto sembra perduto è la più grande cosa che possiamo fare per noi stessi. A volte la vita ci porta via i nostri sogni, i nostri cari e anche la speranza.
Ma in quei momenti, una forza più grande è in grado di guidare i nostri passi e farci affrontare ogni sfida.
Se ripenso oggi a quell'anno passato in mezzo al deserto tunisino, mi dico che non sarei in grado di rifare quanto ho fatto, nemmeno se lo volessi.
Guardo i miei figli correre in giardino e ripenso al ragazzo del ristorante che mi ha aiutata a tornare a casa coi piccoli.
Forse, un giorno, lo troverò per le strade di questa città e mi dirà che è venuto per me.
Ma in questo momento ha poca importanza: siamo salvi.

Con affetto,
Baby

17 commenti:

  1. Non ci sono parole per commentare. E pensare che chissà quante altre storie simili ci sono, non tutte a lieto fine.
    E spero che tu, Baby, possa trovare al più presto un nuovo lavoro e un giorno rivedere quel ragazzo.

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    1. ...dalla mail successiva mi sa che l'ha già rivisto!!!
      Forse seguirà seconda puntata... O_O

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  2. Lisa! Sto vivendo il dolore. Più. Grande della mia vita, ho perso il mio papà. Da poco. Sto lentamente trovando la forza per andare avanti. Grazie! :) noi donne siamo una forza della natura. Da oggi un nuovo mantra: nessuno può mettere baby in un angolo :) grazie anche. Alla lettrice!

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    1. tesoro mio... non sai quanto mi dispiace.
      Non so cosa dire in questi casi perché ogni cosa sembra quella sbagliata. So solo che noi donne siamo una forza della natura.
      Tieni duro. <3

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  3. Ti leggo da un pò, ora mi viene da dire solo: "forza Baby", che siamo tutte un po' Baby e nessuno può metterci in un angolo...

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    1. io spero davvero che Baby non molli mai, nel deserto o in città...

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  4. Mi sono commossa... Forza Baby!!!

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    1. dillo a me che ho letto la mail coi lacrimoni... e dire che c'ho 30 anni!

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  5. arrivo qui un po' per caso un po' seguendo un filo, sei forte, io ti lovvo!!!

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  6. Una donna coi controcoglioni,passatemi il termine...forza baby io sono sicura che "Sotto questo cielo passera' qualcosa di speciale prima o poi"per te e i tuoi ometti...

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  7. W le donne. Meno male che siamo così forti .

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